Attentato a Mosca: chi sono i miliziani dell’Isis-K e cosa vogliono da Putin

Potrebbe esserci l’Isis-K dietro l’attentato alla Crocus City Hall di Mosca dove almeno cinque uomini hanno aperto il fuoco sulla folla incendiando poi la struttura. L’intelligence americana ha confermato alle agenzie di stampa Usa che la rivendicazione dello Stato Islamico è credibile e “non c’è motivo di dubitare” di quanto affermano i miliziani nel testo pubblicato dal canale Telegram di Amaq, affiliato proprio all’organizzazione terroristica dell’Isis-K. 

Chi sono i miliziani dell’Isis-k

Il gruppo noto come Isis-K o Iskp (Islamic State Khorasan Province) prende il nome da un’antica regione che comprende parti di Iran, Afghanistan e Pakistan. L’organizzazione ha la propria base in Afghanistan, dove è però osteggiata dai talebani, ma negli ultimi anni ha dimostrato di poter compiere attacchi sanguinari anche in altri Paesi ed è attiva soprattutto nell’Asia centrale e in Russia.

Si ritiene che il gruppo sia nato nel 2015, quando lo Stato Islamico era nella sua fase di massima espansione, durante un incontro fra due emissari dell’Isis e un gruppo di talebani delusi dai loro comandanti. Nonostante nel tempo gli affiliati si siano ridotti di numero (nel 2021 si stimavano circa 1.500-2.000 miliziani), da quando gli Stati Uniti hanno lasciato l’Afghanistan l’Isis-k è tornato a rappresentare una minaccia seria, sia per le intelligence occidentali che per gli stessi talebani. E si è reso responsabile di attacchi che hanno causato centinaia e centinaia di vittime. Si ritiene che ci sia proprio l’Isis k dietro l’attentato all’aeroporto di Kabul del 26 agosto 2021 che ha ucciso 13 soldati statunitensi e ben 170 civili; e lo stesso gruppo ha rivendicato l’attentato avvenuto lo scorso gennaio in Iran durante le commemorazioni per il quarto anniversario della morte del generale Qassem Soleiman.

Cosa vogliono i miliziani dell’Isis-K e perché ce l’hanno con Putin

Ma cosa vogliono i miliziani dell’Isis-k? Alla base del loro credo c’è un’interpretazione  estremamente rigida della Sharia (la legge islamica), molto più radicale dunque di quella imposta dai talebani che infatti vengono accusati di aver abbandonato il vero Islam e di aver trattato con gli americani. I miliziani dell’Isis-k sono anche nemici acerrimi del regime iraniano che accusano di “politeismo” e “apostasia” (ripudio del proprio credo). L’Isis-k avrebbe ora messo nel mirino anche Mosca. Secondo Colin Clarke del Soufan Center, un gruppo di ricerca con sede a Washington, “negli ultimi due anni” i miliziani si sono “concentrati” sulla Russia e “hanno spesso criticato Putin per la sua propaganda”. “L’Isis-K – ha aggiunto l’esperto – accusa il Cremlino di avere nelle mani sangue musulmano, facendo riferimento agli interventi di Mosca in Afghanistan, Cecenia e Siria”. 

Reuters riporta poi le dichiarazioni di Michael Kugelman del Wilson Center, uno dei più importanti think tank al mondo con sede a Washington, secondo cui l’Isis-k “considera la Russia complice di attività che opprimono regolarmente i musulmani”. Dietro l’attentato dunque potrebbe esserci la volontà di colpire Mosca per le sue attività militari in diversi Paesi musulmani. Per ora, beninteso, si parla di semplici ipotesi. 

Fatto sta che anche i talebani, nemici giurati dell’Isis del Khorasan, hanno “condannato nei termini più forti” la strage di Mosca rivendicata dall’Is. Su X il portavoce del ministero degli Esteri del governo talebano, Abdul Qahar Balkhi, ha detto che “i Paesi della regione devono arrivare a una posizione coordinata, chiara e risoluta contro simili episodi che mirano a destabilizzare l’area”. Balkhi descrive l’Is, che “ha preso di mira civili in Afghanistan e in altre parti del mondo”, come un gruppo “nelle mani di agenzie d’intelligence con l’obiettivo di diffamare l’Islam e rappresentare una minaccia per l’intera regione”.

Fonte : Today