Un rapporto dell’Onu accusa: “Donne e bambini vittime di stupri e torture da parte di Hamas”

Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 4 marzo ha rivelato prove di violenze sessuali commesse in più luoghi durante l’attacco del 7 ottobre condotto da militanti da Hamas contro israeliani. In base alle testimonianze raccolte, anche alcuni ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza sono stati sottoposti a stupri e torture sessuali, che potrebbero essere tuttora in corso.

Donne e bambini vittime di stupri e torture

Dalla fine di gennaio ai primi di febbraio, le Nazioni Unite hanno inviato un team di nove esperti in Israele e in Cisgiordania guidati da Pramila Patten, rappresentante speciale dell’Onu sulla violenza sessuale nei conflitti. Patten ha riferito di aver raccolto “informazioni chiare e convincenti” secondo cui alcune donne e bambini tenuti in ostaggio da Hamas sono stati sottoposti a stupri e torture sessuali. Ha aggiunto che esistono “fondati motivi” per ritenere che tali abusi siano tuttora “in corso”. L’inviata speciale dell’Onu aveva avvisato sin da subito che c’erano possibilità limitate su ciò che avrebbero potuto ottenere in un tempo così limitato, tenuto conto anche di una serie di vincoli a cui gli esperti sono stati sottoposti. Ciò nonostante, il team è stato in grado di parlare con numerosi testimoni, esaminare molte immagini e filmati, intervistando alcuni degli ostaggi rilasciati. Il racconto che emerge è brutale.

I luoghi delle violenze

“Sulla base dei resoconti di prima mano degli ostaggi rilasciati, la squadra della missione ha ricevuto informazioni chiare e convincenti che la violenza sessuale, compreso lo stupro, la tortura sessualizzata e trattamenti crudeli, inumani e degradanti si sono verificati contro alcune donne e bambini durante il loro periodo di prigionia e hanno ragionevoli motivi per ritenere che questa violenza possa essere in corso”, afferma il rapporto.  Gli esperti sostengono di aver trovato “ragionevoli motivi” per credere che la violenza sessuale si sia verificata anche durante l’incursione guidata da Hamas in Israele, tra cui stupri di gruppo, in almeno tre luoghi: il sito del festival musicale di Nova e l’area circostante, così come la Road 232 e nel Kibbutz Re’im. Hanno segnalato anche lo stupro di una donna fuori da un rifugio antiaereo all’ingresso di Kibbutz Re’im. Questa violenza è stata confermata sia da vari testimoni che da materiale digitale, sostiene il rapporto. “Nella maggior parte di questi incidenti, le vittime prima sottoposte a stupro sono state poi uccise e almeno due incidenti riguardano lo stupro dei cadaveri delle donne”, si legge nel documento diffuso dall’Onu. Il team segnala l’esistenza di “un modello di vittime, per lo più donne, che si sono trovate completamente o parzialmente nude, legate e colpite in più luoghi”. 

Difficoltà nella raccolta delle prove 

Tra i limiti riscontrati nel redigere il rapporto, Patten ha sottolineato come nessun membro del team abbia avuto l’opportunità di incontrare direttamente le donne o i bambini sopravvissuti alla violenza sessuale durante gli attacchi del 7 ottobre, “nonostante gli sforzi concertati che li hanno incoraggiati a farsi avanti”. Secondo l’inviata speciale alcune persone sono sottoposte a terapia traumatica, altre sono state trasferite altrove in Israele o all’estero, mentre alcuni testimoni di primo soccorso si trovano ora a combattere nell’esercito. Patten ha sottolineato anche altre ragioni alla base delle difficoltà di accesso alle informazioni e alle testimonianze: “La mancanza di fiducia da parte dei sopravvissuti agli attacchi del 7 ottobre e delle famiglie degli ostaggi nelle istituzioni nazionali e nelle organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, così come il controllo dei media nazionali e internazionali su coloro che hanno reso pubblici i propri racconti, hanno ostacolato l’accesso ai sopravvissuti agli attacchi, compresi potenziali sopravvissuti/vittime di violenza sessuale”. Nella difficile raccolta delle prove, gli esperti hanno notato come i primi soccorritori, spesso volontari non addestrati, si sono concentrati più sulle operazioni di ricerca e soccorso e sul recupero dei morti che sulla raccolta di prove. Molti dei corpi sono stati gravemente bruciati, compromettendo qualsiasi prova. “Nel complesso, il team di missione è del parere che la vera portata della violenza sessuale durante gli attacchi del 7 ottobre e le loro conseguenze possano richiedere mesi o anni per emergere e potrebbero non essere mai pienamente conosciuti”, afferma il rapporto.

Violenze sui palestinesi in Cisgiordania

Nel corso delle visite in Cisgiordania, il team delle Nazioni Unite di Patten sostiene di aver sentito parlare anche di violenze sessuali contro i palestinesi condotte dalle forze di sicurezza e dai coloni israeliani. Funzionari palestinesi e rappresentanti della società civile hanno riferito di “trattamenti crudeli, inumani e degradanti dei palestinesi in detenzione, comprese varie forme di violenza sessuale sotto forma di perquisizioni invasive del corpo, minacce di stupro e nudità forzata prolungata, nonché molestie sessuali e minacce di stupro, durante le incursioni nelle case e ai posti di blocco”. Il team delle Nazioni Unite ha chiesto al governo di Israele di dare accesso ad altri organismi delle Nazioni Unite, tra cui l’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani e la Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sui Territori Palestinesi occupati, in modo da poter approfondire indagini approfondite in base a queste accuse. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Lior Haiat, ha dichiarato: “Israele respinge la richiesta del rapporto di indagare sulle affermazioni palestinesi riguardanti la ‘violenza sessuale da parte di elementi israeliani'”.

 

Fonte : Today