Adhd, la tecnologia può diventare un alleato prezioso

La strategia che si basa sull’utilizzo di giochi per gestire meglio i sintomi di questo disturbo non funziona per tutti, avverte Ditzell, perché richiede sia un buon livello di autocontrollo, sia il desiderio di passare al compito successivo. Il gioco funziona per Schwartz, la cui carriera di giornalista è stimolante, ricca di ritmi, interessante e mai uguale, e anche perché lui ha capito quanti minuti giocare prima di mettersi al lavoro.

Ditzell sostiene che qualsiasi processo possa essere trasformato in un gioco, ma è fondamentale costruirci un contesto di lavoro che amiamo: “Se infondiamo un significato alla nostra vita”, dice, “ne ricaviamo energia in modo naturale”.

La tecnologia funziona

La tecnologia è utile ai soggetti Adhd non solo perché fornisce stimoli cerebrali, ma anche perché aiuta il cervello a rallentare. Pensiamo, ad esempio, ad applicazioni che guidano l’utente nella meditazione, come Calm, Headspace e Open, che promuovono il movimento e la consapevolezza. Abbiamo bisogno della tecnologia per meditare? Assolutamente no. Ma può aiutare a ottenere risultati? Assolutamente sì.

Kristen Willeumier, neuroscienziata e autrice di Biohack Your Brain conosce la scienza che sta alla base dell’aumento dell’adrenalina e della dopamina, e fa riferimento all’inizio di una partita di pallone, quando la musica è a tutto volume, le luci sono accese e tutti, sia i giocatori che gli spettatori, cercano di darsi la carica. Su scala più piccola, gli individui fanno questo creando playlist di canzoni che spingono la loro mente e il loro corpo ad attivarsi. Ma cosa succede quando abbiamo bisogno di rallentare?

La prima cosa da fare per le persone con Adhd è prendere quello che c’è nella mente e tirarlo fuori”, spiega Willeumier, “per questo le app che richiedono di compilare elenchi di cose da fare, oppure quelle che mirano a incrementare la produttività, l’anti-distrazione e la meditazione sono tutte molto utili, ma a me piace lavorare con gli stati delle onde cerebrali”.

Le tecnologie di neuroimaging dimostrano che la meditazione aumenta la concentrazione e l’attenzione non solo per i soggetti Adhd, ma per tutti. Tuttavia, la meditazione è spesso più facile a dirsi che a farsi; e, inoltre, come facciamo a sapere se stiamo davvero meditando o se stiamo solo facendo la lista della spesa o sonnecchiando?

Fonte : Wired