Doveva essere una candidatura online come tante altre, invece si è trasformata in una frustrazione generazionale. Tutto a causa di un malfunzionamento informatico che ha impedito a decine di giovani italiani di candidarsi al servizio civile internazionale, e provare a realizzare il proprio sogno di fare volontariato all’estero. Quella che state per leggere è una storia personale e allo stesso tempo collettiva, e riguarda le carenze infrastrutturali del nostro Belpaese e le lacune del servizio pubblico. Una storia che, per fortuna ha avuto un lieto fine. Ma partiamo dall’inizio.
C’era una volta il bando per il Servizio civile universale, pubblicato a dicembre 2023 e con scadenza fissata originariamente per lo scorso 15 febbraio (questa la pagina dedicata del sito ufficiale del Dipartimento, che fa capo al ministero per lo Sport e i giovani guidato da Andrea Abodi). In palio 51.132 posti per operatori volontari in Italia (suddivisi tra 2.023 progetti) e 1.104 all’estero (per 160 progetti). Per chi non ne avesse mai sentito parlare, il Servizio civile è in estrema sintesi uno schema di volontariato finanziato dal governo italiano per permettere ai giovani di mettersi al servizio del prossimo partecipando a progetti di volontariato in Italia e nel mondo (storicamente nasce dall’obiezione di coscienza contro la leva militare obbligatoria).
Sito irraggiungibile
La scadenza del 15 febbraio era quella originaria ma poi, per qualche motivo (forse lo scarso numero di candidature raccolte), la data di chiusura del bando è poi stata posticipata al 22 febbraio, ore 14, con le domande da presentarsi tramite l’apposita piattaforma chiamata Domanda online (DoL).
E qui sono iniziati i problemi, per me e per un numero imprecisato di altri candidati volontari (o “civilisti”, come si dice nel gergo). Sì, perché già dal pomeriggio del 21 febbraio (ma stando a diverse testimonianze addirittura dal giorno precedente) la piattaforma DoL era in down, completamente irraggiungibile. Sito inaccessibile almeno nei seguenti orari, quando ho compiuto altrettanti tentativi di caricare la mia domanda: dalle 16:30 alle 19, poi dalle 21 alle 02:30 di notte, quindi alle 03:30, alle 05:30 e ancora alle 07:30 del giorno seguente, l’ultimo utile per presentare le candidature. La situazione è poi rimasta invariata anche per tutte le ore successive, fino allo scoccare delle fatidiche ore 14.
Ma per quel momento, i centralini e gli indirizzi mail dell’intero dipartimento erano stati letteralmente intasati dalle chiamate e dai messaggi di tantissime persone che stavano sperimentando il medesimo disservizio: non sono state diffuse cifre precise, ma è verosimile che si sia trattato di diverse centinaia di ragazze e ragazzi inferociti, per molti dei quali il bando 2023 rappresentava l’ultima occasione (si può fare domanda per il Servizio civile solo fino ai 29 anni non compiuti). Subissate dalle lamentele e dalle segnalazioni del guasto tecnico, le autorità del Dipartimento hanno a quel punto deciso di prorogare ulteriormente i termini della scadenza per la presentazione delle candidature: di 6 ore, dalle 14 alle 20 dello stesso giorno, 22 febbraio. Non molte ma sufficienti per chi se ne fosse accorto in tempo, di inviare la fatidica candidatura.
Frustrazione collettiva
Come tutti gli altri protagonisti di questa brutta storia, dunque, ho passato anche quel pomeriggio attaccato allo schermo per tentare di centrare la nuova deadline, sperando che in quella risicata finestra temporale i tecnici del ministero potessero risolvere il problema. Ma purtroppo non è stato così e dunque no, nemmeno alle 20 la piattaforma DoL era tornata accessibile, nemmeno per qualche minuto. Non per me, quantomeno, né per i miei sventurati “colleghi”. Sono in contatto con almeno una trentina di persone che hanno avuto lo stesso problema, ma con ogni probabilità il numero totale è molto superiore, e purtroppo in questi casi è difficile raggiungere tutti i soggetti danneggiati.
Tuttavia, per un certo numero (che voglio supporre essere più ampio) di altri candidati civilisti il sito dev’essere tornato raggiungibile ad un certo punto del pomeriggio, permettendo loro di registrare la propria domanda. Questo, almeno, se vogliamo dare credito alla risposta che io e altri sfortunati abbiamo ricevuto per mail il giorno seguente, di cui vedete lo screen qui sotto.
Il messaggio sembra essere: finché eravate in molti a insistere, vi abbiamo accontentato; ma visto che siete rimasti in pochi a riscontrare ancora problemi, la proroga non verrà estesa e voi non potete farci nulla. “Se sono le stesse istituzioni a cui facciamo affidamento a diventare la causa di esclusione e di disparità, allora noi giovani a chi dovremmo rivolgerci? Ci viene chiesto di essere coraggiosi e combattivi, ma di questa nostra lotta contro un sistema che non ci ascolta poiché ci reputa solo un piccolo gruppo di persone ‘marginali’ chi ne è testimone?”, è lo sfogo di Erika, che si trova nella mia stessa situazione. E il tenore è simile anche in altri messaggi nel gruppo WhatsApp che abbiamo creato per restare in contatto e provare a fare qualcosa. “Si lamentano sempre che i giovani di oggi sono disinteressati a tutto”, leggo in uno di questi, “ma sono loro i primi a non difendere i nostri diritti e darci pari possibilità”.
