Putin: tutte le persone che si sospetta siano state uccise su suo ordine

Secondo il Committee to Protect Journalists, il suo assassinio sarebbe stato commissionato dall’oligarca Boris Berezovsky, alleato politico di Putin e cofondatore del suo partito Russia unita, definito “il padrino del Cremlino” da Klebnikov, in collaborazione con i servizi segreti dell’Fsb, all’epoca ancora conosciuti come Fss.

Anna Politkovskaya

Uccisa a ottobre del 2006 da alcuni sicari, Anna Politkovskaya era una giornalista russa con cittadinanza statunitense. Il suo lavoro si è sempre incentrato sui diritti umani, con lunghi reportage sulla seconda guerra cecena ricchi di critiche contro le forze armate e i governi russi sotto la presidenza di Putin, accusato di commettere crimini di guerra e non rispettare lo stato di diritto.

Per il suo omicidio, avvenuto a Mosca mentre si trovava nell’ascensore del palazzo in cui viveva, tantissimi hanno accusato Putin, anche perché avvenuto proprio il giorno del compleanno dell’autocrate, ma alla fine sono stati condannati cinque ceceni ritenuti gli esecutori di un assassinio pagato 150 mila dollari da una persona sconosciuta.

Alexander Litvinenko

Con l’omicidio di Alexander Litvinenko, gli omicidi brutali in stile regolamento di conti mafioso diminuiscono, lasciando il posto a metodi più sottili e simili a quelli da film sullo spionaggio. Ex agente dei servizi segreti sovietici Kgb e dissidente del regime instaurato da Putin, venne ucciso nel novembre del 2006 a Londra, esattamente tre settimane dopo aver bevuto una tazza di tè contaminata con un isotopo radioattivo, il Polonio 210.

Come riporta il New York Times, un’inchiesta britannica ha stabilito che Litvinenko è stato avvelenato dagli agenti dell’Fsb Andrei Lugovoi e Dmitry Kovtun, su ordini “probabilmente approvati dal presidente Putin”. Sembra quindi si sia trattata di una vendetta e di un modo per mettere a tacere un influente esponente dei servizi segreti, che aveva accusato Putin di essere dietro alle esplosioni che distrussero gli appartamenti a Mosca, Volgodonsk e Buynaksk di cui abbiamo già parlato e di aver ordinato l’omicidio della giornalista Anna Politkovskaya.

Stanislav Markelov e Anastasia Baburova

Uccisi entrambi nel 2009, erano due collaboratori di Anna Politkovskaya. Stanislav Markelov, avvocato per i diritti umani, rappresentava la Politkovskaya e altri giornalisti critici nei confronti di Putin, mentre Anastasia Baburova era una collega della giornalista. Sono stati assassinati vicino al Cremlino da un individuo mascherato mai riconosciuto, lui perché avvocato di Politkovskaya, lei perché tentò di aiutarlo dopo il primo colpo di pistola. Anche in questo caso, secondo il Telegraph, il mandante sarebbe sempre Putin.

Natalia Estemirova

Prima rapita e poi trovata morta nel luglio 2009 in un bosco, Natalia Estemirova era una giornalista e attivista russa, che collaborava con Politkovskaya. Il suo lavoro si incentrò nel documentare le violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Russia guidata da Putin in Cecenia e per questo è stata uccisa. Nessuno è mai stato indagato o condannato per il suo omicidio.

Boris Berezovsky

Trovato morto nel 2013, chiuso nel bagno della sua casa in Regno unito, nel Berkshire, con un laccio attorno al collo, Boris Berezovsky era un oligarca russo fuggito dalla Russia dopo uno scontro con Putin. Durante il suo esilio si era espresso in maniera molto critica contro l’autocrate, arrivando a minacciare di volerlo togliere dal potere con la forza. Putin pare non abbia gradito. Nessuno è mai stato incriminato o indagato per il suo omicidio.

Boris Nemtsov

Ucciso nel 2015 con quattro colpi di pistola alla schina, a due passi dal Cremlino, Boris Nemtsov era un leader politico di successo, considerato all’epoca come il più quotato rivale di Putin. Forte critico di tutte le posizioni dell’autocrate, si schierò anche contro la prima invasione russa dell’Ucraina nel 2014, scrivendo una lettera aperta alle forze armate e definendo illegali le loro attività.

Mikhail Lesin

Ucciso a Washington nel novembre 2015 con un colpo alla testa, Mikhail Lesin è stato ministro della Comunicazione e consigliere di Putin. Tuttavia, quanto nel 2014 si è rivolto all’Fbi, l’agenzia di sicurezza statunitense, per cercare un accordo e far cadere pesanti accuse internazionali di corruzione che pesavano contro di lui sembra sia diventato un pericolo per la sicurezza di Putin, che avrebbe, anche in questo caso, ordinato l’omicidio. A oggi, nessuno è stato indagato o condannato per la sua morte.

Dan Rapoport

Nell’ultimo anno, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, gli omicidi misteriosi ai danni di manager collegati alla Russia si sono moltiplicati. Tra questi, in esilio negli Stati Uniti dal 1980, forte critico di Vladimir Putin e della sua invasione dell’Ucraina che ha condannato pubblicamente, è Dan Rapoport, trovato morto ad agosto 2022 davanti a un edificio a Washington.

Ravil Maganov

Come Rapoport, anche Ravil Maganov aveva criticato apertamente l’invasione dell’Ucraina e come lui è morto in circostanze misteriose. Presidente della più grande compagnia petrolifera privata della Russia, la Lukoil, Maganov ha chiesto “la più rapida cessazione del conflitto armato” poco dopo l’inizio dell’invasione, come riporta la Cnbc. A settembre 2022 è morto cadendo dalla finestra di un ospedale di Mosca. Non si conoscono i dettagli dell’incidente.

Pavel Antov

Morto anche lui a seguito di una caduta, questa volta dalla finestra di un hotel a Rayagada, in India, Pavel Antov era un politico e oligarca russo che aveva criticato l’invasione dell’Ucraina a seguito di un attacco missilistico contro Kyiv. Le sue posizioni erano però state espresse solo in un messaggio tramite WhatsApp, non pubblicamente, ma sembra siano comunque arrivate alle orecchie dei servizi segreti russi e di Putin.

Yevgeny Prigozhin

L’ultimo a essere, probabilmente, epurato per aver sfidato Putin è l’ormai ex capo dei mercenari Wagner, Yevgeny Prigozhin. Anche lui per anni fedele alleato dell’autocrate, sembra sia morto il 23 agosto 2023 dopo che un suo aereo privato è stato abbattuto nei pressi di Mosca, presumibilmente con un colpo di anti aerea. Il cosiddetto incidente è avvenuto esattamente due mesi dopo che con le sue truppe era arrivato a pochi chilometri dalla capitale, in un ammutinamento presumibilmente organizzato per chiedere un cambio ai vertici militari e diventare lui stesso ministro della difesa.

Alexei Navalny

Alexei Navalny è morto il 16 febbraio 2024. Il leader dell’opposizione a Vladimir Putin in Russia si trovava in carcere dal 2021, per scontare una condanna a 30 anni per estremismo politico. La sua scomparsa è arrivata alla vigilia delle elezioni presidenziali russe. Tra i più esposti e insistenti critici di Putin, tra il 2010 e il 2020 Navalny è diventato la principale figura di opposizione. Leader del Partito del progresso, nazionalista e di centrodestra, ha sempre attaccato l’uso strumentale del potere politico da parte dell’attuale classe dirigente russa.

Fonte : Wired