Guardando alle città che hanno il numero assoluto più alto di taxi, ovvero Roma, Milano e Napoli, la distanza dall’ultimo aumento delle licenze si misura in decenni. Nella capitale è tutto fermo dal 2005, quando sindaco era Walter Veltroni, a Milano si va indietro al 2004, anche se l’attuale sindaco Beppe Sala ha chiesto alla Regione Lombardia 1.000 licenze in più, a Napoli addirittura al 1997, quando alla guida della città c’era Antonio Bassolino.
Il costo delle licenze
Le 270 licenze emesse a Milano nel 2004 non sono costate nulla alle persone cui sono state riconosciute. Lo stesso vale per le 80 rilasciate l’anno successivo a Palermo. A Napoli, nel 1997, i nuovi tassisti pagarono 7.500 lire (al cambio del 2001 si tratta di 3,75 euro, ndr) in marche da bollo. Non sempre, però, le autorizzazioni sono concesse a titolo gratuito. I comuni possono infatti decidere di introdurle a titolo oneroso, chiedendo cioè ai nuovi tassisti il versamento di una somma di denaro. Soldi che, in base alla cosiddetta legge Bersani del 2006, vengono così suddivisi: fino al 20% alle città, che li devono utilizzare per migliorare il servizio di trasporto pubblico, il resto ai tassisti.
Esatto, se si aumentano le licenze, scelta cui i tassisti si oppongono, e lo si fa a titolo oneroso, 80 centesimi per ogni euro finiscono nelle tasche di chi una licenza già la possiede. Si tratta, nello spirito, di una forma di indennizzo nei confronti degli operatori. Una proporzione che il governo Meloni ha recentemente alzato al 100%. Ma quanto hanno incassato, negli anni, i tassisti che hanno visto crescere la concorrenza?
Quando nel 2016 i 36 tassisti attivi a Reggio Emilia videro il comune aumentare a 60 il totale delle licenze, un incremento pari al 60%, si trovarono di fronte alla possibilità di incassare ciascuno 32mila euro. In realtà, spiegano dal comune, “il bando prevedeva alcune scontistiche. Inoltre, per alcune licenze è stata fatta richiesta di rateizzazione e durante l’emergenza Covid è stata concessa una proroga per il pagamento di una rata. Ad oggi, 23 licenze sono state pagate per intero, una è saldata al 90% e ha l’ultima rata in scadenza ad ottobre 2023”.
Bene, ma come viene determinato il costo di una licenza? Per calcolare i 175mila euro chiesti dal comune di Firenze nel 2016, spiegano da Palazzo Vecchio, si è partiti dal fatto che “il valore medio di trasferimento delle licenze nel 2014 e nel 2015 era di 250mila euro, ma imponendo l’elettrico abbiamo ritenuto di ridurre del 30%”. Si, una decina di anni fa acquistare una licenza da un tassista che voleva cessare l’attività costava 250mila euro, molto più di un appartamento. Il risultato dell’operazione è che, grazie all’aumento delle licenze, i tassisti fiorentini attivi prima del 2016 incassarono ciascuno 13.960 euro.
I taxi e gli Ncc
È possibile che alcuni comuni, di fronte alle resistenze dei tassisti all’aumento delle licenze, abbiano scelto di migliorare il servizio aumentando gli ncc? I dati sembrano suggerirlo. Questo perché ci sono alcune città nelle quali il numero di auto a noleggio con conducente superano quelle bianche tradizionali. Ecco il dettaglio.
Ma è davvero così? Il ricorso agli ncc, in altre parole, supplisce la difficoltà di aumentare il numero di taxi? Non necessariamente. Valga il caso di Ravenna, dove convivono 24 tassisti e 52 ncc. La nascita del servizio di noleggio con conducente “risale agli anni ‘70, quando Enrico Mattei insediò qui uno stabilimento Enichem e il porto di Ravenna diventò di primaria importanza. Allora nacque l’esigenza di un servizio dedicato ai dirigenti e agli ospiti dell’azienda”, spiega a Wired l’assessora allo Sviluppo economico Annagiulia Randi. In tutto questo, prosegue, i tassisti “hanno sempre detto no all’aumento delle licenze, che dal 2006 è rimasto tale”.
Fonte : Wired