Techno: perché è diventata patrimonio dell’Unesco

La techno è diventata patrimonio immateriale dell’umanità. Lo ha deciso l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, che ha inserito la scena techno di Berlino nell’elenco dei patrimoni culturali, includendo non solo la musica in sé, ma l’intera rete di club, rave e street parade che animano la capitale della Germania.

La Germania fa entrare così la musica techno tra le tradizioni culturali protette dalle Nazioni Unite, che comprendono attività legate alla creatività e alle tradizioni umane, tramandate tra le generazioni e in continua evoluzione, tra cui pratiche, rituali, conoscenze, abilità e arti performative come la musica, la danza e il teatro.

Il riconoscimento è stato possibile grazie all’iniziativa portata avanti dalla Clubcommission di Berlino, una rete di club e musicisti techno della città, che ha presentato domanda all’Organizzazione nel 2022. Dopo meno di due anni, l’Unesco ha riconosciuto il contributo cardine dato dalla scena techno all’identità culturale di Berlino come degno di protezione e sostegno. È la prima volta che la musica elettronica e i suoi valori vengono inseriti nella lista dell’Unesco.

Il valore della techno

La scena techno si distacca completamente dal semplice circuito delle discoteche e delle feste, proponendo non solo uno spazio dove ballare, ma una cultura del rispetto, della valorizzazione delle diversità, della consapevolezza, della collaborazione, della solidarietà e dell’innovazione. La scena techno recupera e valorizza gli spazi urbani industrializzati e crea comunità libere e sicure dove ogni persona viene accolta allo stesso modo a prescindere da genere, etnia, orientamento sessuale, età o provenienza geografica.

“La techno è diventata un rifugio per le persone emarginate e c’è una naturale attrazione per Berlino come uno spazio libero e sicuro per chi proviene da contesti illiberali, autoritari o meno permissivi”, ha detto Peter Kirn, produttore di musica techno di Berlino, in una dichiarazione riportata dal Guardian, per sottolineare l’importanza sociale assunta dalla scena techno nella città.

L’idea di inserire la techno nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità è nata nel 2014 dal matematico e musicologo Hans Cousto. Solo otto anni più tardi, il fondatore della LoveParade, la prima e più importante manifestazione di techno nelle strade cittadine al mondo, Dr Motte e il team dell’organizzazione no profit Rave the planet, che organizza rave partecipati da oltre 300 mila persone, hanno presentato ufficialmente la domanda nel 2022.

Fonte : Wired