(Nel video Emanuele Filiberto a Verissimo)
A un mese dalla morte del papà, Emanuele Filiberto ripercorre a Verissimo gli ultimi momenti trascorsi insieme e racconta il dolore e le difficoltà di questo momento. “La vita continua, hai delle responsabilità, tua madre, le tue figlie, tua moglie, e quindi deve continuare” ha detto, parlando in particolare della preoccupazione di tutti per la mamma: “Siamo tutti intorno a lei, sono dei momenti così. Ha tanto amore intorno, tante persone, la famiglia, e credo che anche lei poco a poco si riprenderà. Siamo tutti lì per dirle che deve andare avanti e avere forza”.
Vittorio Emanuele è morto in ospedale: “Eravamo tutti con lui, per tre settimane – ricorda – Abbiamo potuto parlargli giorno e notte, ed è arrivato questo giorno dove ne ha avuto abbastanza di combattere. Ha combattuto tutta la vita e fino alla fine ho visto un vero leone. Ci siamo parlati molto in queste ultime settimane, sono stato in ospedale con lui, era totalmente lucido. Abbiamo riso, parlato di tante cose, dei sentimenti, della sua gioventù. Parlava molto anche di sua madre. Purtroppo si aspetta sempre all’ultimo per dire le cose belle e importanti, ma almeno ce le siamo detti”. Se n’è andato in un modo molto sereno: “Erano le 6 di mattina, era un po’ stanco, ha detto che voleva riposarsi, ha chiuso gli occhi ed è partito. Da due anni aveva vari problemi, era in carrozzina e poco a poco, a forza di non muoversi, si è spento. Non aveva nessuna malattia. È entrato in ospedale per un’infezione alla gamba e gli antibiotici che erano estremamente forti hanno curato la gamba ma compromesso il resto”.
Emanuele Filiberto ha parlato del loro rapporto: “Per me non era solo un padre, ma un amico, una guida, una persona che mi ha trasmesso le sue passioni. Avevamo una vera complicità. Era una persona veramente buona, era uguale con tutti, gentile, e teneva molto a un concetto che mi ha passato: l’amore e l’umiltà per la famiglia. Fino a 9 anni è stato cresciuto per diventare il re d’Italia, poi si è trovato in esilio in Portogallo, poi da solo con sua madre in esilio in Svizzera. Da giovane ha sofferto tantissimo. Mi ha dato tutto l’amore e se ho creato una famiglia è molto grazie a lui e a quello che ho potuto vedere della vita di mamma e papà”.
Gli attacchi dopo la morte
Nei giorni successivi alla morte ci sono stati diversi articoli e servizi televisivi che hanno sottolineato le ombre nella vita di Vittorio Emanuele, come la vicenda di Cavallo che scosse i Savoia e su cui è stato fatto un docufilm. Emanuele Filiberto su questo si è sfogato: “Ho trovato abbastanza disgustoso tutto quello che è successo. Non ci hanno lasciato nemmeno il tempo del lutto. Giornalisti e opinionisti come fossero San Pietro, a giudicare una persona che non avevano mai incontrato, a ritornare su queste cose spiegate e rispiegate mille volte. L’ho trovato brutto e triste, ma triste più per loro. Come ti viene in mente? Ho letto articoli a un giorno dalla sua morte totalmente inutili”. E sull’omicidio di Cavallo: “Per lui, come per noi, è stato un problema giudicato dalle Assise di Parigi ed è stato archiviato, ma non così, perché per 13 anni siamo riusciti a dimostrare dalla balistica che non era lui. Rivedere questo documentario e vedere come l’hanno chiuso, dicendo che c’era una confessione, è stata una cosa totalmente idiota. Credo che ognuno debba fare il proprio mestiere, ci sono i giudici che si occupano di questo. Su questa cosa non ha sofferto perché lui era certo di quello che era successo – ha spiegato – e si è dimostrato in 13 anni di indagine con dei professionisti in ogni campo. Ha sofferto per la fiducia che ha dato alla persona che ha fatto il documentario, purtroppo è il mondo di una certa parte di giornalisti”.
Fonte : Today