Appena la scorsa settimana avevamo parlato dell’Operazione Cronos e del blocco delle attività criminali di LockBit da parte dell’FBI. Ma oggi, a poco più di una settimana di distanza, torniamo a parlare della rinascita della cybergang. Secondo quanto riportato dal giornalista di sicurezza informatica Christopher Krebs, infatti, in questi giorni il gruppo è tornato alla ribalta minacciando di pubblicare i dati sottratti qualche settimana fa alla contea di Fulton (Georgia), se non gli verrà pagato il riscatto richiesto entro il prossimo 2 marzo. Un bottino alquanto prelibato, considerando che LockBit ha dichiarato che contiene anche alcuni documenti legati al procedimento penale in corso nella contea contro l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
A quanto pare, però, la cybergang aveva già rilasciato un avvertimento simile lo scorso 13 febbraio, ponendo come data ultima per il riscatto il 16 dello stesso mese. Poi, come per magia, nell’ipotetico giorno di scadenza la voce relativa alla contea di Fulton è stata rimossa dal sito LockBit, senza che nessuno avesse pagato alcunché. “Non abbiamo pagato, né nessuno ha pagato per nostro conto”, ha dichiarato Robb Pitts, presidente della Commissione della contea, nella stessa giornata in cui il post dei criminali è scomparso, e il sito di LockBit è stato sequestrato dall’FBI.
Eppure, nonostante le forze dell’ordine abbiano colpito duramente l’attività criminale della cybergang, i suoi membri non sembrano affatto intenzionati a fermarsi. “L’FBI ha deciso di hackerare ora per un solo motivo, perché non volevano far trapelare informazioni su fultoncountyga.gov – ha scritto qualche giorno fa il leader del gruppo LockBitSupp in una lettera sconclusionata inviata alla stessa FBI -. I documenti rubati contengono molte cose interessanti, oltre ai casi giudiziari di Donald Trump che potrebbero influenzare le imminenti elezioni americane”.
Per il momento, però, LockBit si è limitata a condividere soltanto alcuni atti giudiziari, sigillati e protetti dalla visione del pubblico, tra cui un documento sigillato relativo a un caso di abusi sui minori e una mozione sigillata in un processo per omicidio. Insomma, nonostante i documenti relativi al caso di Donald Trump non siano ancora trapelati in rete, questo non significa certo che la cybergang non ne sia in possesso. Come ha già dimostrato, infatti, LockBit è riuscita a mettere le mani sui sistemi giudiziari della contea di Fulton, e la data del 2 marzo non è poi così lontana.
Fonte : Wired