Dallo scoppio della guerra in Ucraina l’Occidente ha dato un nuovo slancio alla sua corsa al riarmo, con i governi dei Paesi europei e della Nato che stanno aumentando considerevolmente la loro spesa per la Difesa. Lo scopo dichiarato è di essere pronti in caso di una possibile guerra, che molti ritengono potrebbe scoppiare con la Russia di Vladimir Putin.
Ma se nei governi c’è l’intenzione sempre più forte di aumentare il proprio arsenale, tra la popolazione non sembra esserci un entusiasmo comparabile a prendervi parte, anzi sempre più nazioni hanno difficoltà ad arruolare tutti i militari che sarebbero necessari. E stanno provando a correre ai ripari, visto che sono sempre meno i giovani che vedono una prospettiva lavorativa nella divisa, con gli stipendi che non sono ritenuti sufficienti a una vita che può significare spesso vivere in caserme lontano da casa e non sempre in condizioni perfette o fare lunghe missioni all’estero.
Vi spiego chi si sta arricchendo con la guerra in Ucraina
I problemi di reclutamento sono anche legati all’invecchiamento e alla riduzione della popolazione europea. L’età mediana del blocco all’inizio del 2023 era di 44 anni e mezzo, il che significa che metà della popolazione ha all’incirca dai 45 anni in su, con più di un quinto (21,3 per cento) che ha un’età superiore ai 65 anni. Un fattore che potrebbe essere decisivo nel caso di un ipotetico conflitto in Europa, perché a quel punto, come sta succedendo in Ucraina e in Russia, ci sarebbe bisogno di una chiamata alle armi che riguarderebbe anche parti della popolazione civile.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha pubblicato in vista del Consiglio europeo di questa settimana, un editoriale su diverse testate per sostenere che “se vogliamo la pace dobbiamo prepararci alla guerra”, specialmente con la Russia. Il presidente francese, Emmanuel Macron, sta parlando ormai apertamente dell’eventualità di inviare truppe in Ucraina al fianco di Kiev. Ma la Francia, che pure ha avuto un boom nelle esportazioni di armi dallo scoppio del conflitto in Ucraina, è tra le nazioni che non sembrano trovare soldati a sufficienza. A complicare le cose per Parigi il fatto che diversi giovani francesi, seppur disposti ad arruolarsi, preferiscono le milizie mercenarie private in cui si guadagna molto di più.
Come se non bastasse in Francia il personale militare resta “in armi” in media un anno in meno rispetto al passato, riducendo ancora più i ranghi. Per migliorare la situazione il ministro delle Forze armate, Sébastien Lecornu, ha presentato un piano per incentivare il personale a rimanere in uniforme. Una delle misure consiste nell’aumentare gli stipendi e le pensioni di anzianità. Ma il problema è che le condizioni di servizio non sono così attraenti, con i soldati che sono costretti ad accettare lunghi straordinari, ma anche assenze di mesi da casa in caso di missioni internazionali, che non sono poi seguite da periodi di recupero.
Non va meglio nel Regno Unito, dove c’è una tale carenza di arruolamenti annuali rispetto a quanto si aspetterebbe il governo, intorno alle mille nuove leve in meno (equivalenti a due battaglioni di fanteria) rispetto agli obiettivi, che il governo è stato costretto ad appaltare il reclutamento a una società privata, la Capita. Come riporta il quotidiano britannico Guardian, gli ultimi dati mostrano che, su base netta, 5.790 persone hanno lasciato le forze armate nel 2023. Gli obiettivi di reclutamento della marina e dell’aviazione sono stati mancati ogni anno dal 2010, il personale della Royal Navy è del 5 per cento al di sotto dell’obiettivo fissato nel 2015 e quello della Raf (l’aviazione) è del 9 per cento al di sotto dell’obiettivo, mentre l’esercito è l’unico per cui la situazione sembra migliore, ma solo perché il suo target è stato ridotto a 73mila unità nel 2021, la dimensione più piccola dal 1714 circa, secondo i calcoli del National Army Museum (qui le statistiche dal sito del governo britannico).
Gli aumenti di stipendio non sono stati ritenuti all’altezza dell’aumento del costo della vita e una parte significativa degli alloggi militari considerato al di sotto degli standard. Poco più di un anno fa l’esercito si è dovuto scusare per il cattivo stato degli alloggi, con quasi un terzo delle case che necessitava di riparazioni. Il risultato è stato che nel 2023 non c’è stato abbastanza ricambio, e così le persone che hanno lasciato le forze armate sono state 5.800 in più rispetto a quelle che vi sono entrate, creando quindi un deficit.
Alcuni giorni fa un rapporto annuale presentato al Parlamento tedesco ha mostrato che nel 2023 circa 1.537 soldati hanno lasciato la Bundeswehr, riducendola a 181.514 effettivi, con i piani del governo che sono invece di arrivare a 203mila unità entro il 2031. Anche Berlino, tra le altre cose, ha pensato di aumentare le pensioni. In Polonia, all’inizio dell’anno il nuovo governo ha annunciato aumenti di stipendio di circa il 20 per cento per cercare di trattenere i soldati ed evitare che lascino. Il salario minimo mensile per un soldato è passato da 4.960 zloty (1.150 euro) a 6mila zloty (quasi 1.400 euro). In risposta alla crescente minaccia russa, le forze armate della nazione ex comunista sono passate da 95mila unità nel 2015 a 215mila quest’anno, con Varsavia che sta costruendo l’esercito più potente del continente.
In Polonia l’esercito più potente d’Europa
In questo clima di possibile guerra, Paesi come la Croazia stanno valutando di riportare il servizio di leva e altri, come la Danimarca, prevedono di estenderlo alle donne. E anche l’Italia sta correndo ai ripari. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sta lavorando alla creazione di una riserva ausiliaria dello Stato di circa diecimila unità. Questa riserva, che verrebbe selezionata e poi tenuta ‘dormiente’ ma regolarmente addestrata, potrebbe essere composta da ex militari o personale con determinate caratteristiche, e verrebbe impiegata solo per dare supporto logistico, non in combattimento, liberando però così energie da usare eventualmente in combattimento. Lo scopo sarebbe anche in questo caso quelli di recuperare il gap più volte lamentato dalle Forze armate sulla scarsa presenza di personale, che oggi conta 150mila unità.
Fonte : Today