A Gaza 30mila morti: ipotesi cessate il fuoco prima del 10 marzo

Oltre 30.000 palestinesi sono stati uccisi a Gaza dall’inizio dell’intervento militare di Israele, secondo il bilancio aggiornata dal ministero della sanità locale, che fa capo ad Hamas. Nella nota con il nuovo bilancio si precisa che almeno 79 persone sono morte nelle ultime 24 ore.

Un cessate il fuoco sembra possibile, le trattative proseguono con maggiore convinzione da quando i mediatori statunitensi, egiziani e del Qatar si sono incontrati a Parigi lo scorso fine settimana. La stampa israeliana continua a parlare di un accordo imminente per mettere in pausa i combattimenti.

“Progressi significativi”

“Progressi significativi” in vista di un accordo sul rilascio degli ostaggi israeliani e un cessate il fuoco nella Striscia  durante colloqui a Parigi tra rappresentanti dei governi di Tel Aviv, degli Stati Uniti, dell’Egitto e del Qatar:
lo hanno riferito “fonti informate” citate oggi dall’autorevole quotidiano progressista israeliano Haaretz. In base a tale versione, al termine della trattativa i mediatori potranno presentare ad Hamas una proposta di intesa. Un diplomatico sentito sempre da Haaretz avrebbe poi detto che “tutte le parti stanno mostrando flessibilità e un accordo può essere raggiunto prima del Ramadan”, mese sacro dell’islam, al via quest’anno il 10 marzo.

Non è stato reso pubblico alcun documento che delinei ufficialmente le ultime proposte, ma quando Joe Biden ha affermato che un accordo potrebbe essere concluso entro lunedì, le speculazioni non hanno fatto altro che aumentare. L’ipotesi più realistica, a oggi, è un cessate il fuoco di sei settimane, durante le quali verranno gradualmente rilasciati 40 ostaggi israeliani. Le donne civili e i soldati per primi. In cambio, circa 400 prigionieri palestinesi, alcuni in carcere per gravi reati terroristici, verrebbero rilasciati dalle carceri israeliane.

I soldati israeliani potrebbero allontanarsi da alcune delle aree più popolate di Gaza, e alcuni degli 1,8 milioni di palestinesi sfollati a causa dei combattimenti a partire da ottobre potrebbero tornare alle loro case nel nord. Anche se è notizia delle ultime ore che nel nord della Striscia i combattimenti continuano, per ora. Le forze della 162a Brigata che operano nel quartiere di Zeitoun, nel nord della Striscia di Gaza, si sono scontrate ed hanno eliminato individui che avevano aperto il fuoco contro di loro. Lo ha riferito l’Idf, precisando che le truppe della 401a Brigata hanno eliminato due presunte cellule terroristiche. I soldati hanno anche individuato e distrutto dei tunnel.

Non c’è ancora alcun accordo

Ma con i colloqui ancora in corso in Qatar questa settimana, dove mediatori egiziani e qatarioti fanno la spola tra i delegati israeliani e quelli di Hamas, è chiaro che “la maggior parte delle questioni sono ancora in sospeso”, commenta Paul Adams, corrispondente della Bbc da Gerusalemme. Non ci sarebbe accordo definitivo sul numero di prigionieri palestinesi da rilasciare per ciascun ostaggio israeliano. Né c’è un accordo sulla redistribuzione dei soldati israeliani (non c’è alcuna ipotesi di “ritiro” da Gaza sul tavolo) o sul ritorno dei palestinesi alle loro case.

La sensazione di un ex capo divisione del Mossad, contattato sempre dal servizio pubblico inglese, una figura con esperienza in precedenti negoziati, è che i negoziati non si interromperanno, stavolta. Non si sa però cosa pensi dell’eventuale accordo il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar. L’ultima volta è stato filmato in un tunnel sotterraneo, da qualche parte sotto Khan Yunis o Rafah. La sua autorità sarebbe stata gravemente erosa da cinque mesi e mezzo di devastanti bombardamenti e dalla morte di decine di migliaia di suoi concittadini.

Fonte : Today