Insieme alle mie, dunque, le speranze di tante altre persone si sono irrimediabilmente infrante contro una schermata nera punteggiata di messaggi come “impossibile connettersi al server”. Un’altra riflessione di uno dei membri del gruppo è ancora più esplicita: “Sono amareggiato e deluso. Il Servizio civile era per me, in questo momento, una scelta importante sulla base della quale stavo riprogrammando il mio futuro. È inaccettabile che io non possa vivere questa esperienza, e che sia costretto a riprogrammare i miei piani per i prossimi anni, per via di un semplice disservizio. E come sempre gli enti preposti mostrano menefreghismo. Non ho più fiducia in questo Paese. Non ha nulla di buono da offrirmi”.
Concorda anche Nicole, la quale mi confessa che “da giovane italiana continuo a non sentirmi tutelata, ma soltanto parte di un sistema che non funziona. Questa mentalità deve cambiare, poiché se il sito web di una pubblica amministrazione non funziona”, allora almeno “deve essere data la possibilità di partecipare in altro modo o il problema deve essere comunque risolto”. Il risultato è che “di fronte a persone giovani volenterose di contribuire allo sviluppo del nostro Paese, la risposta sono sempre delle porte in faccia, delle non spiegazioni, oppure la speranza che si lasci correre, e che tutto possa continuare a non funzionare”.
La strada (incerta) dell’azione legale
Intendiamoci: potevamo prenderci per tempo e candidarci prima. Ma legalmente eravamo nel nostro pieno diritto di presentare la domanda fino all’ultimo, essendo i termini del bando aperti fino alle 13:59 (poi 19:59) del 22 febbraio. Tanto più che il disservizio è occorso sull’unico mezzo tecnico messo a disposizione dal Dipartimento per le politiche giovanili, responsabile del bando per il Servizio civile, il quale è dunque da ritenersi responsabile del (mal)funzionamento del sito e, in situazioni di forza maggiore, dell’offerta di soluzioni alternative che permettano di presentare ugualmente le candidature entro i termini prestabiliti dal bando (e dalle eventuali proroghe).
Come fatto notare da alcuni dei candidati rimasti esclusi, quanto avvenuto dovrebbe bastare di per sé a invalidare l’intera procedura, costituendo una base sufficiente per la riapertura dei termini del bando stesso. “La giurisprudenza è chiara nell’affermare che è illegittimo il diniego da parte della Pubblica amministrazione della riapertura dei termini per completare la domanda in caso di malfunzionamento della piattaforma telematica di gestione della procedura concorsuale”, recita una delle tante mail di protesta recapitate agli uffici responsabili del Dipartimento.
“In particolare”, continua il messaggio, “è necessario perlomeno consentire la presentazione della domanda con modalità cartacea o tramite vie alternative, in attivazione del cosiddetto dovere di soccorso procedimentale di cui all’articolo 6 della legge n. 241/1990”. Questo perché i rischi inerenti alle modalità di trasmissione della domanda sono in capo non ai candidati al concorso bensì al Dipartimento, che in questo caso “ha unilateralmente scelto il sistema informatico e ne ha imposto l’utilizzo ai partecipanti, non essendo concepibile che, per problematiche di tipo tecnico, sia ostacolato l’ordinario svolgimento dei rapporti tra privato e Pubblica amministrazione”.
Tuttavia, a niente sono valsi i numerosi appelli degli esclusi, nemmeno quelli di chi (come il sottoscritto) ha provato ad esortare un inserimento manuale delle domande corredando le proprie richieste con tanto di documenti d’identità, estremi del progetto a cui si intendeva candidarsi e ogni altro dato utile alla procedura d’identificazione e registrazione. E oltre il danno, la beffa: a quanto pare, un certo numero di posti per volontari in altrettanti progetti sarebbero ancora rimasti vacanti. Chi mai avrebbe potuto prevederlo…
Sicché una trentina abbondante di questi esclusi, che si erano precedentemente iscritti ad un gruppo Facebook per scambiarsi informazioni riguardo al bando, hanno deciso di sondare il terreno per valutare la fattibilità di un ricorso al tribunale amministrativo regionale competente (cioè quello di Milano), per provare a portare avanti le proprie istanze in sede processuale, ma il tempo stringe e ogni giorno che passa si restringe la finestra temporale entro la quale andrebbero ottenuti i risultati sperati. Le selezioni dei civilisti da parte delle organizzazioni che erogano i progetti dovrebbero infatti venire ultimate verosimilmente entro la fine di aprile, in modo tale da avviare i progetti già dalle ultime settimane di maggio.
La riapertura della selezione
Il ministero ha appena annunciato poi la sera del 7 marzo la riapertura del bando di selezione per altri quattro giorni, da lunedì 11 a giovedì 14 marzo.
Fonte : Today