Grazie all’assurdità di Salvini saremo la Corea del Nord della sicurezza stradale

Sembravano un brutto scherzo e invece il pacchetto di modifiche al Codice della Strada inventate dal ministero di Matteo Salvini inizieranno il loro iter parlamentare per essere approvate e modificare la legge che decide come ci dobbiamo comportare quando siamo in auto, in moto, in bici, in monopattino, ma anche a piedi.

Vogliamo diventare ancora peggiori

Una serie di modifiche illogiche che vanno in direzione radicalmente contraria rispetto a tutte le tendenze, gli studi e le buone pratiche internazionali: invece di rendere il Codice della Strada più simile a quello degli altri paesi occidentali, l’Italia procede all’opposto. 

E pensare che la nostra nazione già oggi totalizza record negativi nel comparto della mobilità che fanno vergognare: il paese più motorizzato, il paese con il maggior numero di morti, il paese con il maggior numero di feriti, il paese con il maggior numero di mq di spazio pubblico nelle città destinato a parcheggio, il paese dove la bici è usata meno per gli spostamenti di lavoro, il paese dove i mezzi del trasporto pubblico locale è più deficitario proprio perché intrappolato nel traffico delle lamiere delle auto private. La riforma di Salvini fotografa un paese che è agli ultimi posti e lotta strenuamente per restarci, per non migliorare, anzi per peggiorare la propria posizione. 

Invece di puntare tutto a migliorare i treni locali destinati ai pendolari, ridotti in condizioni disastrose, Matteo Salvini sembra puntare allo smembramento di ogni tentativo di salvaguardare la sicurezza stradale che – ogni dato ufficiale lo ribadisce – deve avere come primo obiettivo quello della riduzione della velocità sia in città che fuori città.

Le incredibili misure del nuovo Codice della Strada

Grazie alle nuove norme proposte dal Ministero delle Infrastrutture invece non si potranno praticamente più realizzare zone 30 (benché siano ormai la norma in tutte le città occidentali), non si potranno realizzare liberamente delle piste ciclabili, si tornerà alla follia tutta italiana delle piste ciclo pedonali spingendo le bici a passare sul marciapiede in mezzo ai pedoni pur di non lasciare loro spazio sulla strada che secondo la visione salviniana deve essere tutta appannaggio delle macchine. Sarà resa più difficile la realizzazione delle “case avanzate” (ovvero quei “polmoni” disegnati in segnaletica orizzontale che consentono alle bici di attendere il verde davanti alle auto ferme ma dietro al segnale di stop), sarà assai più complicato realizzare nuove isole pedonali, nuove zone a traffico limitato, sarà un incubo burocratico per i sindaci installare nuovi autovelox nonostante sia dimostrato come la loro presenza – magari antipatica per qualcuno – sia un autentico salvavita; nelle aree con limite sotto i 50 kmh poi sarà proprio vietato metterli così sarà impossibile far rispettare le sparute zone 30 esistenti. Gli automobilisti acquisiranno ancor di più un senso di impunità che avrà conseguenze facilmente prevedibili. Di più: sarà più difficile multare chi supera i limiti di velocità e multare chi entra con l’auto nelle isole pedonali. Gli automobilisti saranno paradossalmente incentivati a violare con maggior frequenza le regole su tutti i fronti. Corsie ciclabili leggere e doppi sensi ciclabili saranno ostacolati in maniera così meschina da evidenziare un tentativo da parte del governo di stroncare di netto la mobilità ciclabile mentre tutto il mondo evoluto la sta incentivando con ogni mezzo (chissà cosa ne pensa la fiorente industria italiana della bici, che verrà gettata in una crisi industriale e occupazionale). 

Nel dispositivo si ipotizzano perfino misure surreali come l’obbligo di casco, di assicurazione o di giubbetto catarifrangenti sulle bici: norme oltre ogni soglia del ridicolo, proposte esclusivamente per ritorsione e cattiveria contro chi decide di spostarsi in maniera sostenibile. 

L’Italia diventa la Corea del Nord della sicurezza stradale

Ribadiamolo: sembra uno scherzo ma è tutto maledettamente serio. Provvedimenti che non solo fanno ripiombare l’Italia indietro di almeno 40 anni, ma che scavano un abisso tra noi e gli altri paesi europei e occidentali che stanno percorrendo un percorso esattamente inverso. Un paese che si isola e si chiama fuori dal contesto occidentale, come una Corea del Nord della mobilità, del traffico. Un medioevo della sicurezza stradale che, per forza di cose, genererà morti, feriti, genitori che piangeranno figli e figli che piangeranno genitori. Senza contare l’umiliazione a cui saranno sottoposti i sindaci: su tutta una serie di scelte avranno le mani legate e gli sarà di fatto impedito di mantenere la sicurezza nelle strade frequentate dai cittadini o di incrementarla progressivamente come stanno facendo con impegno tutti i sindaci d’Europa.

Il nuovo “Codice della Strage”. La mobilitazione

Esperti, docenti, attivisti, associazioni e semplici cittadini sono esterrafatti a tal punto da aver chiamato la nuova riforma “Il Codice della Strage”. Dal 9 marzo al 12 marzo sono in corso mobilitazioni in tutta Italia con sit-in, manifestazioni e momenti di approfondimento. 

In Italia negli ultimi 10 anni sono morte ammazzate 30mila persone nel traffico. Senza contare le centinaia di migliaia di decessi attribuibili all’inquinamento che le auto provocano. Nei prossimi 10 anni se passeranno queste misure le statistiche non potranno che peggiorare: una strage di stato.

Fonte : Today