La tv fa 70, omaggio alla tv geniale di Renzo Arbore: “Il primo talk show l’ho fatto io”

La tv fa 70 dopo un ampio spazio ai ricordi di Pippo Baudo, congedato con una standing ovation del pubblico dell’Auditorium del Foro Italico incitato da Massimo Giletti che dice:“Tutti noi gli dobbiamo qualcosa, tutto l’auditorium in piedi per Pippo Baudo”, passa all’omaggio a un altro padre nobile della tv italiana, Renzo Arbore, anche lui non presente in studio ma in collegamento da casa. Il programma naufragato fino a quel momento nella palude della noia, riprende un po’ ritmo ripercorrendo alcune delle trasmissioni più innovative e ancora oggi cult che la tv italiana abbia mai prodotto.

 Lo spazio inizia con la fiera rivendicazione di Arbore che afferma che uno dei suoi programmi,  Speciale per Voi, è stato il primo vero talk show italiano:“Non c’era Costanzo, non c’era Vespa, il primo talk show l’ho fatto io nel 1969-70”, dice l’ospite di Giletti parlando di quel programma in cui i giovani di quegli anni di rivolta venivano lasciati parlare a ruota libera con i cantanti ospitati, “Non era rischioso?” chiede Massimo Giletti, e lo showman risponde: “Era rischioso sì, tanto è vero che dopo due anni mi hanno tolto il programma per darlo a un altro che l’ha fatto fallire”.  Altri guai li ebbe in un’occasione successiva“Nell’ultima puntata di Canzonissima andammo con Scarpantibus e Boncompagni e facemmo un numero con la carta igienica e altre cose buttate nello studio e per 5 anni non abbiamo fatto più tv”, poi  Arbore ricorda “L’altra domenica” “Andai da Fichera e dissi: vorrei fare un telegiornalone dello spettacolo dove io sono a Roma e poi c’era i corrispondenti”partono i filmati di repertorio e poi arrivano a cantare in studio Vengo dopo il tg, sigla di chiusura di Quelli della Notte tre ‘reduci’ della Banda Arbore: Marisa Laurito, Nina Sodano e Andy Luotto.

“Quelli della notte” racconta Arbore, “Fu un grandissimo successo: il pubblico era impazzito, ci aspettava fuori dagli studi. Quando ebbi l’idea andai da Minoli e dissi “Io vorrei fare un programma tardi”, e pensai di chiamarlo “Quelli della notte, un programma che aveva al centro la chiacchiera inutile e che fu il simbolo del reflusso, della spensieratezza, del cazzeggio con tutte le discussioni disutili e le canzonette”. A cantare Ma la notte no arrivano in studio Colapesce Dimartino.

Fonte : Today