Venerdì 1° marzo, in Corte d’Appello a Brescia, è fissata l’udienza per decidere della richiesta di revisione del processo per la strage di Erba. Olindo Romano e Rosa Bazzi saranno di nuovo insieme in un’aula di tribunale. L’intervista al sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Milano Cuno Tarfusser, che ha avviato l’iter per riportare in tribunale i coniugi.
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In programma l’1 marzo l’udienza per decidere della richiesta di revisione del processo per la strage di Erba che vide condannati all’ergastolo Rosa Bazzi e Olindo Romano, ritenuti responsabili della morte di Raffaella Castagna, del figlioletto Youssed Marzouk, di Paola Galli (madre di Raffaella Castagna) e di Valeria Cherubini, vicina di casa che era scesa verso l’appartamento di Raffaella attirata dal fumo dell’incendio.
L’iter giudiziario della revisione è stato avviato dal sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Milano Cuno Jakob Tarfusser che all’inizio dell’autunno 2022, come racconta a Fanpage.it, ha iniziato a interessarsi alla strage di Erba, portando avanti il lavoro che ha poi depositato nel marzo 2023. Proprio la gestazione del lavoro è costata a Tarfusser “una censura” da parte del Consiglio superiore della magistratura, perché sarebbe dovuto essere il procuratore generale, la pg Francesca Nanni, titolare dell’ufficio di Milano, a gestire gli atti. “Non ho fatto null’altro che il mio mestiere di magistrato”, ha commentato Tarfusser.
Cuno Tarfusser
“Più leggevo gli atti e ascoltavo gli interrogatori, più dubitavo della colpevolezza dei due condannati, poi leggendo consulenze tecniche nuove fatte negli anni successivi con metodologie nuove ho iniziato ad abbozzare quella che è stata la richiesta di revisione, mi sono concentrato su quello che dicono le sentenze” ci spiega Tarfusser, nel suo ufficio di Milano.
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“Le sentenze condannano Rosa Bazzi e Olindo Romano su tre prove: il riconoscimento del superstite Frigerio [il marito di Valeria Cherubini, si è salvato per una malformazione alla gola, poi morto nel 2014], la macchia di sangue trovata sul battitacco della macchina di Romano e le confessioni. Sostengo che queste tre prove non sono genuine, ora tocca alla corte d’Appello di Brescia”.
“Le confessioni che si vedono in rete non sono le confessioni su cui si fondano le condanne, quei video sono delle dichiarazioni rese davanti alle telecamere di un consulente di parte. Rosa Bazzi e Olindo Romano vengono fermati e interrogati l’8 gennaio, poi reinterrogati due giorni dopo, l’8 si dichiarano innocenti, due giorni dopo ognuno confessa cercando di scagionare l’altro. Tra l’8 e il 10 gennaio succedono delle cose poche chiare, ci sono state delle influenze sui due approfittando delle loro capacità”, spiega Tarfusser.
Anche la testimonianza di Mario Frigerio è finita sotto la lente di Tarfusser: “Nel primo esame è pacifico che Frigerio non riconosce Olindo”, testimonianza che, alla luce delle nuove tecniche forensi, sarebbe stata condizionata.
Il primo marzo, 17 anni dopo la strage di Erba (11 dicembre 2006), si tornerà in aula a Brescia.
Tarfusser non ci sarà. Gli chiediamo se ha paura che il procedimento confermi l’ergastolo ai coniugi di Erba: “Ho fatto il mio dovere, in maniera seria e distaccata, come il magistrato deve fare, se trovo degli elementi che scagionano l’imputato, ho l’obbligo di portarli davanti al giudice“.
Fonte : Fanpage