Gli operatori continuano a investire per ampliare la copertura del 5G e rispettare gli obiettivi di distribuzione e utilizzo delle reti di nuova generazione, mentre il settore delle telecomunicazioni ha già iniziato a discutere e prevedere i possibili sviluppi della prossima G, cioè la numero 6.
Nulla di strano: per sviluppare e coordinare l’evoluzione degli standard di comunicazione serve una preparazione che dura anni. E così, come già parlavamo del 5G quando l’LTE sembrava appena arrivato, oggi il 6G è già in fase di studio e definizione mentre le reti di quinta generazione sembrano ancora una novità fresca di laboratorio. Ma cosa si intende davvero per 6G e quali innovazioni porterà rispetto alla generazione precedente? Cosa ci dobbiamo aspettare in termini di velocità di trasmissione dei dati e di potenziali applicazioni?
Di seguito abbiamo raccolto le risposte a queste e altre domande comuni sul futuro delle reti mobili.
Che cosa si intende per 6G?
Come già nel caso del 4G e del 5G, anche per il 6G il termine indica semplicemente le reti di comunicazione di sesta generazione. Le specifiche delle successive generazioni vengono definite attraverso cosiddette release del 3GPP, l’ente che definisce, sviluppa e mantiene l’omonimo standard per i network di comunicazione mobile (fra cui GSM, UMTS, LTE e altri standard 4G). Al momento il 3GPP sta ancora lavorando alla definizione di nuove release per il completamento del processo di standardizzazione del 5G e del 5G-Advanced.
Quali vantaggi offre il 6G rispetto al 5G?
Il 6G faciliterà la comunicazione (virtualmente) istantanea tra computer, smartphone, dispositivi indossabili, robot, automobili e molti altri prodotti che oggi rimangono disconnessi dalla Rete. L’idea di fondo è la creazione di un sistema di connettività ubiquo e costante, accessibile praticamente in ogni momento da qualsiasi dispositivo immaginabile.
Con il 6G velocità di download/upload e latenza (due punti su cui il 5G garantisce un passo avanti importante rispetto al 4G) saranno ovviamente migliorati, ma l’idea di fondo va oltre: l’obiettivo è creare un sistema di connettività istantanea che possa rendere possibili applicazioni che chiudono il gap tra mondo reale e digitale. Come ha riassunto in maniera efficace il vicepresidente tecnologie avanzate di VMWare, Kaniz Mahdi, in una recente intervista: “Con il 6G, la connettività sarà come l’aria”.
Quando inizierà lo sviluppo del 6G?
La prima fase del lavoro di standardizzazione delle nuove reti partirà con ogni probabilità nel 2025. Verosimilmente la prima specifica del 3GPP per la definizione concreta del nuovo standard arriverà con la Release 21, prevista per il 2028.
Quando vedremo le prime reti 6G?
Operatori e produttori del settore lavoreranno da subito alle prime reti commerciali 6G, in modo da essere pronti con le prime reti almeno a un anno o due dalla definizione dello standard da parte del 3GPP. Se la tabella di marcia verrà dunque rispettata, verosimilmente vedremo le prime reti 6G all’incirca nel 2030.
Quali tecnologie saranno abilitate dal 6G?
Grazie alla diffusione di reti ubique e ad alta capacità di trasferimento dati (grazie all’uso di nuove bande nello spettro dei terahertz), il 6G potrà abilitare nuove tecnologie di comunicazione dal sapore fantascientifico. Fra queste, per esempio, le videochiamate olografiche tridimensionali che, secondo le stime più ottimiste, necessiteranno di un flusso di dati nell’ordine dei Gigabit per secondo, con una stima per eccesso che si avvicina almeno a 1 Tbps.
Le reti 6G saranno anche fondamentali per abilitare lo sviluppo di applicazioni di realtà aumentata e virtuale sempre più evolute, incluso l’uso pubblico e di visori e sistemi analoghi in aree affollate (concerti, festival, teatri, strade della città nell’ora di punta e così via). In questo caso, il 6G sarà fondamentale per servire a ciascun utente in contemporanea la quantità di dati in download e upload necessaria per il funzionamento delle applicazioni AR/VR. Fra le altre applicazioni ci sarà anche l’abilitazione di copie digitali di sistemi reali (i cosiddetti digital twin) sempre più dettagliate. In ambito industriale, già oggi, il cosiddetto twinning (la creazione di un gemello digitale di un sistema di produzione o di un prodotto) è fondamentale nelle fasi di progettazione e sviluppo. La proliferazione di sensori connessi renderà possibile la creazione di gemelli digitali dinamici e a più alta fedeltà, in grado di cambiare e adattarsi pressoché istantaneamente per rispecchiare gli ambienti del mondo reale.
Ma ci serve davvero questo 6G?
Qui la domanda è più esistenziale che tecnologica, ed è la stessa che ci saremmo potuti porre prima della definizione e diffusione del 3G, del 4G e del 5G. A ogni passaggio evolutivo, le applicazioni non erano del tutto chiare e definite. Ci aspettavamo che il 3G avrebbe abilitato una maggiore diffusione delle informazioni e garantito un maggior accesso a Internet a livello globale, mentre non prospettavamo che l’applicazione più efficace e remunerativa del 4G sarebbe stata la diffusione dei social network basati sui contenuti video, il cui peso in MB o GB oggi è un fattore (quasi) trascurabile. Il 5G ha proseguito sullo stesso solco, ma è ancora presto per capire se le promesse relative allo sviluppo dei sistemi di guida autonoma e alla creazione di soluzioni iperconnesse per le cosiddette smart city verranno mantenute.
È inutile oggi cercare di prevedere e capire l’utilità del 6G, visto che la risposta potrebbe basarsi su una visione di questa nuova tecnologia che rimane ancora largamente teorica. Tra i benefici previsti ce n’è però uno molto importante e già definito come obiettivo, e cioè l’efficienza energetica: secondo le prime indicazioni, lo standard 6G userà il machine learning e il deep learning per rendere più sostenibili i network ottimizzando il risparmio di energia, il bilanciamento del carico sulla rete e l’ottimizzazione della mobilità del segnale.
Fonte : Repubblica