Nonostante gli effetti negativi del conflitto in Ucraina la Banca Mondiale prospetta un aumento consistente del Pil di Astana nei prossimi due anni grazie all’ampliamento delle capacità produttive nell’estrazione del petrolio. Ottimismo anche sul contenimento dell’inflazione.
Astana (AsiaNews) – Secondo l’ultimo rapporto della Banca mondiale, nei prossimi due anni si attende in Kazakistan una crescita consistente e progressiva dell’economia, nonostante i fattori compulsivi della situazione geopolitica mondiale. Gli effetti negativi dell’invasione russa dell’Ucraina hanno comunque rallentato questa crescita, che nel 2024 si dovrebbe attestare a un +3,4% del Pil, sostanzialmente per l’abbassamento dei livelli di estrazione del petrolio.
Nonostante questi fattori, il Pil reale della repubblica crescerà fino al 4,5-5% entro il 2025, grazie all’ampliamento delle capacità produttive nei luoghi di estrazione del petrolio, che stimolerà l’esportazione dei derivati e l’aumento di lavorazione dell’industria petrolchimica. Gli investimenti in questo settore seguiranno una linea verticale costante, e le spese per l’economia domestica aumenteranno in parallelo con il calo dell’inflazione e con l’ammorbidimento delle condizioni finanziarie.
L’inflazione diminuirà pur rimanendo sopra il livello di previsione della Banca nazionale del Kazakistan (Nbk) per il 2024-2025, seguendo una linea discendente iniziata nel 2023, in cui a dicembre è scesa di poco sotto il 10% dopo la stretta di politica finanziaria sui crediti. Ora lo scopo è di scendere fino al 5%, e comincia ad apparire reale, sempre che non si allenti il controllo sulle finanze per la realizzazione dei piani di consolidamento del bilancio statale.
Il sistema bancario kazaco continua ad apparire solido e refrattario ai sussulti provenienti dall’esterno. A novembre 2023 la quota di crediti rifiutati si è attestata al 3,2%, e le banche continuano a conservare un livello soddisfacente di finanziamento e di liquidità, contenendo i rischi della curva creditizia in aumento, che comunque richiede una sorveglianza molto attiva per assorbire eventuali conseguenze negative.
L’aumento dell’importazione e la caduta dei guadagni dall’esportazione, sullo sfondo del calo dei prezzi del petrolio, ha comportato un deficit dell’attuale bilancio di circa il 3,3% del Pil per il 2023. Le riserve lorde internazionali della Nbk possono coprire sette mesi di questo squilibrio, e si attende per il 2024 un calo progressivo del deficit, mentre si attende un notevole flusso di investimenti stranieri, in prevalenza proprio nel settore dell’industria estrattiva.
La previsione di bilancio per il biennio 2024-2026 si muove quindi nella prospettiva del consolidamento, con programmi di stimolo delle garanzie sociali, che hanno ridotto il deficit di bilancio fino all’1,8% del Pil nel 2023. Il governo prevede di proseguire su questa linea, conservando i “cuscinetti di bilancio” nella politica fiscale e contenendo il debito pubblico del Kazakistan a livelli accettabili. Cresceranno le spese di assistenza del debito, con quote abbastanza pesanti della politica fiscale.
I rischi di destabilizzazione rimangono reali sia all’interno, sia all’esterno del Paese. Le tensioni nel mar Nero legate alla guerra della Russia in Ucraina rendono piuttosto faticoso il trasporto del petrolio kazaco tramite le condutture del mar Caspio, con necessità frequenti di interventi di manutenzione e ricostruzione, come avvenuto intorno a Novorossijsk nel 2022. Alcuni ritardi imprevisti, come quello dei pozzi estrattivi di Tengiz, sono dovuti invece a tensioni interne tra le amministrazioni e il personale lavorativo, con frequenti proteste per condizioni inaccettabili di sfruttamento.
Questi e altri fattori rendono piuttosto volatile il corso del tenge, la moneta locale, che potrebbe influire negativamente sui livelli di inflazione. In generale i rapporti economici con la Russia, sempre molto consistenti, e i rischi delle sanzioni secondarie per aggiramento delle importazioni vietate, mantengono il governo di Astana in uno stato di allerta permanente. Ma Resta però alta la fiducia di poter sfruttare le difficoltà di questa fase storica a favore di una reale crescita del Paese, e di tutta l’Asia centrale.
Fonte : Asia