In molti già lo vedevano candidato alle elezioni europee della prossima primavera, ma questa volta Marco Cappato preferisce dettare l’agenda ad altri, giocando un’altra partita. Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, con il suo movimento Eumans, ha presentato sei petizioni scritte insieme a una rete di Ong di tutta Europa e chiede a tutti i partiti che si misureranno nella competizione di sottoscriverle.
Per ora hanno aderito +Europa (Riccardo Magi era presente alla conferenza stampa in cui sono state illustrate le proposte), Azione, il movimento pan-europeo Volt e il Movimento europeo. Le petizioni riguardano aborto, cannabis, eutanasia, allevamenti intensivi, carbon pricing e intelligenza artificiale.
Ha scelto di non candidarsi, di giocare il ruolo di promotore di istanze; il motivo di questa decisione?
“In realtà io sono fuori dal Parlamento europeo da 14 anni. Nel frattempo abbiamo cambiato le leggi sulla fecondazione assistita e sul fine vita attraverso le disobbedienze civili, la non violenza, i ricorsi. Non penso che ci saremmo riusciti se avessimo avuto la nostra piccola pattuglia di parlamentari, perché questo è uno dei problemi della democrazia elettorale per come funziona nel nostro Paese: si ragiona per fazioni e ognuno deve conquistare la propria fetta di consenso. Siamo stati sicuramente più efficaci con altri strumenti di partecipazione popolare e con le sentenze della Corte Costituzionale”.
Però si era candidato alle elezioni suppletive a Monza…
“Le elezioni suppletive sono le uniche elezioni dove di fatto c’è un sistema all’anglosassone di rappresentanza del collegio: ho messo davanti la mia candidatura oltre gli accordi tra partiti. È andata come è andata, ma ora torniamo al nostro metodo”.
Non temete che di essere identificati come quelli che ottengono le leggi tramite i tribunali e non tramite il consenso popolare?
“Negli Usa l’aborto è stato garantito da una sentenza della Corte Suprema e poi di fatto annullato. Noi pensiamo che i diritti fondamentali, i diritti costituzionali, siano al di sopra della legislazione. E quindi siamo orgogliosi di far vivere quei diritti costituzionali anche nelle aule dei tribunali. Il Parlamento italiano potrebbe varare una buona legge sul fine vita o legalizzare le droghe: ma purtroppo su questi temi è paralizzato”.
Con le vostre petizioni state chiedendo all’Europa di fare quello che in Italia non si può fare?
“In questo momento storico l’Europa è usata come capro espiatorio a causa dell’impotenza della politica nazionale. Si dà la colpa all’Europa per nascondere i limiti dei governi nazionali, soprattutto sulle politiche economiche. Noi vogliamo fare l’operazione apposta: usare l’Unione Europea per promuovere le libertà e i diritti delle persone, la qualità dell’ambiente e dell’ecosistema. L’Unione Europea ha delle competenze che vanno sfruttate a fondo, soprattutto su quei temi che il livello nazionale, persino volendo, non è in grado di affrontare, pensiamo, ad esempio, all’intelligenza artificiale: su questa grande rivoluzione il continente europeo che rischia di essere tagliato fuori dalla sfida statunitense e cinese. Noi invecepensiamo che l’Europa può essere portatrice di un modello alternativo, quello di un’intelligenza artificiale civica, al servizio delle persone, che si concretizzi con un investimento pubblico. Questo lo può fare solo l’Europa. Così come solo l’Europa può affrontare l’emergenza dei cambiamenti climatici, può rimodulare le tasse dal lavoro, che è sotto pressione a causa dell’automazione e ovviamente delle emissioni inquinanti”.
Le sei petizioni
Aborto: si chiede di inserire l’aborto nella “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” e di convocare un’assemblea dei cittadini europei sul tema.
Cannabis: si chiede di promuovere la depenalizzazione della cannabis e il suo uso terapeutico. Per farlo, l’Unione Europea dovrebbe assegnare le risorse necessarie per la ricerca sulla cannabis terapeutica, promuoverne l’accesso alla sulla base delle prove scientifiche e delle esperienze dei pazienti e consentirne ai pazienti il trasporto in tutta l’UE al fine di garantire il pieno godimento del diritto alla salute.
Eutanasia: si chiede di inserire il diritto alla morte volontaria assistita nella “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”; di garantire il riconoscimento reciproco delle dichiarazioni di testamento biologico e delle direttive anticipate all’interno dell’UE con la creazione di una banca dati comune.
Allevamenti intensivi: si chiede un impegno immediato e risoluto a dare priorità, nel prossimo mandato, a misure cruciali volte a ridurre le emissioni inquinanti e a superare l’agricoltura intensiva.
Carbon pricing: si chiede di ridistribuire una parte sostanziale dei ricavi derivanti dalla tariffazione del carbonio alle famiglie a basso reddito, spostando così la tassazione dal lavoro al consumo di risorse non rinnovabili, rafforzando così il fondo sociale per il clima dell’Ue.
Intelligenza artificiale: si chiede di sviluppare sistemi di Ia come servizio pubblico per il diritto alla conoscenza e alla democrazia. Quindi di creare sistemi di Ia civica che siano open source, compresi i documenti delle pubbliche amministrazioni degli Stati membri e dell’Unione Europea, quali atti legislativi, giurisprudenza, beni culturali e scientifici.
Una delle vostre petizioni è sull’eutanasia, una battaglia su cui negli anni si è esposto personalmente, anche nelle aule dei tribunali. Nel frattempo vostra proposta di legge dovrà essere discussa in 14 regioni: cosa vi aspettate?
“Il nostro ordinamento già oggi riconosce il diritto a essere aiutati a morire a determinate condizioni, ma questo diritto deve essere garantito dal servizio sanitario pubblico, quindi dalle regioni. Per questo abbiamo presentato la proposta nei 14 consigli regionali. In Liguria, dove il presidente è Giovanni Toti, un esponente del centrodestra, il dibattito è già in fase avanzata e lui ha espresso parere favorevole: speriamo possa essere la prima regione ad approvarla. Se poi qualcuno farà ricorso contro la legge, laddove verrà approvata, penso che la Corte Costituzionale lo boccerà”.
La suprema Corte dovrà esprimersi soprattutto sulle vostre “disobbedienze civii”.
“La sentenza di quattro anni fa sull’aiuto che ho fornito a DJ Fabo, che ci aveva chiesto semplicemente di morire senza soffrire, ha riconosciuto quel diritto per chi è dipendente da trattamenti di sostegno vitale, oltre che affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili. Noi però crediamo che un’applicazione stretta di questi criteri sia discriminatoria, che discrimini alcuni pazienti. Un malato terminale di cancro non è attaccato a una macchina e quindi potrebbe essere considerato non dipendente dal trattamento di sostegno vitale: che senso ha escluderlo dal diritto di essere aiutato a morire se questa è la sua scelta, la sua volontà? Ora la Corte Costituzionale dovrà decidere sul ricorso del Tribunale di Firenze sul processo a carico di Felicetta Maltese, di Chiara Lalli e mio, che rischiamo una condanna fino a 12 anni di carcere per aver accompagnato un malato di sclerosi multipla a morire in Svizzera”.
Fonte : Today