Volo MH370: a 10 anni dalla scomparsa, Kuala Lumpur potrebbe riaprire le indagini

La proposta è stata fatta al governo della Malaysia dalla società americana Ocean Infinity, che vorrebbe cercare il relitto dell’aereo nell’Oceano indiano meridionale. Il volo, diretto a Pechino, scomparve dai radar nel 2014 e ancora oggi l’avvenimento resta un mistero irrisolto. I parenti delle vittime, però, continuano a sperare di conoscere la verità.

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – A 10 anni dalla scomparsa dell’aereo MH370, potrebbero riaprirsi le indagini. L’offerta è arrivata dalla società robotica marina Ocean Infinity che aveva già cercato i rottami del velivolo nel 2018: ora ha proposto al governo della Malaysia una nuova ricerca nell’Oceano Indiano meridionale secondo il principio “no find, no fee”. Se le prove presentate dalla società saranno credibili, ha annunciato il ministro dei trasporti Anthony Loke, verrà chiesto all’esecutivo di riaprire il dossier.

L’8 marzo 2014 il Boeing 777 della Malaysia Airlines scomparve dai radar, dopo essere partito da Kuala Lumpur in direzione di Pechino. Nonostante la ricerca fatta in seguito sia stata una delle più ampie e costose della storia, il caso dell’MH370 rimane ancora oggi irrisolto.

Insieme al velivolo scomparvero anche le 239 persone che si trovavano a bordo, perlopiù cittadini cinesi. Per i parenti degli scomparsi la tragedia è ancora impossibile da accettare: “Temo che non sapendo cosa sia successo al volo, siamo tutti a rischio che succeda di nuovo”, ha detto KS Narendran, indiano, la cui moglie, Chandrika, era a bordo dell’aereo. “Ogni anniversario è stato sempre meno legato alla mia perdita personale e sempre più al fatto di non avere ancora risposte su cosa sia realmente accaduto al volo”. 

Uno strazio condiviso anche da altri. Il dottor Ghouse Mohd Noor, amico del capitano del volo, Zaharie Ahmad Shah, ha detto: “La famiglia del capitano Zaharie spera ancora di avere risposte. Ci deve essere una spiegazione per quello che è successo. Sua moglie e i suoi figli rimangono obiettivi, ma il grande punto interrogativo rimane la conclusione. Tutti hanno bisogno di una chiusura. Prego giorno e notte che questo aereo venga ritrovato. Sosterremo ogni nuovo sforzo che verrà proposto”.

Nei giorni successivi alla scomparsa dell’aereo, le informazioni disponibili erano così poche che le ricerche si estesero dal Kazakistan all’Antartide. Con l’emergere di nuovi dettagli si restrinse l’area di ricerca, e si cominciò a ipotizzare l’avvenimento di un incidente, come un guasto elettrico, un incendio o l’improvvisa depressurizzazione della cabina di pilotaggio. Ma nel tempo sono poi emerse anche una serie di teorie del complotto legate prima al pilota, accusato di aver dirottato l’aereo di proposito, poi a un ipotetico carico sensibile che sarebbe stato fatto sparire in un luogo segreto e sono persino state avanzate proposte su operazioni di sabotaggio da parte di agenzie governative straniere. Il governo della Malaysia, guidato dall’allora primo ministro Najib Razak, ora in carcere per accuse di corruzione legate a un altro caso, fece passare troppo tempo e di fatto ostacolò le ricerche. 

Dal 2014 sono state eseguite tre indagini ufficiali da parte del governo malese o altri Paesi, ma in nessun caso è stata determinata la causa della scomparsa. Il mistero più grande riguarda le ragioni che hanno portato l’aereo a deviare verso l’Oceano indiano: è impossibile sapere se sia stato un incidente o un’azione volontaria. VPR Nathan, un membro del gruppo Voice MH370, formato dai parenti delle vittime, ha detto che Ocean Infinity aveva pianificato già lo scorso anno una nuova ricerca, che però è stata ritardata dalla consegna di una flotta. L’amministratore delegato dell’azienda, Oliver Punkett, ha spiegato che dal 2018 sono stati fatti miglioramenti nella tecnologia a disposizione. “Abbiamo lavorato con molti esperti, alcuni esterni a Ocean Infinity, per continuare ad analizzare i dati”, ha dichiarato.

Il ministro Loke ha rifiutato di rivelare la tariffa proposta dall’azienda, dicendo che è soggetta a negoziazione e che il costo non sarà un ostacolo per l’eventuale nuova ricerca.

“Non importa se tra 10, 20 anni o più, finché saremo ancora vivi, non smetteremo di insistere per la verità”, ha detto Bai Zhong, dalla Cina, la cui moglie era sull’aereo. “Crediamo che la verità prima o poi verrà alla luce”.

Fonte : Asia