Origin of Simplicity, una lettura culturale inedita del design giapponese

L’essenzialità delle forme, la cura estrema dei particolari, l’originalità di ciascun pezzo pur nella continuità della tradizione, coniugate oggi a una ricerca tecnologica e ingegneristica che sviluppa nuovi materiali e il riciclo di quelli di scarto, sono peculiarità che rendono il design giapponese un’icona internazionale. 

La mostra “ORIGIN of SIMPLICITY. 20 Visions of Japanese Design” è uno sguardo trasversale tra design e artigianato per comprendere le origini del concetto di semplicità, ora declinabile come vuoto (ku), spazio o silenzio (ma), talvolta leggibile come povertà (wabi) e consunzione legata all’uso nel tempo (sabi), altre come asimmetria, non definitezza e imperfezione, concetti che hanno radice in diversi pensieri filosofici appartenenti a questa cultura: dal buddhismo zen al pensiero animista shintoista, quasi opposti alla razionalità occidentale.

Una ricerca inedita ideata dalla curatrice Rossella Menegazzo, esperta di storia dell’arte e cultura giapponese dell’Università degli Studi di Milano, con progetto grafico e di allestimento del designer e curatore nipponico Kenya Hara, che ha concepito il percorso di mostra come una foresta dove passeggiare. Ogni albero raggruppa le opere che sono espressione di una stessa qualità, accostamenti inediti di lavori di diversi designer e artigiani, attraverso cui il tema della semplicità viene declinato attribuendo parole chiave che aiutano la lettura.

In mostra sono presenti oltre 150 opere, molte mai presentate prima in Italia, progettate dai nomi più rappresentativi del design moderno e contemporaneo, che hanno segnato la storia del design giapponese a partire dagli anni Sessanta del Novecento, ma anche esponenti delle ultime generazioni, meno note al pubblico internazionale. Tutti gli oggetti scelti sottolineano la sapienza artigianale, che al design ha tradizionalmente unito tecniche, materiali e forme tramandate di generazione in generazione, attraverso botteghe, laboratori storici e maestri considerati “tesori nazionali viventi”, intangible heritage

Una sapienza secolare che rivela una predilezione per i materiali naturali – legno, carta, metallo, ceramica e tessile – e una sensibilità verso le caratteristiche di ciascuno di questi, rendendo fluida la distinzione fra prodotto di design o d’arte, “la semplicità nasce proprio da una profonda aderenza delle forme alla natura, quasi un tentativo di preservare quella sacralità insita in ogni elemento che il pensiero animistico shintoista porta con sé, gettando le basi della cultura giapponese” commenta la curatrice Rossella Menegazzo. 

 Approccio che intende sottolineare lo stretto legame tra design e artigianalità e l’equilibrio sempre sottile tra materia e uomo, tecnica e tecnologia, che sottende alla produzione giapponese.

Un progetto di ricerca nato con lo speciale supporto della Ishibashi Foundation di Tokyo, che il presidente di ADI Luciano Galimberti ringrazia per “la preziosa intesa che ha reso possibile un progetto inedito di analisi e diffusione del design giapponese, a confronto con quello italiano, promuovendone al pubblico il valore culturale e artistico, obiettivo e missione della fondazione sin dalle sue origini nel 1956. È interessante ricordare che pochi anni prima, nel 1954, in Italia, nasceva l’associazione ADI e il premio del Compasso d’Oro, con l’uguale obiettivo di promuovere la diffusione e l’eccellenza del sistema design italiano.

Circa 70 anni dopo questi intenti trovano il comune desiderio di produrre un evento espositivo unico, che ci auguriamo dopo l’esposizione a Milano nei nostri spazi possa continuare a diffondersi a Tokyo e oltre.”

In seno alla celebrazione di questi temi nasce la partnership con UNIQLO, brand di abbigliamento che riprende il valore della semplicità nel proprio motto “Simple made better”. I valori nipponici espressi nella mostra ritornano quindi anche nel design del brand, con l’intento comune di enfatizzare le radici culturali giapponesi e raccontarne la fascinazione così duratura e trasversale. Il LifeWear UNIQLO – filosofia fondante del brand – è caratterizzato da design semplice che nasconde dettagli accurati e moderni, scelti per essere accessibili a tutti. Dopo il successo di Cordusio, il marchio aprirà un nuovo store milanese in Gae Aulenti durante i mesi di apertura della mostra, sigillando così una vicinanza anche spaziale con il museo, oltre che culturale.

