Dopo appena otto anni dalla sua fondazione, sotto il governo Renzi, il governo Meloni ha soppresso l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal), l’ente che gestiva i circa 10 miliardi di euro destinati a corrispondere assegno di inclusione e supporto di formazione e lavoro a centinaia di migliaia di persone. Le sue funzioni sono state riattribuite al ministero del Lavoro e, al suo posto, è stata creata Sviluppo lavoro Italia, agenzia territoriale in house del ministero, che avrà il compito di attuare le politiche attive per il lavoro nazionali e regionali.
Cos’era l’Anpal
L’Anpal è nata con la riforma del mercato del lavoro italiano del 2015, quella che ha cancellato le tutele contro i licenziamenti illegittimi contenute nell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e conosciuta come Jobs Act. L’ente avrebbe dovuto assorbire anche le competenze regionali sulle politiche del lavoro, ma ciò non avvenne mai a causa della bocciatura del referendum costituzionale del 2016.
Da allora, la funzione di Anpal è stata prevalentemente limitata a erogare i vari ammortizzatori sociali decisi dai diversi governi nel corso degli anni, senza però mai riuscire veramente a diventare quella struttura capace di allineare domanda e offerta di lavoro e aiutare gli “occupabili” a trovare un impiego, come promesso dalle “politiche attive del lavoro”.
Al contrario, l’ente è stato travolta da commissariamenti, critiche e battaglie interne, come quella dei precari che avrebbero dovuto formare i cosiddetti navigator, i formatori destinati ad aiutare i precettori del reddito di cittadinanza a trovare lavoro, anche loro esempio di un fallimento delle politiche attive del lavoro degli ultimi anni.
Ora, il governo Meloni ha deciso di chiudere il capitolo Anpal e accentrare le sue funzioni nel dicastero guidato da Marina Claderone, lasciando però un’incognita per coloro che erano i dipendenti dell’Agenzia, che si trovano con un contratto aziendale scaduto, come segnalato dal sindacato delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap).
Cosa farà Sviluppo lavoro Italia
La nuova agenzia Sviluppo lavoro Italia, che diventerà il braccio operativo del ministero del Lavoro per l’attuazione delle politiche attive, avrà il compito di superare il “mismatch tra domanda e offerta di lavoro” integrando le politiche nazionali e regionali, gestire i fondi europei per le politiche attive e migliorare la comunicazione e lo scambio di informazioni tra le piattaforme digitali dedicate al lavoro.
“Sviluppo lavoro Italia nasce per essere facilitatore e acceleratore di processi, anche grazie alla capillare presenza di sedi operative sui territori regionali” ha detto la presidente e amministratrice delegata dell’Agenzia, Paola Nicastro. Il collegamento regionale sembra essere l’unica vera novità del nuovo ente, che avrà anche un rappresentante delle regioni nel consiglio di amministrazione.
Fonte : Wired