Tutto questo dopo circa due ore di utilizzo del Vision Pro. Il peso delle cuffie iniziava a farsi sentire, ma ho tenuto duro per un totale di cinque ore. Un’altra cosa che mi ha infastidito è che periodicamente tutte le mie schermate virtuali scomparivano, obbligandoli a riaprire e posizionare di nuovo tutte le app. Peggio ancora, dopo due ore circa visionOs ha smesso di funzionare: il cursore è scomparso e il tracciamento degli occhi non registrava nulla. L’unica soluzione è stata scollegare e ricollegare l’alimentazione. Inoltre, mi sono accorto che il visore era molto caldo (anche se non ho avvertito una sensazione di calore sul viso) e ho visto in prima persona che dopo un uso prolungato l’interfaccia inizia a far fatica per poi bloccarsi.
Al mio ritorno da Barcellona, ho continuato a lavorare saltuariamente con il Vision Pro. Il tracciamento degli occhi si è rivelato un punto dolente costante. In sé la funzione è impressionante, ma spesso visionOs confondeva l’icona o il tasto della tastiera virtuale che stavo effettivamente guardando con un altro lì vicino. Quando succedeva, provavo a fissare meglio l’oggetto, inclinando anche un po’ la testa (una cosa che, per qualche motivo, aiutava.
C’è poi una funzione chiamata Mac Virtual Display che permette di portare lo schermo del MacBook nel proprio spazio virtuale e aggiungere altre app o finestre di VisionOS. Sulla carta è molto interessante, ma poiché non è possibile interagire con lo schermo del computer usando le dita, il display fluttuante risulta un corpo estraneo in un ambiente altrimenti completamente interattivo. Non l’ho usato molto.
Il gesto delle dita che funge da clic del mouse funziona bene, se non fosse che a volte Vision Pro pensa che lo stia facendo mentre invece sto scrivendo alla tastiera virtuale e decide di spostare la finestra del browser. A questo proposito, quando guardate un film con il visore continuerete a vedere la versione digitale delle vostre mani che sfarfallano nella parte inferiore dello schermo, anche se le tenete appoggiate sulle ginocchia.
Ingombro e straniamento
Il problema principale di Vision Pro è che il visore va indossato in testa. Il mio amico l’ha paragonato a una palestra a 300 metri da casa: sapete che è dietro l’angolo, ma non trovate mai la motivazione giusta per affrontare il breve tragitto. Nelle rare occasioni in decido di usare il dispositivo di Apple, mi diverto. Ma allo stesso tempo, il mio primo pensiero è: “Uffa, me lo devo mettere in testa“. Questa barriera è sufficiente a farmi rinunciare al visore e usare il computer. Per non parlare poi del fatto che ci sono un cavo e una batteria da gestire quando ci si sposta.
Fonte : Wired