Il mondo di Dune, la serie di sei romanzi scritti da Frank Herbert a partire dal 1965 che sono diventati un classico della fantascienza (il primo, Dune, ha venduto dodici milioni di copie, un record di vendite nel genere) ha affascinato il cinema di fantascienza, ispirando l’immaginario di George Lucas in Star Wars e spingendo registi visionari a provare a realizzare la sua estetica usando il linguaggio del cinema. A metà degli anni settanta il regista e scrittore cileno Alejandro Jodorovski tenta di realizzare un’opera visionaria (con cui vuole rappresentare le idee delle cultura psichedelica degli anni settanta) e lavora ad un progetto colossale, in cui vuole Mick Jagger, Orson Welles e Salvador Dalì come attori e una colonna sonora dei Pink Floyd, che non porterà mai a termine.
Dune rimane un sogno, considerato un libro impossibile da trasformare in film per la grande quantità di effetti speciali necessari, la complessità della trama e lo stile narrativo di Herbert che usa molti monologhi in prima persona.
Nel 1984 il produttore Dino De Laurentiis decide di affidare il progetto a David Lynch, che prova a condensare in 137 minuti la storia del primo romanzo di Herbert. Il risultato è un colossal che richiede tre anni di lavoro solo per le scenografie, un anno di riprese in studio a Città del Messico e in altri 75 set diversi in cui lavorano 600 persone, e sei mesi di post-produzione per gli effetti speciali. Dune di David Lynch costa 45 milioni di dollari, una delle produzioni di fantascienza più dispendiose nella storia del cinema, ma è un flop commerciale e viene descritto dalla critica come «Un bellissimo disastro».
«Non mi piace parlare di Dune, è il film in cui ho venduto la mia arte» ha detto David Lynch, «Non avrei dovuto accettare, alla fine la colpa è solo mia». Il regista che disconosce il proprio film non è l’unica storia assurda che arriva dal set di Dune, che nel 2021 è stato portato sul grande schermo con risultati straordinari (grazie anche all’uso della tecnologia digitale) dal regista Denis Villeneuve.
All’interno del cast del film di David Lynch compariva anche Sting nel ruolo di Feyd-Rautha, il nipote ed erede del Barone Vladimir Harkonnen (Kenneth McMillan). In una memorabile scena del film, Sting è nudo, tranne che per un sospensorio blu.
Nella nuova versione di Dune (Parte Due) diretta da Denis Villeneuve, lo stesso ruolo è interpretato dal giovane Austin Butler (Elvis, C’era Una Volta… a Hollywood), che ha rivelato che Sting gli avrebbe personalmente detto di possedere ancora quel famoso sospensorio. “Come tutti sappiamo Sting ha interpretato la parte nella versione di David Lynch” ha detto Butler durante il The Tonight Show Starring Jimmy Fallon. “Ci siamo incontrati ieri sera, mi si è avvicinato alla premiere, è stato incredibile, ero davvero stupefatto”.
“È il migliore, troppo fico. Mi si è avvicinato a fine film ed è stato gentilissimo e gioviale” ha aggiunto Austin Butler, “Gli ho chiesto del film, e lui mi ha detto che ha ancora il sospensorio originale. Mi ha anche detto che lo farà lavare e me lo lascerà indossare, se voglio”.
In Dune Parte Due Butler è nel cast della pellicola diretta da Denis Villeneuve assieme a Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Florence Pugh, Stellan Skarsgård e Dave Bautista.
In un’intervista di qualche anno fa l’attore Patrick Stewart, interprete del film insieme a Kyle MacLachlan, Max Von Sydow e Sting, ha confessato che quando ha incontrato il rocker inglese sul set per la prima volta non aveva idea di chi fosse il cantante dei Police: «La musica non aveva mai avuto un ruolo importante nella mia vita» ha detto l’attore che dopo una lunga carriera in teatro è diventato celebre sul grande e piccolo schermo per aver interpretato il capitano Jean-Luc Picard nella saga di Star Trek e il Professor X in quella di X-Men.
“Un giorno eravamo seduti a fianco e nel tentativo di fare conversazione gli ho chiesto: quindi sei un musicista? Cosa suoni?” ha raccontato Patrick Stewart, “Lui mi ha risposto: il basso. E io: mi sono sempre chiesto come si fa ad andare in giro portandosi dietro quello strumento così grande. Sting molto gentilmente mi ha detto: non il contrabbasso, il basso».
Sir Patrick Stewart ha raccontato divertito che il resto della conversazione è stato ancora più surreale: «Ho cercato di recuperare chiedendogli: come si chiama la tua band? Mi ha risposto: The Police. E io: ah, suoni nella banda della polizia?».
Forse non è un caso che anche Sting abbia preso le distanze da Dune nel corso degli anni: «Ho accettato di recitare in quel film solo per David Lynch. Non c’è altra ragione».
Fonte : Virgin Radio