Il diario di Makka, la 18enne che ha ucciso il padre: “Se state leggendo, o sono morta io o è morto lui”

Quattro pagine scritte poco prima di uccidere il padre, pagine cariche di paura, da cui traspare la condizione in cui era costretta a vivere. A scriverle Makka Sulaev, la 18enne che venerdì scorso ha accoltellato a morte il padre Akhyad Sulaev, ceceno di 50 anni, al culmine di una lite avvenuta nella loro abitazione a Nizza Monferrato, in provincia di Asti. Fin dal primo momento la giovane ha raccontato delle continue violenze che lei e la madre subivano quotidianamente, maltrattamenti che vengono descritti anche nei fogli sequestrati dai carabinieri: “Non avrei mai neanche immaginato di portare via la vita a una persona, ma preferisco portarla via a quel cog…. prima che lui porti via l’unica ragione della mia vita, cioè mia madre. Chi troverà questo scritto capirà, o io sarò morta, o sarà morto lui. Ho paura che i miei fratelli maschi copino il comportamento di mio padre. Gli uomini come lui devono bruciare all’inferno. Io amo la famiglia, è la mia vita, io non so come farò senza. Gli uomini come mio padre devono bruciare all’inferno”.

Come riporta La Stampa, l’uomo è stato colpito due volte con un coltello da cucina lungo 30 centimetri, un fendente alla schiena e uno all’addome che non gli hanno lasciato scampo, nonostante i tentativi di tamponare le ferite con una maglietta. A far scattare la paura nella giovane sarebbe stato un messaggio inviato dal padre alla madre: “Quando vengo a casa ti uccido, come ti permetti”, in risposta ai rimproveri della donna per essersi licenziato, creando problemi economici in famiglia. Poi la lite e le coltellate.

Nel diario la 18enne descrive i maltrattamenti subiti dalla madre: “A volte prende mia madre la trascina di fronte ai miei fratelli maschi e insegna loro come si tratta una donna. Quando la vostra moglie vi risponderà o si comporterà male dovrete prenderla così, come fa papà. Io non ce la faccio più e lo ammazzerò. Lui ci impedisce qualsiasi libertà di movimento e di relazioni”. Poi un ultimo sfogo scritto a caratteri minuscoli: “Maschi tossici, mi fate schifo e siete la rovina di tutto e il motivo per il quale il mondo va a puttane”. Intanto, il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato il provvedimento di fermo richiesto dalla procura: non esiste pericolo di fuga né di reiterazione del reato, per questo motivo Makka rimarrà in una comunità protetta, munita di braccialetto elettronico, dove potrà continuare a studiare e a seguire le lezioni a distanza.

Fonte : Today