Da quando è arrivato il mercato libero, offerte e operatori si sono moltiplicati e con loro le chiamate aggressive dei call center. Con la scusa del risparmio sulle bollette di gas e luce, i telefoni degli utenti sono bersagliati dai fornitori di energia, o da aziende che lavorano per conto loro. Spesso i metodi non sono leciti e nascondono truffe sgradevoli che possono far perdere tempo e soldi. Per questo è utile sapere cosa fare in queste situazioni e come difendersi: anche perché i sintomi di una truffa sono evidenti.
Le truffe telefoniche più frequenti: 5 esempi
La fine del mercato tutelato e le nuove regole di quello libero ha creato un ambiente favorevole per nuovi raggiri, ma con vecchi sistemi. Il mezzo principale è sempre il telefono, le modalità sono le classiche: sfruttare le vulnerabilità degli utenti, magari creando dei problemi – finti – per poi fornire la soluzione. Le tecniche sono ricorrenti e di seguito degli esempi di truffe telefoniche sulle bollette di luce e gas:
- Resterete al buio e al freddo: al telefono vi dicono che se non passate al mercato libero resterete senza luce e gas. È falso. Se non si cambia fornitore si finisce nel Servizio a tutele graduali di Arera o con l’offerta placet per il gas. In ogni caso, qualsiasi passaggio di fornitore non può causare interruzioni nel servizio. E la scelta deve essere sempre del consumatore;
- Mai dire di “Sì” al telefono: bisogna fare attenzione a cosa si dice al telefono perché i malintenzionati potrebbero usare le vostre espressioni affermative registrando la telefonata e facendo risultare che avete accettato un contratto. La differenza la fa la chiarezza: bisogna pretenderla, è un diritto del consumatore;
- Attenzione ai prezzi troppo convenienti: le bollette di luce e gas si compongono di varie voci ma la concorrenza nel mercato libero si basa su due componenti che dovrete guardare per capire cosa è conveniente e cosa no: le spese per la materia energia e la quota di commercializzazione fissa. Se vi mostrano un solo prezzo è un inganno;
- “Con noi non pagate gli oneri di distribuzione”: se qualche azienda vi chiama e si presenta come “distributore” facendovi notare che con loro non pagherete gli oneri di distribuzione vi stanno ingannando. È impossibile non pagare questa voce presente in tutte le bollette.
- “Siamo Arera/lavoriamo per conto di Arera”: succede arrivino chiamate di chi si spaccia per enti, come Arera che è l’autorità di regolamentazione del mercato dell’energia, uffici pubblici o associazioni di consumatori, persino. Queste realtà non possono contattare gli utenti e proporgli delle offerte: se succede stanno provando a truffarvi.
La truffa di chi si presenta come “Ufficio del libero mercato”
Presentarsi al telefono come un ufficio pubblico può far abbassare le difese nell’interlocutore, inducendolo allo sbaglio. Sono frequenti i casi di chiamate da parte di operatori di call center che si spacciano come “Ufficio del libero mercato”, sfruttando le novità del mercato libero e instillando il dubbio nel consumatore. Le proposte sono allettanti: in quanto “Ufficio”, si presentano come enti che hanno padronanza del mercato e ne conoscono i prezzi migliori, proponendoli all’interessato.
Ma non esiste alcun “ufficio del libero mercato” e in generale, come detto, le autorità pubbliche non contattano gli utenti per far firmare contratti e proporre offerte. È solo un tentativo di legittimare una truffa. La soluzione? Chiedere di visionare l’offerta e pretendere di ricevere tutte le informazioni di cui si ha bisogno. E per avere una panoramica su cosa offrono i gestori in base a ciò che si cerca c’è sempre il portale delle offerte Arera.
Come difendersi dalle truffe sulle bollette di gas e luce nel mercato libero
Per evitare truffe che possono causare problemi sgradevoli, forniture indesiderate e costi in più sarebbe bene seguire delle accortezze in caso di chiamata da parte di un call center. Prima regola, chiedere all’interlocutore di identificarsi con chiarezza e se si presentano come un ufficio pubblico sapete già cosa fare: riagganciate.
Chi si presenta al telefono come “la vostra compagnia”, magari chiedendovi informazioni personali o il codice Pod o Pdr delle vostre utenze sta chiaramente tentando di raggiravi: se fosse stati davvero vostri fornitori avrebbero già questi dati, non dovrebbero certo richiederli a voi. Di conseguenza, se vi chiedono documenti non dateli mai e chiudete la chiamata.
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Infine, attenzione anche a casa: non aprite la porta agli sconosciuti. Non verrà mai alcun dipendente del vostro gestore di energia a chiedervi di poter visionare una bolletta a casa. Le aziende, quelle vere, che gestiscono le forniture di gas e luce non hanno bisogno di andare a bussare alla porta dei clienti per avere i loro dati. Non c’è bisogno di aprire la porta.
Per segnalare comportamenti scorretti, truffe o attivazioni di contratti non richieste è sempre possibile contattare l’Antitrust (Agcom): al sito ufficiale, tramite pec all’indirizzo protocollo.agcm@ pec.agcm.it oppure tramite raccomandata a: Autorità garante della concorrenza e del mercato, piazza Giuseppe Verdi 6/A – 00198 Roma. C’è anche l’alternativa del telefono, chiamando Agcom al numero verde 800.185060, se si chiama da numero fisso, o il numero 081.750750, se si chiama da cellulare e dall’estero.
Come eliminare (o ridurre) le chiamate dei call center
Di norma i call center non lavorano in maniera illegale, è bene sottolinearlo. Ma rientra tra i diritti dei consumatori non voler più ricevere chiamate: lo strumento è il Registro pubblico delle opposizioni. Sul sito potrete iscrivere il vostro numero di cellulare per evitare di venire chiamati dai call center, oppure via email scaricando l’apposito form o per telefono, chiamando il numero verde 800 957 766 per le utenze fisse lo 06 42986411 per i cellulari.
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Un altro rimedio che blocca – o riduce – le chiamate indesiderate è il filtro antispam del proprio smartphone. In alcuni modelli è giù installato ma in altri potrebbe essere necessario installare un’app, ne troverete di diverse. In generale, per ridurre la possibilità di diffondere i propri dati personali e diventare “bersagli” per i malintenzionati sarebbe meglio limitarsi a firmare solo i consensi “obbligatori” delle privacy necessari all’erogazione del servizio, evitando le voci a “fini commerciali” o “cessione di dati a terzi”. Lo stesso vale per i cookie sui siti web: è preferibile accettare quelli “essenziali” e rifiutare quelli opzionali, che possono passare i propri dati alle società di marketing per fini commerciali.
Fonte : Today