La soglia per l’uso di armi nucleari tattiche da parte dell’esercito del presidente Vladimir Putin è più bassa di quanto la Russia abbia mai ammesso pubblicamente. Secondo dei documenti militari russi trapelati e visionati dal Financial Times le forze armate di Mosca non escludono l’utilizzo di armi nucleari tattiche nelle prime fasi di un ipotetico conflitto con una grande potenza mondiale. I file includono anche scenari di addestramento per contrastare un eventuale invasione da parte della Cina.
Il dossier comprende 29 documenti militari segreti, redatti tra il 2008 e il 2014, che illustrano non solo scenari di guerra simulati, ma anche presentazioni dettagliate per gli ufficiali della marina riguardanti l’utilizzo di armi nucleari in varie situazioni. Nonostante la datazione dei documenti, gli esperti ritengono che siano ancora rilevanti e rispecchino l’attuale strategia militare della Russia, soprattutto alla luce degli eventi in Ucraina degli ultimi due anni.
La dottrina militare di Mosca
L’anno scorso Putin aveva detto che la dottrina nucleare russa prevedeva due possibili soglie per l’uso di armi nucleari tattiche: la rappresaglia contro un primo attacco nucleare di un nemico, oppure il caso in cui “l’esistenza stessa della Russia fosse stata minacciata, anche solo attraverso armi convenzionali“. Tuttavia, i criteri che potrebbero innescare una risposta nucleare trapelati da questi documenti sarebbe molto inferiori. E vanno dall’intrusione nel territorio russo a danni specifici, come la distruzione del 20% della flotta sottomarina strategica russa, del 30% dei suoi sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, tre o più incrociatori, tre aeroporti o un colpo simultaneo sui centri di comando costieri principali e di riserva.
Le armi nucleari tattiche russe sono progettate per essere utilizzate in modo mirato sul campo di battaglia in Europa e in Asia, e possono essere trasportate tramite missili terrestri, marittimi o aerei. Nonostante siano considerate “tattiche”, queste armi possono comunque generare una quantità di energia devastante, superiore persino alle bombe atomiche sganciate su Nagasaki e Hiroshima nel 1945.
La difesa con la Cina
Nonostante i trattati di pace e gli accordi economici con la Cina, specialmente dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, la Russia ha continuato a potenziare le sue difese orientali. William Alberque, direttore della strategia, della tecnologia e del controllo degli armamenti presso l’Istituto internazionale per gli studi strategici ed ex analista della Nato, ha detto al Financial Times che: “La Russia sta potenziando e mettendo in esercizio i suoi missili nucleari nell’Estremo Oriente, vicino al confine con la Cina. Molti di questi sistemi sono progettati esclusivamente per potenziali attacchi verso la Cina”.
Tra giugno e novembre dello scorso anno, infatti, sono state segnalate esercitazioni russe con l’utilizzo di missili Iskander dotati di capacità nucleare in due regioni confinanti con la Cina. In particolare, secondo l’esperto, la Russia sarebbe preoccupata che la Cina possa cercare di approfittare del fatto che Mosca sia distratta in Occidente “per spingere i russi fuori dall’Asia centrale“.
Fonte : Wired