DB Weiss: Un progetto a cui dedichi tanta parte della tua vita deve scaturire necessariamente da un’ossessione. Deve essere qualcosa che, ogni volta che smetti momentaneamente di dedicartici, continua ad aleggiare nella tua mente. Nel periodo in cui leggevo i libri, ci pensavo mentre facevo una passeggiata, mentre accompagnavo i miei figli a scuola. Non smettevo mai di pensarci.
In opere come Game of Thrones sono i personaggi a trainare la storia, mentre il testo su cui avete lavorando è molto più concentrato sull’espressione di concetti. I personaggi sono strumentali, alla maniera dei libri di Isaac Asimov o di altre storie più intellettuali della fantascienza negli anni Cinquanta. Come avete lavorato su questo aspetto?
Weiss: È buffo che lei citi Asimov, perché mentre leggevo l’opera di Liu Cixin mi rendevo conto che era sicuramente cresciuto leggendo i racconti pulp dell’Epoca d’oro della fantascienza. Alcuni degli autori di quel periodo come Robert Heinlein si focalizzavano molto sui personaggi. Altri, come Asimov, erano più concettuali. E credo che Liu Cixin, per sua stessa ammissione, rientri in questa seconda categoria. Nei libri ci sono grandi personaggi che hanno un grande potenziale, ma non interagiscono tra loro, e questo è un aspetto che dovevamo affrontare.
Come avete fatto?
Weiss: Ci sono personaggi che dal punto di vista della trama fanno cose molto interessanti, ma per quanto riguarda la loro storia e il loro rapporto con gli altri era necessario costruire intere linee narrative. Dovevamo creare una persona diversa e inserirla nella struttura della trama. Questa parte ha costituito gran parte del divertimento dell’adattamento. Fin dall’inizio sapevamo che sarebbe stato almeno il 50% del lavoro più pesante.
La trilogia si estende per migliaia di anni: sapete già come andrà a finire?
Benioff: Abbiamo sicuramente in mente il finale. Non abbiamo ancora elaborato la parte centrale.
I libri sono molto dettagliati a livello scientifico: acceleratori di particelle, programmazione informatica, astronomia. Come siete riusciti a bilanciare la fedeltà a questo aspetto e la necessità di intrattenere lo spettatore?
Alexander Woo: Beh, nessuno di noi è un fisico, e questo credo abbia fatto di noi delle ottime cavie per capire cosa poteva essere comprensibile. Nei romanzi, alcuni concetti possono risultare piuttosto astrusi. Un vantaggio del leggere un libro è che si può andare al proprio ritmo. Si può rallentare, tornare indietro, consultare internet. Idealmente, una serie non rende necessario questo processo: l’intero show scorre davanti allo spettatore e l’idea è presentata in modo che possa essere compresa anche da chi non ha studiato fisica.
Fonte : Wired