OpenAI punta a Hollywood. Non è più un mistero.
Lo ha scritto qualche giorno fa Bloomberg, riportando i colloqui che il Ceo dell’azienda, Sam Altman, e il COO, Brad Lightcup, avrebbero avuto con registi, attori e “grandi nomi” dell’industria cinematografica.
L’intento di OpenAI è quello di piazzare Sora, la nuova IA capace di generare video a partire da una semplice testo, nella fabbrica dei sogni americana.
Hollywood e Sora, in fondo, hanno in comune la stessa propensione a trasformare in realtà anche l’idea più folle e complessa. Il punto è che Sora è molto più economica e veloce: non ha bisogno di set, di attori, di troupe e di montatori.
L’IA può fare tutto da sola. Certo, con qualche limite.
Per ora, per esempio, sappiamo che:
a) La durata massima dei video che si possono generare con Sora è di un minuto.
b) Per creare una clip di circa venti secondi, con una risoluzione bassa (720p), servono diversi minuti, come ha spiegato la CTO di OpenAI, Mira Murati, al Wall Street Journal
c) Sora crea immagini straordinarie che però non sono esenti da difetti. In particolare il modello sembra avere problemi con i movimenti degli arti: le gambe di chi cammina, spesso, si intersecano in modo innaturale; persone e animali all’improvviso si sdoppiano.
d) Il modello – per ora – non è in grado di associare audio alle scene generate.
Ma OpenAI, la startup di San Francisco che grazie a ChatGpt (e agli investimenti di Microsoft) ha raggiunto un valore di mercato di almeno 80 miliardi di dollari, preferisce sottolineare i pregi della sua intelligenza artificiale che genera video.
E per questo motivo ha chiesto a sette filmmaker di utilizzare Sora – che non è ancora aperta al pubblico – per dare vita alle loro idee e restituire all’azienda feedback utili a migliorare la nuova tecnologia.
Gli artisti coinvolti sono:
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Walter Woodman, Sidney Leeder, Patrick Cederberg – Membri di shy kids, un’azienda di produzione multimediale con sede a Toronto. Walter ha diretto il cortometraggio “Air Head”.
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Paul Trillo – Artista multidisciplinare, scrittore e regista.
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Nik Kleverov – Direttore Creativo e Co-Fondatore di Native Foreign, un’agenzia creativa candidata agli Emmy.
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August Kamp – Musicista, ricercatore, attivista creativo e artista multidisciplinare.
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Josephine Miller – Co-Fondatrice e Direttrice Creativa di Oraar Studio, specializzata in visual 3D, realtà aumentata e moda digitale.
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Don Allen Stevenson III – Artista digitale AR/XR, speaker e consulente.
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Alex Reben – Scultore/Artista e Artista Residente di OpenAI.
Il collettivo sy kids (formato dai primi tre artisti della lista) ha prodotto per esempio una clip di un minuto e venti secondi chiamata “Air Head” davvero impressionante, in cui un palloncino giallo fa da filo conduttore alla storia, prima sostituendosi alla testa delle persone e poi sorvolando eventi e paesaggi straordinari, dal gran premio di F1 a un gruppo di orche che nuota nel mare.
Le immagini di “Air Head”, se fossero state girate da persone in carne e ossa, con un’attrezzatura professionale, sarebbero costate probabilmente una fortuna. A shy kids invece è bastato fornire a Sora le idee necessarie a comporre la loro sceneggiatura.
Appare evidente che la clip di shy kids – come le altre sei condivise da OpenAI – sono il frutto di un montaggio professionale che ha messo insieme i video brevi generati dall’IA.
“Nonostante ci siano ancora molti miglioramenti da apportare a Sora, stiamo già intravedendo come questo modello possa aiutare i creativi a trasformare le idee in realtà” ha scritto OpenAI sul suo blog ufficiale.
Le prime “impressioni” dei filmmaker coinvolti sono state tutte positive. Anche troppo secondo Ed Newton-Rex, amministratore delegato della no-profit Fairly Trained che certifica i modelli di intelligenza artificiale addestrati su dati realmente pubblici o acquistati in licenza.
Newton-Rex ha definito l’operazione di OpenAI “artistwashing”. “È quello che accade – ha spiegato il Ceo di Fairly Trained – quando solleciti commenti positivi sulla tua IA generativa da un gruppo di creators, mentre addestri tale IA sul lavoro delle persone senza permesso o senza pagarle”.
Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le cause che hanno investito OpenAI riguardo il diritto d’autore. L’azienda è stata accusata di aver allenato la sua IA su determinati contenuti senza aver chiesto il permesso. Il New York Times ha preso di punta ChatGpt. Ma nel mirino presto potrebbe finire Sora.
Recentemente il Wall Street Journal ha intervistato Mira Murati, la Chief Technology Officer di OpenAI, vale a dire la responsabile della strategia tecnologica dell’azienda. Quando la reporter Joanna Stern le ha chiesto da dove venissero i dati su cui è stata addestrata Sora, Murati si è chiusa a riccio: “Abbiamo usato dati pubblici e concessi in licenza”. “E quindi anche video da YouTube, da Facebook o Instagram?” ha incalzato la giornalista. “Non ne sono certa” ha risposto la top manager.
In realtà Murati ha poi detto al Wsj che OpenAI ha un accordo con Shutterstock, una grande banca dati che contiene immagini e video.
Intanto gli artisti che hanno provato Sora si dicono entusiasti. “Sora è bravissima a creare scene realistiche, ma ciò che ci entusiasma è la sua capacità di realizzare idee totalmente surreali” ha detto il collettivo shy kids.
Il regista Paul Trillo, che con la tecnologia di OpenAI ha dato vita a un ballerino freestyler fatto di spazzatura, ha detto che “lavorare con Sora è una liberazione. Niente limiti di tempo, budget o permessi: posso sperimentare con idee audaci e innovative. È proprio spingendosi oltre il già visto e realizzando l’impossibile che Sora dà il meglio di sé”.
L’iniziativa di OpenAI non è solo lo “spot” di una tecnologia, un modo furbo per accreditare Sora presso la community dei creativi.
È una dimostrazione di forza.
L’azienda di San Francisco sta lanciando un messaggio proprio all’industria cinematografica che sta corteggiando. Questo è ciò di cui è capace l’IA. “A voi la scelta: con noi o contro di noi“.
Fonte : Repubblica