Cosa c’è nel rapporto della Commissione italiana che ha studiato l’impatto dell’IA sull’informazione

Dopo aver assistito, con particolare inquietudine, alla rapida ascesa dell’intelligenza artificiale generativa – che nelle mani sbagliate può diventare un potente strumento per diffondere disinformazione e contenuti tossici per la società e le democrazie – la politica sta ora cercando di adottare, altrettanto velocemente, norme adeguate allo sviluppo e all’utilizzo dell’IA.

Il Parlamento europeo ha apprvato l’AI Act, l’insieme di norme più avanzato al mondo sull’intelligenza artificiale. E l’Italia, nel rispetto delle nuove regole europee, sta pensando a una via tricolore all’intelligenza artificiale.

“Il governo sta predisponendo un provvedimento di legge che ha come obiettivo quello di stabilire alcuni principi, determinare le regole complementari a quelle del regolamento europeo che è in via di approvazione e individuare le misure più efficaci per stimolare il nostro tessuto produttivo” ha detto Giorgia Meloni nel corso del convegno “L’intelligenza artificiale per l’Italia” che si è svolto ieri a Roma. La premier ha anche promesso un investimento di un miliardo di euro su questa tecnologia, “grazie all’impegno di Cdp Venture Capital”.

Nel futuro disegno di legge sull’IA, che il governo – stando alle dichiarazioni del sottosegretario con delega all’innovazione Butti – varerà entro i prossimi 15 giorni, confluirà anche il lavoro della Commissione IA per l’informazione presieduta da Padre Paolo Benanti

La Commissione IA per l’informazione – da non confondere con il Comitato di coordinamento per l’intelligenza artificiale messo insieme proprio dal sottosegretario Alessio Butti – è stata formata lo scorso ottobre dal sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini con l’intento di “studiare l’impatto dell’intelligenza artificiale nel settore dell’editoria e dell’informazione”. E di “portare alla luce – ha chiesto Barachini – opportunità e rischi legati all’IA, delineando perimetri etici e possibili sinergie a tutela dell’occupazione e del diritto d’autore”.

All’epoca il presidente della Commissione IA per l’informazione – che si è riunita per la prima volta il 24 ottobre 2023 – era Giuliano Amato. Quest’ultimo si è dimesso a gennaio scorso. Al suo posto Barachini ha nominato Padre Benanti, professore della Pontificia Università Gregoriana, esperto di etica delle tecnologie e unico italiano membro del Comitato sull’Intelligenza Artificiale delle Nazioni Unite.

Sotto la guida di Benanti, la Commissione ha prodotto un documento di 30 pagine sul delicato rapporto tra intelligenza artificiale e informazione, e sui provvedimenti necessari ad arginare derive pericolose, in particolare quelle fake news che oggi si possono creare in un istante con l’aiuto, per esempio, di ChatGpt.

Questa relazione è stata consegnata da Brachini alla premier Meloni.

“Dopo mesi di lavoro si è conclusa la prima fase di studio della Commissione IA per l’Informazione – ha detto Brachini – Ho consegnato la relazione al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a supporto della strategia del Governo per il G7 a presidenza italiana e del disegno di legge annunciato oggi dal premier sull’intelligenza artificiale, che conterrà alcune delle proposte della commissione guidata da Padre Benanti”.

Il rapporto della Commissione si articola in sette punti fondamentali, tra cui le proposte per tracciare l’attendibilità di una notizia – e determinare con assoluta certezza che sia stata scritta da un essere umano – e per difendere il diritto d’autore, in particolare tutti quei contenuti che le big tech potrebbero utilizzare impropriamente per addestrare le loro intelligenze artificiali generative. Così come avrebbe fatto OpenAI con i contenuti del New York Times, che ha fatto causa ai creatori di ChatGpt proprio per aver utilizzato senza permesso i testi prodotti dai suoi giornalisti.

La Commissione IA per l’informazione, dunque, ha in mente una sorta di marcatura da applicare ai contenuti digitali prodotti (anche) dai giornali italiani. Una specie di “filigrana” che possa mostrare informazioni chiave riguardanti un testo, come per esempio chi ha l’ha pubblicato e quando. In questo modo la fonte della notizia, nonché la paternità e la responsabilità editoriale, saranno legate in modo indissolubile alla notizia stessa.  

“Dobbiamo difendere il diritto d’autore, il volto di chi fa informazione e poi la marcatura temporale, perché è fondamentale sapere dove origina un contenuto e quando è stato creato per evitare le fake news” ha detto Barachini commentando il via libera del Parlamento europeo all’AI Act, e confermando dunque che la Commissione da lui creata ha dato indicazioni proprio su una marcatura che protegga il lavoro umano e la qualità delle informazioni.

Fonte : Repubblica