“Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città”. Con queste parole martedì sera il sindaco di Bari Antonio Decaro ha annunciato di essere stato messo al corrente della nomina, da parte del ministro dell’Interno Piantedosi, di una commissione per verificare l’ipotesi di scioglimento del Consiglio comunale a pochi mesi dalle elezioni. Una nomina, che secondo il Viminale, si sarebbe resa necessaria dopo il blitz della Dda che, il 26 febbraio scorso, ha portato ad arrestare 130 persone per presunte connessioni tra Mafia locale e politica e che ha visto, tra gli altri ordinanze di custodia cautelare ai danni dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e della moglie Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale eletta con il centrodestra e poi passata con la maggioranza. Stando a quanto appreso dall’Ansa nella serata del 20 marzo, il Viminale invierà degli ispettori alla prefettura di Bari in seguito al caso – emerso dagli atti della Dda sul gruppo mafioso Parisi – di una funzionaria che si rivolse nel 2018 a un indagato ritenuto vicino al clan, Gaetano Scolletta, per riavere l’auto che le era stata rubata. La vettura alla fine fu recuperata e la donna versò 700 euro per ottenerla.
Questo è soltanto l’ultimo dei risvolti dell’inchiesta che sta scuotendo Bari e il Consiglio comunale, che ha visto arrestare tra gli altri anche una consigliera comunale, Maria Carmen Lorusso, e che vede la sua base investigativa nell’ipotesi di voto di scambio alle amministrative del 2019.
Decaro ha parlato di “un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni”. Anche perché, ha scritto sui social il primo cittadino, è arrivato dopo il plauso del procuratore distrettuale antimafia che ha invece di recente sottolineato come l’amministrazione di Bari abbia saputo rispondere alla criminalità organizzata.
Calenda: “Siamo impazziti?”. Schlein: “Basita, atto politico”
A protestare però non è solo Decaro, ma tutta l’opposizione. “Ricapitolando a Bari il Governo di destra vuole Commissariare un sindaco che vive scortato perché ha difeso la legalità – scrive Carlo Calenda sui social -, a causa di due consiglieri di destra che hanno praticato voto di scambio. Il tutto a pochi mesi dal voto. Ma siete impazziti completamente?”. Elly Schlein si è detta “basita” rispetto “alle modalità con cui il ministro Piantedosi ha annunciato la nomina della Commissione per la verifica dello scioglimento del comune di Bari. Una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica, facendo seguito all’iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall’amministrazione del sindaco Decaro. Non si era mai visto ed è molto grave”.
Piantedosi: “Guerra alle mafie, non ai sindaci”
Il Viminale dal canto suo ha confermato di aver agito “a seguito dell’indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina” di “un amministratore giudiziario” per l’azienda del trasporto pubblico partecipata dal Comune. Inoltre, hanno precisato dal ministero, “l’accesso ispettivo” non è “pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune bensì a un’approfondita verifica dell’attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione”. Raggiunto dal Tg1 il ministro Piantedosi ha commentato così: “Io capisco l’amarezza del sindaco di Bari. Il nostro governo da quando si è insediato ha già sciolto 15 Comuni in prevalenza di centrodestra. Questo governo ha dichiarato guerra alle mafie non certo agli amministratori locali”.
Decaro: “Vogliono inquinare la campagna elettorale”
Oggi intanto il sindaco Decaro ha parlato alla città. Stando alla sua versione, la richiesta di nominare una commissione sarebbe stata avanzata informalmente da un gruppo di parlamentari del centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del governo. Una richiesta “che mi ha inquietato” ha detto Decaro. “Non ho reagito perché rispetto le istituzioni, ho fatto quello che mi è stato chiesto, ho parlato con il ministro. Ho consegnato alle 12 di due giorni da in Prefettura il plico con migliaia di pagine. Mi era stato richiesto per far capire cosa avesse fatto il Comune in questi anni contro la mafia. Nemmeno dopo 24 ore, e non credo abbiano letto questi fascicoli, mi è arrivata la telefonata che annunciava l’arrivo della Commissione”.
“Dal centrodestra – ha poi aggiunto il sindaco – sento dire ‘andiamo a riprenderci la nostra città con toni simili a Gomorra. Non vi riprenderete niente. La città è dei baresi e dei cittadini che si impegnano con onestà”.
E ancora. “Se c’è solo un’anticamera di sospetto sul sottoscritto, allora rinuncio alla scorta stessa” ha aggiunto. “Non posso essere considerato allo stesso tempo un sindaco Antimafia e il Ministero dell’Interno mi manda una richiesta di accesso al Comune”.
Decaro ha lanciato accuse pesantissime. “C’è evidentemente un’idea di inquinare la campagna elettorale, di far annullare forse la partita. Ho dovuto denunciare quello che sento, lo devo alla mia città, alla storia della mia amministrazione, alla mia dignità. Vivo da 9 anni sotto scorta perché mi sono messo scontro la criminalità organizzata”.
La destra compatta: “Atto previsto dalla legge, Decaro ha superato i limiti”
La destra però fa quadrato. E rispedisce indietro le accuse. “Sulla vicenda di Bari – dice Francesco Maria Rubano, deputato di Forza Italia – credo che il sindaco, Antonio Decaro, abbia superato i limiti attaccando il nostro vicepresidente della commissione antimafia Mauro D’Attis e il nostro viceministro Francesco Paolo Sisto che stanno semplicemente operando per fare chiarezza sulla vicenda e per il rispetto della trasparenza sul territorio”.
Per la deputata di Fdi Alice Buonguerrieri invece “è scandaloso che Decaro consideri un atto di guerra un provvedimento previsto dalla legge. Da quando è in carica il Governo Meloni sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose 15 comuni, guidati in 4 casi dal centrodestra, 3 dal centrosinistra e 8 da liste civiche. È quindi evidente che non c`è una scelta politica alla base di questa decisione ma piuttosto un atto dovuto in casi come quello in esame. Con le sue accuse il sindaco di Bari, nonché presidente dell’Anci, squalifica le istituzioni agli occhi dei cittadini e svilisce la democrazia”.
Leggi tutte le notizie di politica su Today
Fonte : Today