Gli Stati Uniti minacciano i cinesi: “TikTok potrebbe non funzionare più”

L’era di TikTok negli Stati Uniti potrebbe finire presto. La commissione per l’Energia e il Commercio della Camera degli Stati Uniti ha approvato il 7 marzo all’unanimità un disegno di legge che chiede alla società ByteDance, la holding di Pechino che ne è proprietaria, di scegliere se vendere questa sua controllata internazionale agli investitori occidentali, pena il ban dell’app nel Paese che conta oltre 170 milioni di utenti. La bozza concede anche all’azienda cinese un lasso di tempo di 180 giorni per cedere la sua partecipazione in TikTok. La proposta di legge votata in Commissione ora deve essere approvata dall’intera assemblea e poi deve passare al Senato.

TikTok è finita nel mirino dei legislatori statunitensi perché rappresenterebbe una minaccia per la sicurezza nazionale del Paese. I funzionari statunitensi sostengono infatti che Pechino potrebbe accedere ai dati personali dei 170 milioni di americani che utilizzano TikTok a causa delle leggi cinesi, che impongono alle società nazionali di fornire informazioni al governo. Per rispondere alle preoccupazioni dei legislatori e rimanere attivo sul suolo statunitense, TikTok lo scorso anno ha investito 1,5 miliardi di dollari nel “Progetto Texas”, una ristrutturazione aziendale progettata per isolare i dati degli utenti statunitensi dalla Cina. Ma a nulla sono serviti i provvedimenti dell’azienda per placare la furia del Congresso. 

“Un pallone spia nel vostro telefono”: perché TikTok fa paura

“Questa proposta di legge è un vero e proprio divieto di TikTok, per quanto gli autori cerchino di mascherarlo”, ha dichiarato la società su X, evidenziando anche la capacità dell’app di creare posti di lavoro. Nelle ore precedenti il ​​voto, TikTok ha lanciato una vera e propria protesta digitale: “BLOCCATE LO SHUTDOWN DI TIKTOK: il Congresso vuole mettere al bando TikTok. Fatevi sentire ora, prima che il vostro governo strappi a 170 milioni di americani il loro diritto costituzionale alla libertà d’espressione”. Con questo messaggio apparso sull’app utilizzata dagli utenti statunitensi, la società ha mobilitato i suoi numerosi iscritti a telefonare in massa ai rappresentanti dei loro collegi in Congresso per chiedere di non privarli del social network e quindi della loro libertà di espressione. Risultato? Il centralino è andato in tilt. 

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Una mossa che, per la società cinese, potrebbe rivelarsi controproducente durante il voto al Senato; la Camera, guidata dallo speaker repubblicano Mike Johnson, avrà invece pochi problemi a far passare la norma. A fare da ago della bilancia è il sostegno esplicito della la Casa Bianca, che avrebbe fornito ai legislatori assistenza tecnica durante la stesura del disegno.

Ma uno stato democratico può davvero vietare TikTok? 

Questo nonostante l’uso della piattaforma da parte del presidente Joe Biden, che se ne è servito per la sua campagna elettorale. Pensare che è proprio sul suo approccio duro nei confronti della Cina che l’attuale inquilino della Casa Bianca sta puntando per ottenere un secondo mandato. Più netta, invece, è la posizione del suo sfidante. Donald Trump, in un post sul suo social Truth, ha espresso le sue preferenze, tutte a favore del social cinese. “Se si elimina TikTok, Facebook e Zuckerschmuck raddoppieranno il loro business. Non voglio che Facebook, che ha barato alle ultime elezioni, vada meglio. Sono un vero nemico del popolo!”.

La sfida è ancora aperta e il Ceo di TikTok, il singaporiano Shou Zi Chew che è apparso per la prima volta di fronte al Congresso Usa rispondendo a domande insistenti sulla natura dei suoi rapporti con il Partito comunista cinese, può ancora sperare. 

Fonte : Today