Partner della mostra è anche la multinazionale giapponese NTT DATA, tra i principali player a livello mondiale nell’ambito della Consulenza e dei Servizi IT. La partnership ha l’obiettivo di promuovere l’avanguardia tecnologica che contraddistingue la mission dell’azienda e che, grazie allo studio Tangity che fa parte del Gruppo, attraversa anche il design di oggetti e servizi, oltre che essere simbolo della qualità progettuale nipponica ad ampio spettro.

La mostra – prodotta da ADI Design Museum con The Museum Box – è quindi anche occasione per una rilettura del rapporto tra il design giapponese e il Made in Italy e la sua capacità intrusiva, testimoniata dalle diverse collaborazioni di marchi iconici del design italiano con designer giapponesi premiati dal Compasso d’Oro

ADI Design Museum valorizza e diffonde la cultura del design anche all’estero, attraverso il touring internazionale delle mostre di propria produzione, quali ITALY: A New Collective Landscape a Hong Kong, Compasso d’Oro Award. Seventy Years Leading Italian Design Trends a Shanghai, Compasso d’Oro Career Award a Washington, Italia Geniale. Design enables ad Almaty e Carissimo Pinocchio, designer e grafici italiani ridisegnano il burattino più famoso al mondo a Skopje e San Francisco. Successivamente diretta a Belgrade (Serbia), Tirana (Albania), Pristina (Kosovo).

DESIGNER

Aiba Kyoto, Kosuke Araki, Asahi Kogyo, Keiji Ashizawa, Shin Azumi, Cini Boeri, Domyo Co. Ltd, DRILL DESIGN, Kenji Ekuan, Kenji Fujimori, Taiji Fujimori, Shigeki Fujishiro, Keisuke Fujiwara, Naoto Fukasawa, Hiroki Furukawa, Gyokusendo, Hakuchikudo, Kenya Hara, Jun Hashimoto, Makio Hasuike, Masayuki Hayashi, HIDA, Keiko Hirano, Honoka, Toshiaki Horio, Isao Hosoe, Youna Ichikawa, Inden’ya , Koichiro Isezaki, Jun Isezaki, Junya Ishigami, Toyo Ito, Setsu Ito, Shinobu Ito, Hisao Iwashimizu, Kaikado, Chie Kanayama, Genta Kanayama, Yuma Kano, Kahori Katano, Tomu Katayanagi, Kawahira Sekishu, Motomi Kawakami, Rei Kawakubo, Kenzo, Toshiyuki Kita, Kiya, Mikiya Kobayashi, Koizumi Studio, Kohchosai Kosuga, Kengo Kuma, Shiro Kuramata, Jin Kuramoto, Kurikyu, Shunji Kurimori, Mariko Kusumoto, Tonbii Kyoto, Reality Lab, Tsukiji Masamoto, Takeo Masui, me Issey Miyake, Haruka Misawa, Ben Ryuki Miyagi, Issey Miyake, Yoshiyuki Miyamae, Miyake Design Studio, Masahiro Mori, Muji, Shuji Nakagawa, Ryuji Nakamura, Nature Architecs, Yukito Nishinaka, Ryue Nishizawa, Isamu Noguchi, Nomena, Shinichiro Ogata, Ken Okuyama, Ryobian, Katsuhisa Sano, Takeshi Sawada, Kazuyo Sejima, Atsushi Shindo, Soil, Sen no Sotan, Reiko Sudo, Sus inc., Ryo Suzuki, Yasuhiro Suzuki, Syouryu, Hiroki Takada, Hiroko Takahashi, Takeo Paper, Momoko Takeshita, Kazumi Takigawa, Takt project, Nao Tamura, Tanabe Chikuunsai IV, Ikko Tanaka, Keiichi Tanaka, Yuki Tanaka, Tendo Mokko, Norihiko Terayama, Shono Tokuzo, Kei Tominaga, Torafu Architects, Takeshi Tsujino, Masanori Umeda, Shinichi Utsumi, Riki Watanabe, Daisuke Yamamoto, Tatsuo Yamamoto, Sori Yanagi, Shoichi Yokoyama, Satoshi Yonezawa, Tokujin Yoshioka.

Con il contributo speciale di

Ishibashi Foundation

 

Ishibashi Foundation è una delle più importanti istituzioni culturali in Giappone attive a livello internazionale. Fondata nel 1956 da Ishibashi Shojiro con lo scopo di dare un forte contributo all’arte e alla cultura, continua ancora oggi a perseguire questo ideale sempre al passo con i tempi secondo due linee guida: una programmazione museale concentrata all’Artizon Museum, nell’area di Kyobashi, a Tokyo e l’attuazione di programmi di supporto e finanziamento speciali per attività culturali, artistiche ed educative legate al Giappone.

Fonte : Sky Tg24