E se TikTok se lo comprassero Bobby Kotick e Sam Altman?

Negli Stati Uniti, la Camera ha approvato a larga maggioranza una legge che potrebbe portare al divieto di usare TikTok su suolo americano: la misura concede 6 mesi all’azienda cinese ByteDance per vendere il popolare social network, che altrimenti sarebbe bandito.

Il provvedimento si basa a grandi linee sulle medesime obiezioni mosse da Trump nel 2020, quando era presidente degli Stati Uniti: semplificando, TikTok è controllato dalla Cina e sarebbe una minaccia per “la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia degli Stati Uniti”; da presidente Trump emise un ordine esecutivo per (provare a) vietarne l’uso, salvo poi fare retromarcia in vista delle elezioni, avendo visto quanto la mossa fosse impopolare.

La posizione di TikTok: “Non siamo cinesi”

Quattro anni dopo, la risposta di TikTok è più o meno sempre la stessa: come hanno ribadito spesso (l’ultima volta durante la nostra visita al loro datacenter europeo), “TikTok non è cinese, e nemmeno ByteDance è in effetti cinese, perché ha sede legale alle Isole Cayman”. Questioni legali a parte, il succo è che “il nostro rapporto con loro (con ByteDance, ndr) è come quello che c’è fra YouTube e Google”, cioè quello di due aziende collegate ma che agiscono e operano in maniera separata; inoltre, il 60% di ByteDance è in mano a investitori internazionali, il 20% è controllato dai dipendenti e il restante 20% dai founder originari, “nessuno dei quali è membro del Partito Comunista Cinese”.

In relazione a questo specifico provvedimento, da TikTok ci hanno fatto notare che “questa operazione è stata condotta in segreto e il disegno di legge è stato portato avanti per un’unica ragione: bannare TikTok. Ci auspichiamo che il Senato (dove la legge dev’essere approvata per poter entrare in vigore, ndr) consideri i fatti, ascolti i propri elettori e comprenda l’impatto sull’economia, sulle 7 milioni di piccole imprese e sui 170 milioni di americani che utilizzano la nostra piattaforma”.

La retromarcia di Trump su TikTok

Fra questi milioni di americani è fra l’altro incluso il presidente Biden. Che, paradossalmente, con il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act sta cercando di fare quello che voleva fare Trump, suo avversario alle prossime elezioni, e che Trump adesso non vuole più fare. O forse sì, dipende dai giorni: in una recente conversazione con la CNBC, Trump ha detto di ritenere ancora che “TikTok sia una minaccia alla sicurezza nazionale”, ma che “se lo vieti, Facebook e altri, ma soprattutto Facebook, ne avranno un grande vantaggio. E penso che quelli di Facebook siano stati molto disonesti, penso che Facebook sia stato molto negativo per il nostro Paese, soprattutto quando si parla di elezioni”.

Insomma, nonostante che Meta sia americana, e che  lo slogan di Trump sia ancora lo storico “make American great again”, forse l’ex presidente preferisce TikTok ai social network di Zuckerberg. Qual è il motivo di questa ennesima giravolta di Trump? Lui non lo ha spiegato, ma è probabile che sia legato agli ingenti finanziamenti di Zuck alla campagna presidenziale di Biden nel 2020, raccontati in una sorta di documentario dall’inequivocabile titolo Rigged: The Zuckerberg Funded Plot to Defeat Donald Trump (è questo) e al timore che tutto possa ripetersi quest’anno.

Inoltre, non è da dimenticare il fatto che che uno dei principali investitori in TikTok sia il miliardario americano Jeff Yass, che è è anche un sostenitore (economico) della campagna di Trump per la rielezione.

L’offerta dell’ex CEO di Activision

Intanto, mentre dagli Stati Uniti arrivano indiscrezioni secondo cui Bobby Kotick, il discusso (e discutibile) ex CEO di Activision Blizzard, sarebbe pronto a fare un’offerta proprio per comprarsi TikTok, forse addirittura coinvolgendo Sam Altman e OpenAI, dalla Cina arriva la presa di posizione del ministero degli Esteri, per bocca del portavoce, Wang Wenbin: la messa al bando negli Usa dell’app “si ritorcerebbe inevitabilmente contro gli Stati Uniti”.

Di più: “Malgrado non abbia mai trovato prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale americana, Washington non ha mai smesso di reprimere TikTok”, con mosse “tipiche del bullismo”. Secondo Wang, “questo tipo di comportamento prepotente che non può vincere in una concorrenza leale interrompe la normale attività commerciale delle aziende, danneggia la fiducia degli investitori internazionali nell’ambiente degli investimenti e danneggia il normale ordine economico e commerciale internazionale”.

@capoema

Fonte : Repubblica