Cambiamenti, quelli legati alla digitalizzazione della salute, che richiedono investimenti adeguati. Sotto questo profilo, a che punto è l’Italia? “Ancora indietro rispetto a certi mercati, in Europa penso soprattutto all’Inghilterra e alla Germania”, la risposta di Paolo Borella, Founder & Managing partner di Vita Accelerator, “ma ha grandi opportunità perché ha un incredibile capitale umano e una grande capacità di fare ricerca”.
Di innovazione in oncologia hanno parlato Laura Evangelista, professore straordinario di Diagnostica per immagini all’Humanitas University, e Davide Placido, data scientist al Rigshospitalet di Copenhagen. La prima opera con i radiofarmaci, ovvero, ha spiegato, “farmaci che hanno una doppia anima: quella diagnostica, che ci permette di capire dove è presente la malattia, e quella terapeutica, secondo un profilo di medicina di precisione”. Il secondo, invece, ha collaborato allo sviluppo di un algoritmo che predice l’insorgere del cancro al pancreas: “abbiamo usato un modello di deep learning che ha consentito di individuare un gruppo di persone con un rischio più elevato, circa 100 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, candidabile per uno screening più dettagliato”, ha spiegato Placido.
L’innovazione, però, passa anche dallo sviluppo di soluzioni che vadano oltre il farmaco in sè. Nè è un esempio Catherine, “un avatar conversazionale capace di comprendere sia gli aspetti verbali che quelli non verbali della comunicazione”, ha spiegato Ernesto Di Iorio, Ceo di Questit, l’azienda che l’ha sviluppata. Questo avatar si interfaccia con minori che hanno già manifestato comportamenti indice di futuri problemi cardiovascolari ed offre loro consigli legati alla prevenzione. Lo stesso approccio beyond the pill di La mia voce, un’app sviluppata per i pazienti affetti da tumori della testa e del collo che hanno perso la capacità di parlare. “L’abbiamo sviluppata perché portasse con sé non il punto di vista dell’azienda, ma quello del paziente”, ha sottolineato Viviana Anniballi, Medical advisor oncology di Merck Italia. Pazienti come Roberto Persio, European patient advocate di Epag e consigliere nazionale di Favo e Ailar: “nella fase post chirurgica il paziente non è in grado di esprimere nemmeno i propri bisogni primari e cerca disperatamente degli strumenti per comunicare e questa app lo è”. Altro esempio è Voilà, personaggio sviluppato da Cerba Healthcare: “è un chatbot che parla con le persone attraverso WhatsApp, un sistema che rende molto semplice l’interazione del paziente con la struttura”, ha spiegato il Ceo Stefano Massaro.
“Stiamo vivendo un momento storico di grande quantità di dati, l’efficienza nella gestione dei quali si raggiune mettendo in sintonia il paziente con il medico ma anche con il ricercatore. In questo modo si crea qualcosa di straordinario”, la visione di Gianmario Verona, presidente della Fondazione Human Technopole.
Fonte : Wired