Case green, cosa cambia con la direttiva appena approvata dal parlamento europeo

Il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sull’Efficienza energetica degli edifici (Epbd), conosciuta anche come direttiva sulle “case green”, che ha l’ambizioso obiettivo di azzerare le emissioni dell’intero parco immobiliare europeo entro il 2050. È previsto che ogni stato invii un piano nazionale di ristrutturazione con l’indicazione della tabella di marcia e degli obiettivi da seguire. Il piano andrà approvato entro il 2026 e andrà aggiornato ogni 5 anni.

Le nuove regole

La novità più importante del testo riguarda le ristrutturazioni. Ogni stato membro, infatti, dovrà adottare un piano nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali: l’obiettivo è un taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Entro il 2050 tutto il settore residenziale dovrà essere a zero emissioni. I paesi potranno decidere su quali edifici concentrarsi. L’unico vincolo sarà garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni, ovvero quelli più energivori.

Oltre a questo la direttiva Epbd si concentra sull’eliminazione dell’uso di combustibili fossili nelle abitazioni, inclusa l’utilizzo delle caldaie a gas metano. Sebbene la data di divieto sia stata posticipata dal 2035 al 2040, già dal prossimo anno i paesi europei non potranno più offrire incentivi fiscali per l’acquisto o l’installazione di questi sistemi di riscaldamento. Gli apparecchi ibridi come quelli che combinano caldaie e pompe di calore con una centralina unica, saranno invece cruciali nel nuovo sistema di agevolazioni. Anche l’elettrificazione dei riscaldamenti e l’adozione delle pompe di calore saranno essenziali, sottolinea la direttiva. Queste tecnologie, ad esempio, saranno fondamentali per consentire l’uso di energie rinnovabili nei nuovi edifici a zero emissioni. Un’altro cambiamento riguardo i nuovi edifici costruiti nell’Unione Europea, è che dovranno essere tutti “solar-ready”, cioè predisposti per l’installazione di impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti. Per gli edifici già esistenti idonei, i pannelli solari dovranno essere installati gradualmente a partire dal 2027.

La situazione attuale

Secondo l’Istat, oltre l’82% degli edifici in Italia – 12 milioni sui 14,5 milioni totali – sono ad uso residenziale, mentre i restanti 2,5 milioni comprendono altre tipologie. La maggior parte di questi edifici ha un’età media avanzata: secondo l’Enea, quasi il 60% ha un’età media di 59 anni e presenta una scarsa classe energetica (classe G o E).

L’Ue ha già calcolato che quasi il 60% delle abitazioni europee richiede interventi di ristrutturazione entro il 2050. Mentre solo un quarto degli edifici già soddisfa i requisiti imposti dal nuovo regolamento, in particolare quelli recentemente costruiti. Ad esempio, secondo l’Enea, il 95% delle case costruite nel 2022 appartiene alla classe A in termini di efficienza energetica. Va detto, però che l’ultima versione della direttiva ha posto come criterio le medie di consumo degli edifici e non più la classe di efficienza dei singoli edifici.

Fonte : Wired