Nel giorno del nono anniversario della morte una celebrazione eucaristica ha segnato la fine dell’indagine locale per la beatificazione del giovane morto per proteggere gli altri nella strage islamista di Youhanabad. L’arcivescovo Shaw: “Chiediamogli la grazia di far crescere i nostri giovani forti nella fede”
Lahore (AsiaNews) – Con una solenne celebrazione eucaristica l’arcidiocesi di Lahore ha chiuso oggi la fase diocesana del processo per il riconoscimento del martirio di Akash Bashir, un giovane pachistano morto a 20 anni per aver cercato di proteggere gli altri fedeli fuori dalla chiesa di San Giovanni a Youhanabad nel giorno della strage islamista che esattamente nove anni fa colpì questa parrocchia cattolica e una vicina chiesa protestante, lasciando dietro di sé decine di morti e feriti.
Bashir è il primo cattolico pachistano avviato come servo di Dio verso l’onore degli altari: la sua vita cristiana, scandita dal servizio agli altri nel gruppo giovanile animato dai salesiani a Lahore, è stata esaminata negli ultimi due anni dal tribunale diocesano per le cause dei santi, che nelle sue 38 sedute ha stabilito che il gesto di grande coraggio da lui compiuto il 15 marzo 2015 è il frutto di una vita intera spesa testimoniando in maniera eroica le virtù cristiane. Ora – come prescrive il diritto canonico – gli atti del processo di beatificazione verranno inviati a Roma dove l’indagine proseguirà presso il Dicastero per le cause dei santi.
La liturgia di oggi, presieduta dall’arcivescovo mons. Sebastian Francis Shaw, è stata concelebrata dal nunzio apostolico mons. Germano Penemote e da una quarantina di altri sacerdoti. Al rito, insieme a centinaia di fedeli, erano presenti anche i genitori di Akash Bashir e gli amici che insieme a lui curavano il servizio di sicurezza per la celebrazione quella tragica mattina del 15 marzo 2015.
Nell’omelia l’arcivescovo Shaw ha espressamente ringraziato i genitori del servo di Dio per l’educazione cristiana trasmessa ad Akash. “Preghiamo perché doni questa grazia a tutti i genitori – ha commentato – affinché crescano giovani pacifici e forti nella loro fede”.
“La sua umiltà, la sua vita semplice e la sua determinazione – ha detto da parte sua il nunzio apostolico mons. Penemote – sono fonte di coraggio per tutti noi. Sappiamo che è difficile condurre una vita cristiana nel nostro ambiente. Akash è stato un esempio potente per i giovani. Rimarrà vivo nella nostra vita e nella nostra Chiesa”.
Fonte : Asia