Chi è Giovanni Sartori, l’uomo che ha costruito il Bologna che sogna la Champions: la carriera e il metodo

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È Giovanni Sartori il deus ex machina del Bologna che sogna la Champions League. Si parla spesso dei dirigenti come gli uomini che ‘lavorano nell’ombra’ e il responsabile dell’area tecnica è uno che nella sua carriera non si è mai preso nessun merito nonostante le lodi tessute da chi lo conosce o sa in che modo lavora.

Sartori è sempre lontano dai riflettori, è un dirigente silenzioso ma i suoi risultati parlano in maniera chiara e precisa: è stato dirigente del ‘Chievo dei miracoli’, poi ha costruito l’Atalanta europea e ora sta facendo spiccare il volo al Bologna, che torna a respirare aria di Europa dopo molti anni (nel 2002 l’ultima partecipazione alla Coppa Intertoto Uefa).

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Chi è Giovanni Sartori

È stato un calciatore professionista dalla seconda metà degli anni ’70 fino a fine anni ’80, vestendo le maglie di Milan, Venezia, Udinese e Sampdoria tra le altre; e dopo aver concluso la carriera agonistica al Chievo Verona, è stato per oltre vent’anni direttore sportivo della squadra clivense.

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A credere per primo nell’ex attaccante del Milan della Stella è Luigi Campedelli, che gli affida la gestione del Chievo: il volo è incredibile, dalla Serie C ai preliminari di Champions, con annate da favola e calciatori del calibro di Barzagli, Perrotta, Legrottaglie, Corradi e Amauri. Nel 2014 andò via e qualche anno dopo, in un’intervista al Corriere dello Sport, disse “per il Chievo avevo rinunciato a proposte importanti anche di club di prima fascia pronti a garantire quattro volte quello che prendevo. Per anni aveva deciso il cuore, poi sono successe cose e ho accettato. La verità è che al Chievo facevo ormai parte dell’arredamento”.

All’Atalanta fa un lavoro pazzesco, trasforma da squadra che navigava sempre tra la A e la B in ambiziosa realtà del nostro calcio con ambizioni europee. A Bergamo oltre al lavoro incredibile del vivaio si unisce anche la sua conoscenza del mercato: arrivano calciatori com Cristante, de Roon, Kulusevski, Romero, Malinovskyi, Gosens, Koopmeiners e tanti altri che arricchiscono le casse nerazzurre e permettono alla Dea di alzare l’asticella anno dopo anno

Il Bologna è storia del presente.

Sartori ai tempi dell'Atalanta.

Sartori ai tempi dell’Atalanta.

Il presidente Joey Saputo, stufo di bilanci in rosso, ha scelto di chiudere con Riccardo Bigon e si è affidato a Sartori. Il metodo di lavoro tenuto a Bologna è simile ai precedenti e ha dato la scossa necessaria che serviva per aumentare la portata degli investimenti: se fino al 2022 la media della somma spesa per ogni acquisto si aggirava sui 2.5/3 milioni, dall’arrivo di Sartori è salita a 12 milioni.

Nell’estate 2022 erano arrivati Cambiaso in prestito e poi Lykogiannis, Lucumí, Posch, Ferguson, Moro e Zirkzee con le cessioni eccellenti, come quelle di Theate al Rennes, di Hickey al Brentford e di Svanberg al Wolfsburg, ma nessuna partenza ha creato problemi al progetto del Bologna così com’è accaduto quest’anno quando sono andati via Dominguez, Schouten e Arnautovic all’Inter e sono arrivati Beukema, Calafiori, Kristiansen, El Azzouzi, Fabbian, Freuler, Saelemaekers, Karlsson e Ndoye, fino a Castro e Odgaard nel mercato di gennaio.

Un giovane Giovanni Sartori al Chievo Verona.

Un giovane Giovanni Sartori al Chievo Verona.

Il ‘Metodo Sartori’

In un’intervista di qualche tempo fa disse: “Come scelgo i giocatori? Non ho WhatsApp. Guardo 90 partite dal vivo all’anno. Le nuove tecnologie sono un ottimo strumento e le utilizzo tranquillamente, ma per età e convinzione resto un cultore del live: ai tempi dell’Atalanta vedevo 200 partite l’anno sul posto”.

Sartori è un personaggio riservato, raramente rilascia dichiarazioni alla stampa: una conferenza stampa alla fine di ogni sessione di mercato e qualche sporadica intervista esclusiva sono tutto ciò che offre, per il resto fa parlare gli altri.

Il lavoro è un connubio mix di cose, visto che insieme al direttore sportivo Marco Di Vaio e ai suoi dodici collaboratori, che sono gli stessi che aveva a Verona e Bergamo e che ha voluto portare anche a Bologna, fa ampio uso di piattaforme (come Wyscout) per analizzare i dati dei calciatori osservati e metterli a confronto con i video ma l’ultima parola deve sempre averla il suo occhio. Preferisce ancora l’uomo all’algoritmo, diciamo così.

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I linea generale, si lavora con diverse scelte per ogni ruolo (tra 8 e 10 nomi) e poi si fanno delle valutazioni di diversi tipi, dalle differenze nelle qualità a quelle di livello economico: naturalmente c’è anche un passaggio con l’allenatore per valutare quale sia il calciatore con le caratteristiche più adatte all’idea di gioco. Un lavoro di squadra a 360°.

Giovanni Sartori lavora, osserva e non dimentica niente. E se il Bologna, come sembra, tornerà in Europa dopo più dì vent’anni, allora saremo di fronte all’ennesimo capolavoro di uno dei migliori dirigenti della storia del calcio italiano.

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Fonte : Fanpage