Strage di Fidene, processo unico per Campiti e poligono: “Hanno più responsabilità del killer”

Sparatoria a Fidene

“Si può mandare a processo chi ha sparato e non chi gli ha consegnato l’arma? Sarebbe stato assurdo”. La Corte d’Assise ha unito i due processi sulla strage di Fidene: quello che vede imputata il killer Claudio Campiti e quello che riguarda i 4 enti del Tiro a segno.

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Ci sarà un unico processo per Claudio Campiti e il poligono da cui ha prelevato le armi utilizzate per sparare durante la riunione di condominio che si stava tenendo a Fidene l’11 dicembre del 2022. Lo ha deciso oggi la Corte di Assise a Roma, che ha unito i due procedimenti, quello nei confronti del killer e il secondo per omessa custodia delle armi che vede imputati il presidente del tiro a segno di Roma Bruno Ardovini e un dipendente dell’armeria Giovanni Maturo.

Il poligono, un “vero e proprio arsenale”

“Il giudice ha poi autorizzato la chiamata dei responsabili civili che sono quattro enti: Tiro a Segno Nazionale di Roma, cioè il poligono; Unione Italiana Tiro a Segno, cioè la federazione che sta al di sopra di Tiro a Segno Nazionale; Ministero della Difesa e Ministero dell’Interno“, spiega a Simona Berterame di Fanpage.it l’avvocato di parte civile Francesco Innocenti.

“Siamo in presenza di un vero e proprio arsenale a pochi passi dai palazzi del potere romani – continua il legale – Quando il ministero della Difesa propone un progetto, all’interno del progetto, invece di mettere delle misure di sicurezza, fra i beni essenziali che devono essere investiti mette un bar. E questo stride un po’ con le linee di sicurezza naturali che dovevano essere correlate alla struttura del poligono”. Soltanto nelle prossime udienze, previste ad aprile, si verrà a conoscenza di eventuali richieste di esclusione. “Quello di oggi, intanto, è un grande passo avanti – aggiunge – Perché Campiti ha studiato il funzionamento del centro di noleggio. Prima ha utilizzato il tiro a segno per addestrarsi, poi armarsi e poi compiere la strage”.

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La reazione del marito di Nicoletta Golisano

Chiunque ha contribuito ad uccidere Nicoletta deve avere la giusta pena – aggiunge Giovanni Betti, marito di Nicoletta Golisano, una delle quattro vittime della strage (insieme a Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Fabiana De Angelis) – Unire i processi, secondo me, parlando da cittadino a non da avvocato, è stata una cosa molto semplice. Si può mandare a processo chi ha sparato e non chi consegna l’arma? Sarebbe assurdo”, spiega.

“L’arma è stata data a Campiti in una maniera troppo semplice – continua Betti – Io ho visto le immagini ormai di dominio pubblico. Si vede un uomo che esce dal poligono con una valigetta in mano. È tranquillo, stava passeggiando. Quindi chi non ha vigilato su Campiti è ancora più responsabile di lui. Campiti è stato armato. Perché penso che al mondo possano esistere migliaia di Campiti. Ma che se non li armiamo, non fanno niente“.

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Fonte : Fanpage