Il tema al centro della visita del ministro iraniano degli Esteri Hossein Amir Abdollahian che si è recato in Sri Lanka dal 19 al 21 febbraio. Una missione che anticipa il viaggio previsto entro fine anno del presidente Ebrahim Raisi. Fra gli altri temi di discussione le nanotecnologie, biotecnologie e prodotti farmaceutici. Il baratto: tè in cambio di greggio.
Colombo (AsiaNews) – Incuranti delle pesanti sanzioni statunitensi, nell’ultimo periodo Colombo e Teheran stanno esplorando la possibilità – e i modi – per espandere il commercio di petrolio fra i due Paesi. Un compito non facile, alla luce delle “sanzioni più dure di sempre” decise dall’ex presidente Usa Donald Trump e mantenute sostanzialmente invariate, se non accresciute, dall’attuale inquilino della Casa Bianca, il democratico Joe Biden ormai anch’egli a fine mandato. Al centro della controversia il programma nucleare degli ayatollah, prima interrotto in seguito all’accordo con Washington (il Jcpoa) del 2015, sconfessato tre anni più tardi dal tycoon repubblicano.
Analisti ed esperti riferiscono che questi, come altri temi legati ai rapporti bilaterali, sono stati al centro della visita dal 19 al 21 marzo in Sri Lanka del ministro iraniano degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, a conferma di un “rafforzamento” delle relazioni diplomatiche fra le parti. Oltre alle modalità per superare le restrizioni imposte dalle sanzioni e imprimere nuovo slancio ai commerci, sia di prodotti petroliferi che di altri beni di consumo.
Attualmente, lo Sri Lanka sta pagando 250 milioni di dollari dovuti per le importazioni di greggio attraverso un accordo ribattezzato “il tè per il petrolio”. Finora Colombo ha esportato nella Repubblica islamica la bevanda per un valore complessivo di 20 milioni di dollari, inserendolo nell’ambito di un accordo commerciale improntato sul baratto. Intanto la visita del ministro iraniano degli Esteri rappresenta una sorta di antipasto per il piatto forte, il viaggio ufficiale del presidente Ebrahim Raisi atteso sull’isola entro la fine di quest’anno.
Prima delle sanzioni statunitensi del 2012, lo Sri Lanka dipendeva principalmente dal greggio iraniano per la sua unica raffineria costruita da Teheran nel 1969. Nel 2021 si è registrata la chiusura temporanea dell’impianto, legata al fatto che non vi erano più risorse sufficienti per l’acquisto del greggio. Tornando alla visita del capo della diplomazia iraniana, alte fonti del governo di Colombo riferiscono di discussioni fra le parti finalizzate all’espansione dei commerci di petrolio.
Durante i colloqui è emerso che, al momento, parte delle transazioni petrolifere avvengono tramite terzi. Le due parti hanno quindi deciso di esplorare la possibilità di espanderle ulteriormente e in maniera diretta, nonostante le sanzioni statunitensi. In questa prospettiva si inserisce anche la decisione lo scorso anno di barattare il tè per ripianare i 250 milioni di dollari che il Paese deve alla Repubblica islamica per il greggio acquistato in passato.
Shirantha Gamage e Ramesh Caldera, esperti di questioni energetiche, riferiscono ad AsiaNews che “secondo i dati delle società che tracciano i flussi di petrolio, le esportazioni di greggio dell’Iran sono aumentate negli ultimi mesi grazie all’incremento delle spedizioni verso Paesi come la Cina”. Società di analisi come Vortexa, TankerTrackers e Kpler stimano un aumento delle esportazioni di greggio e condensato degli ayatollah negli ultimi tre mesi, con una media di circa un milione di barili al giorno, anche se i numeri sono molto inferiori agli oltre 2,5 milioni di barili al giorno che la nazione del Golfo Persico esportava all’inizio del 2018. Tuttavia, sono di molto superiori al crollo registrato “nel 2020 quando il dato si era attestato a meno di 500mila barili al giorno”.
“Noi ipotizziamo che Washington non applichi le restrizioni in modo rigoroso, per tenere sotto controllo i prezzi globali del greggio. A volte, gli americani – spiegano Shirantha e Ramesh – sembrerebbero chiudere un occhio perché sono felici di avere più barili sul mercato per sostituire il petrolio russo”. Per i politologi Randesh Sirimanne e Nadeesha Tennakoon “il ministro iraniano degli Esteri, durante l’incontro col primo ministro Dinesh Gunawardena, ha espresso la volontà” di Teheran di “cooperare con lo Sri Lanka in progetti futuri che utilizzino l’esperienza iraniana nei settori dell’energia, delle nanotecnologie, delle biotecnologie, dell’acqua, dell’agricoltura e dei prodotti farmaceutici”. E la Repubblica islamica, aggiungono, “ha anche accettato di fornire un’altra sovvenzione di 31 milioni di euro per il progetto di elettrificazione rurale”.
Alti funzionari del ministero degli Esteri di Colombo hanno rivelato che “esiste un immenso potenziale per ulteriori collaborazioni in diversi settori”. Durante i colloqui sono state affrontate anche aree chiave di interesse reciproco, tra cui la corporazione politica, economica e culturale, che “riflette relazioni bilaterali molto solide”. L’Iran ha fornito assistenza alla nazione insulare per il progetto idroelettrico Uma Oya, che aggiungerà altri 120 megawatt di potenza alla rete elettrica su scala nazionale. Il progetto, oltre a generare elettricità, fornisce anche 145 milioni di metri cubi di acqua per irrigare 50mila acri di terreno altrimenti arido.
(Foto tratta dal ministero degli Affari esteri dello Sri Lanka)
Fonte : Asia