Lina Sastri: “Papà fuggì in Brasile, ho un fratello bianco e uno nero. La mia prima regia? Per mamma”

Lina Sastri è per la prima volta dietro la macchina da presa con il film “La casa di Ninetta”, dedicato a sua madre scomparsa vent’anni fa. L’attrice racconta il legame con la sua famiglia, parlando anche del padre, partito per il Brasile e mai più tornato.

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Lina Sastri è una delle artisti più poliedriche dello spettacolo italiano, cantante, attrice e adesso anche regista, è a Bari in occasione del Bif&st, in cui presenta il suo primo film “La casa di Ninetta“. Un lungometraggio dedicato a sua madre, che racconta la storia della sua famiglia. Intervistata dal Corriere, l’attrice fa un salto indietro nel tempo, raccontando dei suoi legami familiari e di cosa l’abbia spinta a spostarsi dietro la macchina da presa: “Ho scelto ciò che potevo raccontare. Un film di donne. Poi mio fratello Carmine, che adoravo e non c’è più. Non ho voluto sottolineare il dolore della malattia di mia madre”. 

L’amore per sua madre raccontato nel film

La madre di Lina Sastri, per l’appunto Ninetta, è scomparsa nel 2004: “L’anno dopo mi misi a scrivere un libricino su di lei, nel tempo è diventato un monologo teatrale e ora un film. Parlando di una cosa me ne veniva in mente un’altra, come un flusso della memoria. Questo film è una lettera d’amore a lei”. Essendo la sua prima volta dietro la macchina da presa, è stato necessario l’aiuto di chi si è sempre trovato dall’altra parte: “Mario Martone mi ha dato alcuni consigli tecnici per risolvere certi passaggi della mia sceneggiatura, quelli avanti e indietro nel tempo”. L’attrice racconta anche gli anni di malattia di sua madre, con una grande tenerezza, sottolineando quanto nella vita passata insieme siano state diverse:

Da anziana, malata di Alzheimer, le piaceva quello che brillava e semplicemente se lo metteva in tasca. Era una donna solare, coraggiosa, spiritosa, imprevedibile. C’è in me la solitudine della donna moderna. Io a 10 anni ero pudica, vergognosa, molto frenata, mi legavo i capelli, portavo le gonne lunghe, volevo diventare suora, avevo una vocazione religiosa e mia madre ci rideva su, non ne era contenta. Nella vita mi spingeva

Lina Sastri e il rapporto con suo padre

Con il padre, invece, il rapporto si è consumato prima ancora di diventare più solido: “Partì prima per la Germania e poi per il Brasile. In Brasile ebbe due figli, i miei fratellastri, uno bianco e uno nero, che non ho mai visto. Mi chiamarono quando mio padre morì. È sepolto lì, in Brasile”. Eppure nonostante la distanza non ha mai lasciato sua madre:

Lui era violento, un uomo difficile, non affidabile. Ma ci manteneva. Quando tornava a Napoli gli chiedevo perché non vi separate. Mi rispondeva come ti permetti, io e tua madre ci amiamo. Il matrimonio era una scelta per la vita. Le donne di una volta avevano grande dignità, in questa finta parità sei sessi, loro invece sapevano che l’uomo è diverso dalla donna, e l’accettavano.

In quanto a lei e ai suoi uomini, alla domanda se si sia sentita sfortunata come la madre risponde: “Sfortuna, che vuol dire? L’amore è una cosa misteriosa. Già se hai vissuto due, tre storie d’amore è importante, e io le ho vissute. Certo avrei voluto una famiglia e dei figli”. 

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Fonte : Fanpage