Negli anni Novanta c’erano “gli squilli”, ossia la pratica di chiamare il numero di cellulare di un conoscente o un amico e poi attaccare dopo il primo squillo, giusto per fargli sapere che lo stavamo pensando. Poi, nel primo decennio degli anni 2000 Facebook ha deciso di rilanciare questa abitudine introducendo il poke, una funzione pensata per attirare l’attenzione di un altro utente della piattaforma, semplicemente per il gusto di fargli sapere che siete lì. E ora, secondo quanto riportato da Business Insider, all’inizio del 2024 Meta ha riportato in auge l’opzione, rendendo il pulsante “Poke” più visibile per gli utenti – posizionandolo accanto al nome di ogni singolo contatto – così da incoraggiarli a utilizzarlo il più possibile.
Una modifica che sembra aver ottenuto i risultati sperati, considerando che Facebook ha dichiarato di aver registrato nell’ultimo mese un incremento del 13% del poking. Anzi, ad apprezzare l’opzione sembrerebbero essere soprattutto i giovani tra i 18 e i 29 anni, che rappresentano ben il 50% degli utenti che in questi giorni si stanno intrattenendo con il poking. Dopo decenni di totale disinteresse, o quasi, la funzione di Facebook sembra finalmente ricevere l’attenzione che sta cercando da un po’. Lanciata nel 2007 come un’opzione “senza uno scopo specifico”, il poke ha ottenuto inizialmente un discreto successo tra gli utenti della piattaforma, prima di scomparire misteriosamente nel 2014, per poi tornare in vita nel 2017, seppur nascosto nei meandri delle funzionalità sconosciute di Facebook.
Ma solo ora, a distanza di quasi due decenni dal suo lancio, il poke sta riscuotendo la popolarità che gli amministratori della piattaforma stavano cercando da tempo. E grazie alla Gen Z, un target di pubblico che non sembra essere solito frequentare Facebook, ma che pare abbia dimostrato un interesse per il poking, ossia l’arte di “punzecchiare” gli account altrui per attirarne l’attenzione. Ora, quanto durerà questo amore nessuno può dircelo, ma una cosa è certa: il poke sta vivendo il suo momento di ribalta.
Fonte : Wired