Il gruppo estremista prevede il rilascio di ostaggi israeliani, anche donne-soldato, a fronte di una tregua e della liberazione di un migliaio di detenuti dalle carceri. Smotrich attacca la Casa Bianca per le sanzioni ai coloni. Gideon Sa’ar lascia l’alleanza centrista di Gantz, indebolendo l’alternativa a Netanyahu. La polizia vieta l’ingresso ad al-Aqsa anche ad alcune donne e anziani per la preghiera.
Gerusalemme (AsiaNews) – Nella guerra a Gaza, al rumore assordante delle armi si alterna – almeno dietro le quinte – il silenzioso tentativo della diplomazia di mediare nel tentativo di giungere a un cessate il fuoco per alleviare le sofferenze della popolazione della Striscia. Al riguardo è di queste ore la notizia, rilanciata dalla Reuters, di una proposta di cessate il fuoco avanzata da Hamas ai mediatori e agli Stati Uniti che prevede il rilascio degli ostaggi israeliani in cambio della liberazione di prigionieri palestinesi. Di questi, almeno un centinaio condannato alla pena capitale.
Hamas ha dichiarato che il rilascio includerebbe donne, bambini, anziani e ostaggi malati in cambio della liberazione di circa un migliaio di palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane. I miliziani che controllano la Striscia aprono anche al rilascio di “reclute femminili” con riferimento alle soldatesse dell’esercito israeliano (Idf) sequestrate. Tuttavia, ancora ieri dall’ufficio del premier Benjamin Netanyahu arrivava un secco rifiuto della proposta di tregua, perché si basa ancora su “richieste irrealistiche” come le definisce il gabinetto di guerra israeliano. Oggi è prevista una nuova riunione, così come un nuovo vertice del gabinetto di sicurezza allargato, anche se appare difficile un cambiamento improvviso di rotta da pare dei vertici dello Stato ebraico.
Egitto e Qatar hanno cercato di ridurre le distanze tra Israele e Hamas sui requisiti per un cessate il fuoco, anche per alleviare le sofferenze della popolazione della Striscia, un quarto della quale vive in condizioni di carestia. Se, da Doha, non giungono commenti sui negoziati, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha detto che fra gli obiettivi vi è quello di aumentare le consegne di aiuti e permettere agli sfollati nel sud e nel centro dell’enclave palestinese di tornare a nord.
A febbraio Israele aveva respinto una proposta di tregua da parte di Hamas, rifiutandosi di fermare la macchina bellica sino alla completa distruzione di Hamas; un obiettivo peraltro definito irrealistico da più di un osservatore internazionale. In base all’ultima proposta avanzata dal gruppo estremista, che controlla la Striscia dal 2006, vi è la possibilità di fissare una data per un cessate il fuoco permanente dopo lo scambio iniziale di ostaggi e prigionieri, unita al termine ultimo per il ritiro di Israele da Gaza. Il gruppo ha affermato che tutti i detenuti di entrambe le parti sarebbero stati rilasciati in una seconda fase del piano.
Intanto torna a infiammarsi lo scontro (verbale) fra Stati Uniti e Israele, alimentato dalla decisione di Washington di adottare nuove sanzioni contro tre coloni e due avamposti illegali, che seguono un provvedimento analogo a febbraio contro quattro coloni colpevoli di violenze in Cisgiordania. Per il ministro delle Finanze – e leader di estrema destra – Bezalel Smotrich il provvedimento è un tentativo di “eliminare i coloni”, una capitolazione della Casa Bianca alla “campagna Bds (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) e un via libera allo “Stato terroristico palestinese”. “Il governo di Israele – ha concluso Smotrich – è al fianco degli insediamenti, questi passi sono totalmente inaccettabili e lotteremo per abolirli”.
Intanto migliaia di agenti stanno pattugliando le vie della città vecchia e gli accessi alla Spianata delle moschee, nel primo venerdì di preghiera del tempo di Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera islamico. Secondo alcune fonti sarebbero almeno 80mila fedeli avrebbero raggiunto la moschea di al-Aqsa, a dispetto delle forti restrizioni imposte dalla polizia israeliana. Ciononostante, le forze di sicurezza hanno impedito ad altre migliaia provenienti dalla Cisgiordania l’ingresso, comprese donne e anziani. Secondo fonti palestinesi, in molti sarebbero stati respinti perché privi dei “permessi di preghiera”. “Mi hanno detto di tornare indietro” racconta un uomo originario di Betlemme. “Ho 90 anni – ha aggiunto, rivolgendosi agli agenti – qual è il tuo problema con me?”.
Infine, anche sul fronte interno israeliano – dove si moltiplicano le proteste per la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas e per le dimissioni del premier Netanyahu – si registrano movimenti che sembrerebbero rafforzare la posizione del capo del governo. Ieri, infatti, il partito Nuova speranza guidato da Gideon Sa’ar ha lascato il blocco di Unità nazionale al quale aveva aderito in precedenza per sostenere dall’esterno l’esecutivo. Una mossa a sorpresa da parte dell’ex esponente del Likud, fra le prime defezioni di spicco del partito del primo ministro ma che sembra oggi tornare sotto l’ala di Netanyahu. E che, aspetto più rilevante, sembra rendere ininfluente la presenza di Benny Gantz per la tenuta del gabinetto di guerra, nonostante il consistente sostegno popolare di cui gode al momento l’ex generale ed esponente del centro-destra.
Fonte : Asia