Intelligenza artificiale, cosa c’è nella strategia italiana

TrentoL’intelligenza artificiale è stata la parola chiave del primo dei 20 appuntamenti del G7, il forum intergovernativo che riunisce le sette economie più avanzate del pianeta (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Italia, Canada e Giappone). I paesi si sono impegnati a lavorare su sistemi interoperabili di AI per il pubblico, a definire regole comuni sui sistemi digitali per il governo, a creare un centro di sviluppo delle competenze dedicato alle economie emergenti (in ottica anti-cinese) e a insistere su un codice di condotta condiviso. Roma, da parte sua, creerà una “cassetta degli attrezzi” sull’impiego dell’intelligenza artificiale nei servizi pubblici.

Al tavolo dei negoziati il padrone di casa della giornata sulla tecnologia, il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, si è seduto sapendo con le proposte di una strategia nazionale sull’intelligenza artificiale in controluce. La commissione da lui nominata e capitanata da Gianluigi Greco, ordinario di Informatica all’università della Calabria, ha consegnato la relazione dei lavori iniziati lo scorso ottobre. Wired ha potuto visionare il rapporto di sintesi, che elenca dieci punti di azione nei campi della ricerca scientifica, della pubblica amministrazione, della formazione e delle imprese e suggerisce infrastrutture e modalità di attuazione del progetto. E che di fatto è il documento di cui il prossimo disegno di legge sull’intelligenza artificiale, che il governo vuole presentare entro fine mese, sarà la copia carbone.

Le 10 proposte

Se sul fronte del pubblico il piano delineato dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) già contiene indirizzi sulla necessità di definire linee guida su come sviluppare e adottare le AI nei processi degli enti dello Stato, peraltro tutte da decidere entro fine anno, in campo della ricerca l’invito è, tra le altre cose, a sviluppare almeno tre grandi modelli linguistici (large language model, Llm) per l’addestramento di strumenti di intelligenza artificiale, “focalizzandosi su specifici domini applicativi in cui l’Italia detiene una forte riconoscibilità internazionali [sic!] e un chiaro vantaggio competitivo nella definizione dei dataset di riferimento” e finanziando progetti blue-sky, che nel gergo accademico identifica la ricerca di base. In particolare sugli Llm, in Italia ci sono già alcuni progetti in corso (ma non sono necessariamente quelli su cui la strategia invita a investire). Wired ne ha raccontati alcuni: Modello Italia, sviluppato dalla startup iGenius con il supporto del supercomputer del Cinea; Dante, addestrato con dati aperti e a caccia di risorse per crescere; Magiq, specializzato proprio sulla lingua italiana.

Sul versante imprese, la strategia consiglia di “creare un ecosistema di facilitatori per l’AI nelle piccole e medie imprese”, tema al centro del G7. Poi creare un fondo finanziario per l’adozione di algoritmi, con formule che vanno dal venture capital ai voucher per l’innovazione; “istituire una rete di laboratori per lo sviluppo di applicazioni in contesti industriali”; sostenere le startup, anche per mezzo di un fondo dedicato (che sarà in mano a Cassa depositi e prestiti), ma anche le imprese del settore informatico, “definendo misure di sostegno per gestire pratiche di compliance normativa e certificazione, e per incentivare l’accesso alle sandboxes previste nell’AI Act per la sperimentazione di soluzioni innovative”. In parallelo, il comitato Butti raccomanda di integrare corsi sull’AI nelle università, contaminando i percorsi di studio; creare un dottorato ad hoc, “prevedendo il co-finanziamento delle borse di studio per almeno tre ulteriori cicli”, e percorsi dedicati negli istituti tecnici superiori.

Le risorse

Ora il tema è capire come questi impegni di principio si tradurranno nei provvedimenti del disegno di legge sull’AI. E come verranno usate le risorse promesse. Da un lato c’è un tesoretto da 150 milioni per alimentare fondi di venture capital dedicati a intelligenza artificiale, quantum computing, cybersecurity, 5G, telecomunicazioni, stanziato nell’ultimo decreto legge dedicato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Palazzo Chigi ha autorizzato il suo Dipartimento per la trasformazione digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) “a sottoscrivere, in pari misura, quote o azioni di uno o più fondi per il venture capital” istituiti da Cdp venture capital, il Fondo nazionale innovazione controllata da Cassa depositi e prestiti (la cassaforte incaricata di investire il risparmio postale). Secondo il governo, con l’effetto moltiplicatore dei privati queste risorse arriveranno a muovere 800 milioni.

Il 12 marzo, nel corso di un evento sull’AI, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha promesso un altro miliardo. Questo sarà destinato a progetti di ricerca ma ancora non si sa come, né come sarà gestito, perché tutto dipende dal disegno di legge. Nel complesso, quindi, sul piatto ci sarebbero 1,15 miliardi di euro al momento. Per assicurare la buona riuscita del progetto, la commissione, composta da 13 esperti, suggerisce di creare un archivio pubblico di dataset e modelli, e di istituire a Palazzo Chigi una Fondazione per l’intelligenza artificiale, a cui affidare la regia delle iniziative, l’applicazione del futuro pacchetto di leggi e la gestione dei fondi. Il tutto in tandem con l’autorità di regolazione che, per effetto dell’AI Act, anche l’Italia dovrà nominare e per la quale il nome in pole position è quello di Agid.

Fonte : Wired