Mary Poppins, perché i minori non potranno più vedere il film da soli

Uno dei più classici film per l’infanzia, Mary Poppins, non è più così tanto per l’infanzia. La svolta clamorosa viene in Gran Bretagna, dove il British Board of Film Classification (BBFC), l’ente pubblico preposto a classificare i titoli audiovisivi secondo le regole della censura, ha deciso di rivedere la categoria in cui il film Disney del 1964 è catalogato. Finora, infatti, il capolavoro con Julie Andrews è sempre rientrato nella fascia U, che sta per universal, quindi un film adatto a tutti (il nostro classico bollino verde, per così dire); ora, invece, è passato al “bollino giallo” di PG, parental guidance, ovvero è ora un titolo che i minori devono vedere accompagnati dagli adulti. Nulla è cambiato nelle scene stesse del film, quella che si è modificata nel tempo è la sensibilità a un certo tipo di linguaggio discriminatorio utilizzato nei dialoghi.

I termini considerati offensivi

Tratto dalla serie di libri della scrittrice anglo-australiana P.L. Travers, Mary Poppins è ambientato nella Londra del 1910, dove una tata dai poteri magici (Andrews) inizia a occuparsi di un trio di vivaci bambini, coadiuvata da uno spazzacamino canterino interpretato da Dick Van Dyke. Proprio in riferimento agli spazzacamini, per indicare il loro viso sempre ricoperto da fuliggine nera, un altro personaggio, il vecchio e rintronato ammiraglio Boom (Reginald Owen), usa per ben due volte il termine “hottentots”. La parola, al giorno d’oggi considerata arcaica e offensiva, era utilizzata fin dal Seicento prima dagli olandesi e poi dagli inglesi che avevano colonizzato il Sudafrica, proprio in riferimento ad alcune popolazioni locali, e in particolare ai pastori nomadi conosciuti oggi più propriamente come Khoekhoe. Il vocabolo, dall’etimologia incerta, forse faceva riferimento alla parlata di questi popoli, considerata balbuziente o comunque incomprensibilmente ripetitiva, e si è poi esteso a indicare in modo generico e paternalista qualsiasi persona nera.

Oggi il termine è definitivamente bandito in Sudafrica e anche le altre culture di lingua inglese stanno prendendo le distanze sempre di più. La riclassificazione di Mary Poppins desta comunque scalpore, sebbene lo stesso BBFC dice che quello di visione accompagnata è un consiglio, che i genitori possono applicare a loro discrezione, consci però dell’eventualità che i più piccoli possano apprendere la parola e ripeterla senza conoscerne il vero significato. Non è la prima volta che questo tipo di attenzione viene rivolto ai film per l’infanzia: già al suo debutto, la piattaforma streaming Disney+ aveva fatto discutere per la scelta di inserire alcuni avvisi di cautela prima di alcuni suoi titoli che contengono rappresentazioni razziali stereotipate. Più di recente, sempre nel Regno Unito ha scatenato polemiche la decisione della casa editrice Puffin Books di espungere nel 2023 alcune parole ritenute offensive dai libri di Roald Dahl.

Fonte : Wired