Le giga-fattorie di Dubai: così il cibo viene prodotto dentro torri alte 12 metri

Una serra gigantesca, impilata in torri alte 12 metri e installate in un deserto, per produrre tonnellate di cibo consumando il 98% di acqua in meno. Questo il progetto che sta sviluppando a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, la società ReFarm. Quella che viene definita una giga-fattoria (Gigafarm in inglese) si estenderà su oltre 83mila metri quadrati, con l’obiettivo di produrre tonnellate di alimenti sfruttando i rifiuti, bassi consumi di risorse idriche e resistendo a qualsiasi temperatura.

Questi moduli agricoli verticali presentano al contempo una serie di sfide e di problemi, che hanno già dato luogo ad alcuni fallimenti, innanzitutto a causa di costi energetici molto elevati. Anche in Italia alcune aziende stanno sperimentando queste soluzioni, seppur in scala più ridotta. Queste rivoluzioni tecnologiche promettono di trasformare radicalmente il rapporto delle persone col cibo, i rifiuti e l’ambiente, ma rischiano come già succede con gli allevamenti intensivi di farci perdere qualsiasi contatto con la natura, la terra e i principi dell’alimentazione. 

Torri nel deserto

La Giga-fattoria di Refarm verrà installata nella Food Tech Valley di Dubai e prevede di surclassare un altro progetto, presentato come la più grande “fattoria verticale al mondo” durante la Conferenza per il clima di Dubai del 2023. In quel caso il piano prevedeva una superficie di 31mila metri quadri da installare presso l’aeroporto internazionale Al Maktoum di Dubai, ma è destinato a essere superato da questa nuova “GigaFarm”, con 83.612 metri quadrati totali di coltivazioni. I responsabili del progetto avvertono che non si tratterà di una serra verticale come le altre già esistenti, perché funzionerà in base a principi diversi. 

Dietro la Refarm c’è la Christof Global Impact, una società britannica fondata nel 2014 che si presenta come un’azienda leader nelle soluzioni riguardanti i rifiuti, dedita al loro riutilizzo per la produzione di cibo, sia per gli umani che per gli animali. Secondo l’amministratore delegato dell’azienda, Oliver Christof, la GigaFarm di Dubai nasce con lo scopo di migliorare l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente, sfruttando una serie di tecnologie in grado di trasformare i flussi di rifiuti, come avanzi di cibo e acque reflue, in prodotti agricoli.

I prodotti: piante, mangimi e biofertilizzanti

L’obiettivo è quello di produrre ogni anno almeno tre milioni di verdure a foglia verde, erbe e piantine vegetali, riuscendo a sostituire fino all’1% delle importazioni alimentari degli Emirati Arabi Uniti, dove l’85% degli alimenti consumati proviene dell’estero. ReFarm punta però soprattutto all’alimentazione animale, per vendere mangimi agli allevamenti intensivi che proliferano nel mondo. Tra i suoi prodotti prevede anche un biofertilizzante che, secondo l’azienda, ridurrà l’applicazione di nutrienti chimici del 50%, insieme ad un prodotto per il suolo in grado di ripristinare il “terreno impoverito o la sabbia”.

Riciclo dei rifiuti e luci al led 

Simili a un parcheggio multipiano, in base alle immagini che circolano in rete, le “torri di crescita” sono state sviluppate dalla società scozzese Intelligent Growth Solutions (Igs). Al posto delle automobili, ospiteranno impianti agricoli in un ambiente controllato, dove la quantità e la frequenza nella distribuzione di acqua e fertilizzanti viene monitorata costantemente. Le torri sono progettate per essere modulari, si possono spostare e variano dai 6 ai 12 metri di altezza. “Mettine 200 di loro in un unico posto, poi hai un GigaFarm”, ha dichiarato alla tv statunitense Cnn Andrew Lloyd, amministratore delegato di Igs.

All’interno si coltiva grazie all’agricoltura idroponica. Al posto del terreno in ciascun vassoio cresceranno piante che sfruttano un substrato, come il compost organico o le fibre di cocco. La luce artificiale viene fornita tramite strisce luminose al led posizionate sotto ogni vassoio. All’interno delle torri è possibile gestire automaticamente la temperatura, i livelli di luce e di umidità, la quantità di nutrienti e acqua necessari per far crescere le verdure e le piante. Anche i vassoi, grazie a un sistema di travi, possono essere spostati tra gli edifici. Il clima controllato viene garantito tramite un rivestimento costituito da spessi pannelli in schiuma isolanti.

Costi energetici troppo elevati

La crescita delle colture nell’agricoltura verticale viene calcolata come più rapida e in grado di ridurre l’uso di risorse idriche fino al 98%. Sfruttando l’altezza, anche lo spazio di terreno necessario è di gran lunga inferiore. Secondo chi sviluppa questi progetti, le gigantesche serre verticali rappresentano una soluzione efficace soprattutto in quei luoghi dove risulta inutilizzabile il suolo, perché troppo degradato a causa dell’inquinamento o perché intrinsecamente inadatto come nel caso dei deserti. Clima e assenza di acqua non limiterebbero l’uso delle coltivazioni indoor, ma le GigaFarm presentano anche una serie di problemi, già emersi con alcuni progetti risultati poi fallimentari.

In primo luogo queste infrastrutture richiedono investimenti iniziali molto elevati e complessi costi di gestione, connessi soprattutto alle salate bollette dell’elettricità necessaria per l’illuminazione artificiale. Un esempio di impresa fallita è quello dell’impianto della società AeroFarms, che aveva aperto nel 2023 una struttura di ricerca e sviluppo ad Abu Dhabi, ma solo pochi mesi dopo ha dichiarato fallimento iniziando una profonda ristrutturazione. L’agricoltura convenzionale continua a richiedere meno spese, nonostante i prezzi di pesticidi e fertilizzanti siano aumentati, in particolare dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Quello che promette ReFarms è di abbattere i costi, sfruttando tecnologie basate sull’economia circolare. 

Larve di mosca per produrre mangimi

Le torri, sostiene l’amministratore delegato Lloyd, saranno alimentate con energia prodotta da rifiuti solidi, mentre le risorse idriche verranno fornite da una tecnologia a base di insetti. Le larve di mosca “soldato nero”, che mangiano i residui di cibo, al termine del loro ciclo di crescita verranno trasformate in mangimi ad alto contenuto proteico, con acqua e compost come sottoprodotti. Secondo le previsioni della società, Refarm punta a riciclare 50mila tonnellate di avanzi alimentari all’anno. Oliver Christof è convinto che l’acqua generata da questo processo sarà sufficiente per “alimentare il 100% della fattoria verticale”, secondo quanto dichiarato alla Cnn. Finora il progetto GigaFarm prevede una spesa di 1,2 miliardi di dirham (circa 326 milioni di dollari) e dovrebbe essere pienamente operativo entro il 2026, ma secondo studi recenti la diffusione dell’agricoltura verticale necessiterà di oltre un decennio per avere un solido impatto sul modo di produrre e consumare cibo, tenuto anche conto del numero per ora ridotto di colture possibili in queste strutture.

Fonte : Today