5G, l’idea italiana che ha cambiato le reti

Un camion si ferma, una semplice antenna sul tetto e si “accende” una rete 5G ad altissima velocità che riporta la connessione a un campo di persone sfollate in una zona terremotata. Oppure, l’intera infrastruttura di comunicazione interna di un aeroporto non usa più le classiche radio walkie-talkie ma i telefoni cellulari autenticati in maniera sicura su una rete privata. Ancora, una rete cellulare 4G che connette tutte le sottostazioni di misura di una smart grid con latenze inferiori a quelle della migliore implementazione tradizionale del 5G. Sono solo alcune delle possibilità dei “private network“, le reti di telefonia mobile privata, inventate da due italiani e diventate uno strumento irrinunciabile per il futuro della rete in mobilità.

Un caso di scuola

Il mercato delle connessioni edge-to-cloud, strategico per la digitalizzazione e la trasformazione delle imprese, secondo le stime degli analisti nel 2027 varrà 7,7 miliardi di dollari. Un’azienda di eccellenza italiana, Athonet, specializzata in reti cellulari 5G private e oggi diventata parte del colosso americano Hpe, per consentire all’azienda californiana di offrire servizi software alle aziende di connettività wireless e cellulare e con essi anche servizi di intelligenza artificiale, è al centro di questa rivoluzione senza fili. Il paradosso è che all’inizio i due fondatori, Karim El Malki e Gianluca Verin, non riuscivano a spiegare di cosa si occupasse l’azienda.

L’idea di reti private di telefonia mobile sta finalmente acquistando concretezza, anche se siamo ancora agli inizi. Ma l’idea che ha consentito di realizzarle è basata su un’analisi strategica estremamente originale e puntuale della tecnologia alla base delle reti cellulari e una scommessa sul futuro dei due fondatori che si è rivelata vincente. Perché, dopotutto, il miglior modo per prevedere il futuro è costruirlo.

Gli standard delle reti

Cominciamo quindi con la scommessa: gli standard aperti, come quello di internet, vincono. Scontato ma solo fino a un certo punto, soprattutto nel settore della telefonia mobile che è costruito solo in parte su standard aperti. Anzi, quando Athonet è nata, l’idea che questo potesse essere il “finale” era tutt’altro che scontato.

Secondo noi – dice Verin – il problema si poneva in questo modo: la creazione di nuove reti mobili a larga banda era una necessità impellente e si poteva creare imponendo standard proprietari come il vecchio Tetra quello delle radioline walkie-talkie o utilizzando quelli aperti di Internet e delle nuove reti 4G e ora 5G. Abbiamo scommesso sugli standard aperti su ecosistemi in continua crescita con la tecnologia degli operatori mobili che mettevano assieme quei meravigliosi pezzi di tecnologia che ognuno ha in tasca, gli smartphone connessi a internet e tutte quelle nuove applicazioni che arrivano ogni giorno sul mercato. È solo così che nasce per davvero l’internet mobile“.

Le tecnologie

Una rete di telefonia mobile può a grandi linee essere divisa in due parti: le torri con le stazioni radio da una parte (quelle che si vedono sui tetti delle case, per intendersi) e il “core network”, la parte della rete che fa sì che quando un telefono cellulare si connette venga autenticata la tessera Sim, venga assegnato un indirizzo Ip, sia coordinato il passaggio tra le celle.

Fonte : Wired