Dopo decenni di de-escalation, Occidente, Russia e Cina annunciano nuovi piani di rinnovamento e sviluppo di armi atomiche. Ma in cosa cambieranno gli arsenali nucleari ? E soprattutto: siamo ancora in tempo per fermare il ritorno della minaccia atomica? Ne parla a Science, Please – il podcast di scienza e medicina di Sky TG24 – la Prof.ssa Francesca Giovannini Direttrice del Progetto di ricerca Managing the Atom presso la Harvard Kennedy School
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“Tutti i nove paesi che posseggono armi atomiche dichiarate, stanno lavorando su un’espansione o una modernizzazione del loro arsenale atomico: è la prima volta nella storia”. La Professoressa Giovannini non lascia margini a dubbi, quella a cui stiamo assistendo è una vera e propria nuova corsa alle armi nucleari. “Il Pentagono” -prosegue Giovannini a Science, Please – ” stima che nel giro di 10 anni la Cina potrebbe quintuplicare il proprio arsenale arrivando a 1500 bombe atomiche. Non è solo un’espansione in termini di numero, ma è anche un cambiamento qualitativo. Per esempio abbiamo visto una serie di sperimentazioni fatte sia dalle Russia che che dalla Cina, per esempio di integrazione dell’intelligenza artificiale con i sottomarini che possono essere portatori di armi nucleari.”
Dai missili balistici ai Sentinel
Gli Stati Uniti, hanno un piano di investimento per le armi atomiche di 1500 miliardi di dollari: si sta passando dai Minuteman che erano I giganteschi missili nei silos che abbiamo imparato a conoscere in tanti disaster movies nucleari, ai Sentinel che consentono una maggiore flessibilità superando il concetto dei missili balistici con obiettivi già fissati tipico della guerra fredda. “Stiamo parlando di arsenali atomici che seguono molto meno una traiettoria premeditata, ma che riescono, per esempio, a essere molto più manovrabili” , spiega la Professoressa Giovannini. “Possono essere individuati molto meno dalle difese missilistiche e sono per capaci di avere una durata durata molto superiore” . Ma non ci sono solo i Sentinel “C’è anche un modello che la Russia sta testando oggi che noi chiameremo un reattore nucleare volante. L’idea di fondo è praticamente di fare in modo che questi questi missili a lungo raggio, vengano di fatto alimentati da un reattore nucleare, che quindi gli consenta di durare molto più nel tempo e riuscire ad evadere attraverso una serie di manovre la difesa missilistica.”
La consapevolezza del disastro
Ma a questa ripresa della corsa al nucleare corrisponde una consapevolezza del mondo politico e di quello scientifico? Le risposte anche in questo caso non sono troppo rassicuranti. “Come sappiamo, dal 1995 – ad eccezione della Corea del Nord – tutti gli stati stanno rispettando una moratoria ai test nucleari sul campo: questo vuol dire che per generazioni gli scienziati che oggi testano le armi atomiche lo fanno semplicemente attraverso computer”, commenta la Professoressa Giovannini. “Ma noi abbiamo perso una generazione di scienziati che sappia esattamente cosa vuol dire un’esplosione nucleare” – aggiunge – “perché guardarlo sul modello scientifico o su un computer e di fatto osservarlo sul campo come facevano gli scienziati della guerra fredda, porta a conseguenze completamente diverse. Non abbiamo più una competenza etica e normativa della gravità di queste bombe atomiche che si è interamente persa con questi modelli scientifici. Esiste un grandissimo problema di talento nell’infrastruttura nucleare, che secondo me porterà a tutta una serie di grossi problemi.”
Questa è solo un’anticipazione della nuova puntata di Science, Please.
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Fonte : Sky Tg24