Con le quasi tre ore di durata, Dune: Parte 2 è sicuramente un film portentoso da guardare, figurarsi da realizzare e, ancora di più, da montare, specialmente per il suo regista Denis Villeneuve. Il suo cast è altrettanto numeroso, ricco di star che vanno da Timothée Chalamet a Zendaya, da Rebecca Ferguson a Josh Brolin, passando per le new entry Austin Butler e Florence Pugh, per non parlare poi di Christopher Walken, Léa Seydoux, Javier Bardem, Stellan Skarsgård, Dave Bautista e Charlotte Rampling. Ma assieme a questi già prestigiosi nomi ne erano stati annunciati degli altri che, visto tutto il film al cinema, invece sono spariti nel girato finale. È il caso di Tim Blake Nelson, uno dei collaboratori ricorrenti dei fratelli Coen (Fratello, dove sei?, La Ballata di Buster Scruggs) e di recente visto anche nella serie Hbo Watchmen: annunciato inizialmente nel cast, sullo schermo non si vede.
“Non penso di avere la libertà di dire quale scena fosse. Lascio che sia Denis a parlarne se vuole”, ha dichiarato l’attore in un’intervista: “Mi sono molto divertito a girarla. E poi lui ha dovuto tagliarla perché pensava che il film fosse troppo lungo. E io sono davvero affranto, ma non me la sono presa”. Nelson dunque è dispiaciuto di non far parte, almeno nel cut finale, di questo ambizioso secondo capitolo, ma è rimasto positivamente colpito dal suo lavoro con Villeneuve: “L’ho amato e non vedo l’ora di fare qualcosa ancora con lui”. Alcuni fan di Dune hanno ipotizzato che l’attore potesse interpretare il ruolo del conte Hasimir Fenring, marito di Lady Margot Fenring, interpretata da Seydoux, e consigliere dell’imperatore (Walken). Fenring è un Mentat, specie di “computer umano”, ma Villeneuve ha deciso di concentrarsi sulle profetesse Bene Gesserit e in generale ridurre il ruolo dei Mentat, tagliando anche il personaggio di Thufir Hawat (Stephen McKinley Henderson), visto nel primo film e anche lui un Mentat.
Qualcuno ha coltivato la speranza che le scene dei due attori potessero essere ripristinate in una specie di director’s cut espansa, come è spesso abitudine per i film più recenti. Ma lo stesso regista ha escluso la possibilità di una versione estesa di Dune: Parte 2: “Credo fortemente che ciò che non è nel film sia del tutto morto. Qualche volta rimuovo delle scene e mi dico: ‘Non posso credere che le sto tagliando’. Mi sento come un samurai che si apre le budella”, ha dichiarato Villeneuve in un’intervista: “È molto doloroso ma non posso poi tornare indietro e creare una specie di Frankenstein provando a rianimare ciò che avevo ucciso. Fa troppo male”. Quello che vediamo nelle sale, dunque, è una versione praticamente definitiva del progetto che il regista aveva in mente, e ciò rende l’esperienza cinematografica in questo caso ancora più speciale e totalizzante.
Fonte : Wired