Nuovi arresti per le truffe online, gli esperti: ‘I centri stanno riaprendo in Cambogia’

Durante il fine settimana la polizia cambogiana ha preso in custodia centinaia di cittadini locali e stranieri. Nonostante Phnom Phen abbia lanciato da più di un anno un’operazione di contrasto al fenomeno, le truffe via internet continuano a fiorire in tutto il sud-est asiatico. Secondo gli osservatori i recenti rimpatri di cinesi dalle regioni settentrionali del Myanmar hanno costretto l’industria a sportarsi in altri luoghi.

Phnom Penh (AsiaNews) – C’è stata una nuova ondata di arresti nei centri che si dedicano alle truffe online nella provincia di Sihanoukville, in Cambogia: il dipartimento generale dell’immigrazione ha comunicato che durante il fine settimana sono stati presi in custodia 205 cittadini stranieri e 279 cittadini cambogiani. Una prima operazione è avvenuta presso l’ex Casinò Paradis Island: fermati 172 stranieri, di cui 109 vietnamiti, 54 tailandesi e nove cinesi. Di questi, 167 saranno espulsi, ha aggiunto il dipartimento generale dell’immigrazione. In una seconda operazione, invece, sono stati arrestati 279 cambogiani (di cui la maggior parte donne) e 28 stranieri provenienti dalla Cina e dal Myanmar.

In seguito alle incursioni, Sok Phal, presidente della commissione ministeriale per combattere la criminalità informatica, ha spiegato che le operazioni avvenute a Sihanoukville rientrano nella politica del governo di eliminare i centri di gioco d’azzardo illegali per permettere lo sviluppo della provincia a livello turistico. Secondo le informazioni condivise dal funzionario in conferenza stampa, negli ultimi tre mesi sono stati perquisiti più di 3mila siti che si occupano di attività informatiche illegali e sono state indagate più di 10mila persone.

La provincia zona di Sihanoukville è nota per le spiagge tropicali ma anche per ospitare diversi centri al cui interno persone vittime della tratta di esseri umani sono trattenute in condizioni di moderna schiavitù, obbligate a truffare via internet utenti stranieri. Il problema affligge in realtà diversi altri Paesi del sud-est asiatico, dalle Filippine al Myanmar alla Thailandia. Secondo un rapporto dello scorso anno dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, almeno 120mila persone sono trattenute nei centri per le truffe online in Myanmar e altre 100mila in Cambogia. 

Ma nonostante da più di un anno il governo di Phnom Penh abbia lanciato un’operazione per contrastare il problema, le truffe online non sono diminuite, hanno detto i gruppi di difesa dei diritti umani. Gli attivisti sostengono infatti che molti centri, dopo l’annuncio dell’operazione lanciata dal governo cambogiano a settembre 2022, si siano temporaneamente trasferiti per poi riaprire nuovamente le loro attività in Cambogia. 

Diversi operatori si erano spostati in Myanmar, dove, a causa del conflitto civile che imperversa nel Paese è spesso più facile introdurre stranieri e commettere truffe online, hanno raccontato alcune vittime che sono state liberate. La Cina, però, dopo aver mediato un cessate il fuoco tra le milizie etniche e l’esercito birmano (che dal 2021 combattono un sanguinoso conflitto civile) nello Stato Shan, ha cercato di contrastare il fenomeno nelle aree lungo i propri confini e riportare a casa i propri cittadini, che spesso sono vittime e carnefici. Nei mesi scorsi diversi boss cinesi coinvolti nel business delle truffe online sono stati arrestati. 

Tuttavia, secondo gli esperti, i recenti rimpatri da parte di Pechino, hanno semplicemente spinto i centri attivi a spostarsi dalle regioni settentrionali del Myanmar al confine con la Thailandia, in Laos e nuovamente in Cambogia. “Rapporti provenienti da numerose fonti sul campo a Sihanoukville confermano che l’industria è in crescita”, ha detto Jacob Sims, consulente tecnico dell’organizzazione anti-tratta International Justice Mission. I residenti di Sihanoukville hanno raccontato di essere stati testimoni dell’arrivo di centinaia di stranieri, che vengono trasferiti in centri prima abbandonati direttamente dall’aeroporto per mezzo di grandi autobus. “Si tratta di un’industria multimiliardaria”, ha continuato l’esperto. Suggerendo che il problema non è di facile risoluzione.

Fonte : Asia