Vaccini e terapie a mRna, le strategie per renderli più sicuri

Renderli più sicuri dal principio. Non solamente i vaccini ma anche le terapie a a mRna. L’interesse per questa tecnologia, infatti, è cresciuta dopo lo sviluppo delle vaccinazioni anti-Covid, ma prima di mettere in campo nuove terapie, che servano per trattare infezioni, tumori o malattie rare, è necessario valutarne la tossicità e la sicurezza. È questo lo scopo dei ricercatori della Northeastern University che, in una nuova review pubblicata su Nature Reviews Drug Discovery, pongono nuovi spunti di riflessione e delineano diverse strategie per verificare la sicurezza a livello pre-clinico, aggirando al tempo stesso le problematiche legate ai test sugli animali.

La tecnologia a mRna

Ciò che rende interessante l’mRna è il modo in cui istruisce le cellule dell’organismo a creare proteine coinvolte nel trattamento delle malattie e nella prevenzione delle infezioni. Sappiamo, infatti, che nel caso dei vaccini contro il coronavirus, invece di iniettare nel corpo un virus indebolito o morto, l’mRna fa sì che il corpo produca un pezzo del virus per creare una risposta immunitaria. Il tempo di produzione, inoltre, è solo una piccola frazione di quello necessario allo sviluppo di un vaccino tradizionale.

Nuove terapie a mRna

“Siamo a un punto molto interessante nel campo dell’mRna, e ci chiediamo cos’altro si può fare con questa tecnologia”, ha commentato Mansoor Amiji. “Possiamo sviluppare terapie migliori?”. Il primo passo è quello di riuscire a perfezionare modelli di test per i nuovi trattamenti. “Stiamo pensando a come rendere questi prodotti più sicuri e identificare quali tipi di segnali d’allarme dovremmo evitare nello sviluppo della tecnologia dell’mRNA e nell’uso di nanoparticelle lipidiche che trasportano l’mRna”, commenta l’esperto. Il modello per la sintesi proteica dell’mRna, infatti, può portare alla perdita di alcune funzioni proteiche, nota come tossicità dell’rna. Anche l’involucro delle nanoparticelle lipidiche che trasportano l’mRna alle cellule, aggiunge Amiji, è in grado di indurre tossicità.

Alcuni pazienti corrono un rischio maggiore

I rischi di tossicità dipendono in parte anche dalla salute del paziente e dalla frequenza con cui viene somministrato il trattamento con mRna. Una persona in buona salute che viene vaccinata una o due volte l’anno corre un rischio inferiore di effetti collaterali rispetto a una persona immunocompromessa o a cui viene somministrata la dose ripetutamente, anche per tutta la vita. “Una persona che soffre di una malattia cronica potrebbe ricevere cure ogni giorno”, ha spiegato l’autore. “È necessario porre alcune domande critiche sulla sicurezza. Questo prodotto sarà sicuro con un dosaggio ripetuto? E come possiamo essere sicuri di ottenere il beneficio desiderato?”.

Errori nella sperimentazione animale

Le fasi finali dei test pre-clinici sulla sicurezza spesso includono l’utilizzo di modelli murini e primati non umani. Ci sono, tuttavia, delle carenze in questo approccio, come è stato visto negli studi sui vaccini anti-Covid, quando i vaccini che erano molto sicuri nella prima fase della sperimentazione hanno mostrato tossicità se somministrati a una popolazione più ampia. Inoltre, “se si testa qualcosa e il margine di sicurezza è elevato nei topi, ciò non si traduce in ciò che accade negli esseri umani finché non si passa agli studi sui primati non umani, che sono molto costosi da condurre nelle prime fasi del ciclo di sviluppo del farmaco”, ha precisato Amiji.

Nuove strategie

Il nuovo studio, quindi, propone diversi approcci alternativi che gli autori hanno chiamato “early corrective engineering” (traducibile come ingegneria correttiva precoce) e che potrebbero escludere la sperimentazione animale. Tra questi, per esempio, c’è la coltivazione di tessuti di organi tridimensionali su chip microfluidici con cellule e tessuti umani. Canali microscopici, spiegano gli autori, consentirebbero ai fluidi di permeare gli strati cellulari e consentire l’osservazione degli effetti del trattamento con mRna su queste cellule e tessuti. “C’è molto entusiasmo per la tecnologia dell’mRna”, ha concluso Amiji. “C’è chi dice: ‘Possiamo fornire l’mRna in questo o in quel posto e in questo sistema o in un altro sistema. Ma bisogna parlare di più di tossicologia e di alcuni dei problemi che potrebbero verificarsi”.

Fonte : Wired