“In sede politica, dopo la decisione del Gup, per rispetto del governo e del mio partito, farò una seria e cosciente valutazione di questa vicenda che è comunque antecedente alla mia nomina a ministro. Sono peraltro convinta che anche questa volta il giudizio dei giudici andrà contro il desiderio dei miei avversari politici”. Con queste parole, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha di fatto confermato le voci che la danno in uscita dal governo. Potrebbe essere lei la prima a dover abbandonare anzitempo il consiglio dei ministri e a non veder rinnovata la fiducia della premier Giorgia Meloni.
La presidente del Consiglio avrebbe visionato personalmente i dossier sulle inchieste a carico dell’esponente di Fratelli d’Italia, che nel partito nessuno difende più se non in qualche retroscena in cui viene tassativamente vietato di far nomi. “Sono sorpresa delle contestazioni per le quali risulto indagata – ha spiegato Santanchè – contestazioni che ho appreso con la notifica dell’avviso di chiusura delle indagini nel procedimento a mio carico, in quanto ritengo acquisita agli atti la mia estraneità a ogni decisione societaria relativa alle modalità della messa in cassa integrazione di alcuni dipendenti. Lunedì i miei avvocati chiederanno copia degli atti per poter valutare una memoria difensiva e la eventuale mia richiesta di essere sentita. Continuo ad avere fiducia nella giustizia e confido che la vicenda possa concludersi per me positivamente già con l’archiviazione da parte del Pm o, se ciò non si verificasse, con il giudizio del Gup che, nell’udienza preliminare, decide sulle ragioni dell’accusa e della difesa. Per la nostra Costituzione fino all’esito definitivo dei tre gradi di giudizio nessuno può essere considerato colpevole”.
La “difesa d’ufficio” di Francesco Lollobrigida
Le opposizioni, ormai da mesi, chiedono le dimissioni della ministra, su cui – almeno fino a oggi – l’esecutivo aveva fatto quadrato, pur senza mostrare grande entusiasmo. E non mostra entusiasmo neanche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della “Sovranità Alimentare”, che si esibisce in una morbida difesa d’ufficio: “Le opposizioni – spiega – sono legittimate a chiedere quello che vogliono come fanno dall’inizio di questo governo. Hanno cominciato a chiedere dimissioni a tutti, dopodiché io la vicenda della collega Santanchè non la conosco nei dettagli. Ci saranno valutazioni che saranno fatte anche vedendo i contenuti delle carte, aspettiamo. Insomma, da un esponente di uno schieramento politico che da decenni grida alle “toghe rosse” e alle “inchieste a orologeria” ogni volta che un politico amico viene indagato, ci si sarebbe aspettati ben altre parole.
Santanchè è un problema soprattutto in vista delle elezioni europee, perché un suo più che probabile rinvio a giudizio diventerebbe per forza di cose un forte argomento di propaganda per i partiti di opposizione. E non è un caso che anche il cognato della premier ponga come “colonne d’Ercole” quel passaggio. “Mi sembra – ha detto Lollobrigida – che la collega abbia già chiarito che, se eventualmente arrivasse un rinvio a giudizio, ne prenderebbe atto e agirebbe conseguentemente. Quindi, si tratta di aspettare quel tipo di passaggio”.
Conte: “Cosa aspetta Meloni a chiamare Santanchè?”
Chi già vorrebbe le dimissioni della ministra del Turismo è il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte: La ministra Santanchè – tuona dall’assemblea del M5S Lombardia – conosce la posizione dall’inizio, conosce la situazione e ha mentito al Parlamento. Questo chiariamolo perché ha addirittura taciuto quelli che erano i reali incarichi nell’ambito nelle varie società e come concretamente ha svolto, diretto, coordinato e amministrato le stesse. Cose che, tra l’altro, erano già venute fuori dalle dichiarazioni dei dipendenti. Cosa aspetta Giorgia Meloni? Chiami la Santanchè e si faccia dare le carte, si assuma la responsabilità politica. Oggi si concretizza l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’Inps: Meloni era quella che durante il Covid ci attaccava in tutti modi per qualsiasi attività che facevamo per proteggere il Paese; ora, però, di fronte a una ministra e all’ipotesi di truffa aggravata sta zitta”.
Fratoianni (Avs): “Con ministri accusati di reati gravi, il governo pensa al comune di Bari”
La vicenda giudiziaria che coinvolge la ministra entra anche nel violento dibattito in corso sui fatti i Bari, dove il governo sarebbe tentato di sciogliere il consiglio comunale: “Di fronte ad un governo in cui ci sono ministri accusati di reati gravi, in cui sono stati sottosegretari accusati di reati molto gravi, che cosa fa il governo Meloni? Se la prende con il comune di Bari e con il suo sindaco, nomina una commissione d’accesso per sciogliere quell’amministrazione che ha governato molto bene e che la stessa magistratura ha riconosciuto attiva nella lotta contro i clan”. Lo ha detto il deputato dell’Alleanza Veerdi Sinistra, Nicola Fratoianni, poi lanciato la stoccata: “È veramente un mondo alla rovescia, da questa destra ci vorrebbe un po’ più di decenza”.
Renzi: “Perché Santanchè sì e Delmastro no?
Paradossalmente (ma neanche troppo…), a difendere la ministra con maggior convinzione è l’ex premier e leader di Italia Viva, Matteo Renzi: “Leggo che la ministra Santanchè potrebbe dimettersi se rinviata a giudizio. La mia opinione politica su Daniela Santanchè come su molti ministri del Governo Meloni è un’opinione negativa: se si dimettono per ragioni politiche fanno benissimo a farlo. Se però le dimissioni si collegano al rinvio a giudizio, e pare che ci siano richieste da Fratelli d’Italia, ho una piccola domanda per Fdi. Perché deve dimettersi Santanchè per un possibile rinvio a giudizio e non deve dimettersi Delmastro già rinviato a giudizio? Questo atteggiamento di due pesi e due misure è il tipico atteggiamento grillino”.
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Renzi ci tiene a ribadire la linea estremamente garantista del suo partito: “Noi – spiega – siamo garantisti e non attaccheremo mai la Santanchè su questioni giudiziarie. Noi non siamo come quelli che chiedono le dimissioni di uno indagato perché è di un’altra forza politica. Ci sono nei partiti in questo momento persone che sono condannate in primo grado che siedono in Parlamento e nessuno gli dice niente. Come è giusto che sia, perché fino a quando non sei con sentenza passata in giudicato considerato colpevole, è giusto che tu abbia il diritto di essere considerato innocente”, ha concluso.
Fonte : Today