Novecentomila anni fa successe qualcosa di importante legato al clima. Qualcosa che avrebbe cambiato anche la nostra storia di ominidi. Lo suggeriscono gli studi climatici, la datazione delle rocce sedimentarie e gli studi di genetica. L’ipotesi è che, complici i cambiamenti climatici, circa 900 mila anni fa alcuni ominidi, con fauna al seguito, intrapresero un lungo viaggio alla volta dell’Eurasia, a caccia di nuovi luoghi dove vivere e prosperare.
Migrazione di ominidi e fauna 900 mila anni fa
A raccontarci tutto questo è Giovanni Muttoni, geologo dell’Università di Milano, specializzato in magnetostratigrafia (un metodo che, tramite l’analisi della polarità magnetica dei sedimenti, consente di effettuare datazioni) che con il collega Dennis Kent della Columbia University ha da poco firmato sulle pagine di Pnas uno studio su quanto accadde quasi un milione di anni fa. L’interesse intorno a questo periodo è forte soprattutto perché parliamo delle prime evidenze di popolamento dell’Eurasia, spiega a Wired Italia il ricercatore: “Parliamo di un’epoca pre-sapiens, e di antenati che probabilmente diedero poi origine ai Neanderthal. Secondo questa ipotesi, nota come ipotesi galeriana – da Ponte Galeria, dove venne rinvenuto un sito faunistico di mammiferi esotici – una importante migrazione ominide avvenne appunto 900 mila anni fa”. Non si tratta però solo di una migrazione di ominidi, ma di tutta la fauna, che si diffuse in Eurasia secondo un condotto migratorio che seguiva il Danubio, la Pianura Padana, prima di toccare la Francia e quindi la Spagna, continua il ricercatore: “Una volta formulata questa ipotesi abbiamo cercato di validarla”. E l’ipotesi, dopo diversi studi, continua a essere ancora valida, confida Muttoni.
Riduzione della popolazione
“Come stragrafi abbiamo fatto un riesame dei siti euroasiatici che contengono fossili per fare l’analisi critica dell’età di questi siti. E i dati più robusti convalidano la data di ingresso a 900 mila anni fa. Ma stabilire l’età di questi siti non basta: quello che dobbiamo chiederci è perché quegli ominidi erano lì in quel determinato momento?”. E recenti scoperte intorno allo stesso periodo di tempo suggeriscono che quello intorno a un milione di anni fa fu un momento abbastanza critico sotto diversi punti di vista. Uno studio, infatti, pubblicato appena qualche mese fa mostra come intorno a 900 mila anni fa si ebbe una drastica riduzione della popolazione, scesa di circa il 98%. A suggerirlo sono una serie di analisi genetiche compiute su diverse popolazioni, che mostrano una forte riduzione della variabilità genetica, avvalorando l’ipotesi di un collo di bottiglia intorno ai 900 mila anni fa.
Gli stravolgimenti climatici: Europa fredda, Africa arida
Ma c’è dell’altro. “Da tempo sappiamo che nello stesso periodo ebbe inizio un periodo di forte variabilità climatica che comportò raffreddamenti importanti, quelle delle prime fasi glaciali del tardo Pleistocene inferiore, in cui cambiarono gli ecosistemi globali. In Europa si assistette a un raffreddamento mentre in Africa ci sono testimonianze di un processo di aridificazione diffusa, con esplosione delle savane”. A testimonianza di questo anche il fatto che in Africa in questo periodo si ritrovano relativamente pochi siti ominidi e che con il raffreddamento portato dalle fasi glaciali e l’abbassamento dei mari si aprirono nuove rotte, ricordano i ricercatori su Pnas.
Quasi un milione di anni fa dunque avvennero profondi cambiamenti genetici, climatici. E ci sono dati robusti a sostegno di una migrazione di ominidi e fauna verso l’Eurasia. “Unendo tutti questi aspetti, l’ipotesi è che popolazioni di ominidi sotto stress, a causa di bruschi cambiamenti climatici, circa 900 mila anni fa, per sopravvivere siano migrate dall’Africa in Eurasia, colonizzandola. in realtà non fu solo una migrazione ominide ma fu la migrazione e l’espansione di una intera catena alimentare, con fauna al seguito. Quelle popolazioni migrarono per sopravvivere: erano quasi sull’orlo dell’estinzione, se non l’avessero fatto avrebbero rischiato grosso”.
Ipotesi in “cerca di siti”
L’ipotesi messa sul piatto da Muttoni e Kent riesce a spiegare diversi aspetti di quel che accadde in questo lontano passato. Ma è solo trovando nuovi siti da analizzare che potrà essere ulteriormente confermata o rivista. “Non ci sono in realtà molti siti archeologici o con resti di mammiferi che possano aiutarci in questa impresa, quelli noti li abbiamo battuti tutti”. A questo si aggiunge poi un altro problema, di natura più tecnica: “Non solo esistono pochi siti ma quelli continentali, di nostro interesse, sono anche discontinui dal punto di vista stratigrafico, a differenza dei record del fondo oceanico che presentano una sedimentazione continua. Gli archivi naturali sono imperfetti”. Un archivio imperfetto, infatti, non consente ai ricercatori di eseguire analisi di datazione complete. Nella magnetostratigrafia infatti i ricercatori analizzano campioni lungo sequenze di strati. “Le rocce quando si depongono acquisiscono la magnetizzazione imposta dal campo magnetico terrestre, che sappiamo essere invertito diverse volte nel corso della storia. Prelevando campioni a diversi livelli, lungo una sequenza di strati, riusciamo a ricostruire una sequenza di riferimento”, spiega il ricercatore. Ed è in questo modo che è possibile, a partire dalla sequenza, estrapolare il dato di interesse. Ma se le sequenze sono discontinue diventa tutto più difficile. Compresa l’analisi del nostro complicato passato.
Fonte : Wired